” IL CASO MANZONI ” DI FABIO MONGARDI – PARALLELO 45
27 Settembre 2016” MALAPARTE-MORTE COME ME ” di MONALDI&SORTI- BALDINI&CASTOLDI
3 Ottobre 2016Un romanzo che parte da una singolare constatazione: noi sappiamo chi è lo Rocco Schiavone di oggi,
un poliziotto scorbutico,maleducato, asociale ma che anche ad Aosta è apprezzato(o tollerato….)perché alla fine è un buon poliziotto. Lo <abbiamo seguito in tre indagini da quando è stato sbattuto ad Aosta, ma prima
come era Schiavone, come si comportava quando era a Roma.? E come era quando era viva la moglie Marina?
Ora lei gli appare come un fantasma, , quasi a rammentargli perchè adesso lui è lì e lei è il suo perenne rimorso.
Nel nuovo romanzo siamo a Roma nel luglio del 2007, Marina è ancora viva, ma se ne è andata di casa perché
ha scoperto come Rocco arrotondava le sue entrate. A Schiavone capita un caso, la morte violenta di due bravi
giovani, uccisi senza pietà, e decide che il colpevole deve essere preso a tutti i costi, anche perchè sospetta che
gli omicidi celino qualcosa di grosso. E si avvia con Marina, con cui sembra aver trovato una nuova ragione
di unità verso un appuntamento fatale, appuntamento che tornando ai giorni nostri sembra ripetersi per chiudere la partita definitivamente in quel di Aosta.
Sicuramente 7-7-2007 è tra i romanzi più completi di Antonio Manzini, il romanzo forse meno seriale del ciclo,
nel senso che questa storia si distacca dalle altre, è autonoma nella sua forma, chi dovesse leggere la prima volta Manzini potrebbe prendere il racconto come l’iniziatore di un ciclo.Ma sarebbe un errore forse pensare
questo, noi abbiamo conosciuto un Rocco amaro, triste, sereno solo quando rivive il passato nei suoi immaginari colloqui con la moglie, dialoghi assai dolci, con lei sempre pronta a pacificarlo con se stesso,
a rassenerarlo. Ecco, con 7-7-2007 Manzini ci rende finalmente partecipi della vita romana del vice-questore
e anche di cosa è successo a Marina.
Schiavone all’inizio del romanzo è alla resa dei conti con il questore e il giudice, e proprio da questa sorta di
confessione prende sostanza questo romanzo lungo (ci si avvicina alle 400 pagine)che ci svela lo Schiavone
ante Aosta. Il libro quindi si snoda tra i fatti dell’oggi di Schiavone e i fatti di allora sino a quel fatidico 7 luglio
del 2007, quando Marina lo ha tragicamente lasciato solo. Succederanno tante cose, Manzini ha impiegato
quattro romanzi per raccontarcele, ma ora sembra si sia a una resa dei conti, nel senso che è Marina che dice
a Rocco che la vita deve andare avanti, e lui deve continuare a viverla, gli piaccia o non gli piaccia.
7-7-2007 è un libro di ricordi pur tenendo sempre viva la tensione del thriller con le indagini sulla morte dei due Giovani “bene” finiti nel giro della droga. Ma sostanzialmente questo è un libro incentrato su una ricerca psiccologica volta a farci entrare nel “personaggio” Rocco Schiavone. Lui è in crisi con la moglie, non ha saputo
spiegarle come si procura i soldi o quanto meno le ha fatto capire che non sono soldi puliti.. Lei lo lascia, lui tenterà in tutti i modi di riavvicinarla, come sempre agendo con foga e precipotosità, spesso arrivando a con-
clusioni sbagliate. E qui il personaggio fa un ulteriore salto di qualità, è si un uomo pieno di vizi ma anche
perché ha bisogno di sentirsi amato, considerato, la sua apparente forza esteriore cela un uomo assai fragile.Quest’uomo lo ritroveremo ad Aosta con il suo loden, i suoi mocassini da…neve, i suoi imperdibili
vizi, ma ecco, per i vecchi lettori c’è la “rivisitazione” del personaggio Schiavone, per i nuovi un invito a
leggerlo nella serie già ricordata.
Può meravigliare che Manzini abbia scelto di non narrare in prima persona, ha preferito la formula del
“romanzo nel romanzo”. Un romanzo teso, dove il dolore per le tante morti è vero, reale, ci sono volutamente
tante atrocità, è una storia di “dolori” e quindi niente sconti a nessuno o pietismi inutili.
C’è il bellissimo rapporto ritrovato con la moglie, il loro è un amore superiore a tutto, c’è l’amicizia rimasta
sempre con gli amici d’infanzia nonostante i destini diversi, c’è anche la visione di Roma, vecchia e sublime,
sporca e banditesca.
Chiaro che molto come sempre si gioca su Rocco, sul suo carattere, sul suo rapporto con colleghi e superiori,
ma anche sul fatto che ognuno ha il suo destino e deve continuarlo a viverlo, gli piaccia o meno.
GIUSEPPE PREVITI