“LA TALPA”di THOMAS ALFREDSSON
15 Gennaio 2012“IL CASO MORO”(1986)DI GIUSEPPE FERRARA
30 Gennaio 2012Cast: Gian Maria Volontè, Irene Papas,Gabriele Ferzetti,Salvo Randone,Carla Ferro, Maria Laura Nucci,Mario Scaccia,Leopoldo Trieste.
A ciascuno il suo fu tratto dal regista Elio Petri dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia. In un paese della Sicilia vengono uccisi due uomini: il dottor Manno,farmacista, e il dottor Roscio. La polizia concluderà le indagini dichiarando che Manno fu ucciso per motivi d’onore e che il Roscio fu eliminato perché aveva assistito al delitto.Un professore di liceo,Paolo Laurana, indaga per conto suo e scopre che il personaggio che si voleva colpire era proprio il Roscio e che gli in criminati sono innocenti.Si confida con l’avvocato Rosello,notabile del luogo, cugino della moglie del Roscio, e con Luisa,la vedova del dottore di cui era lui stesso innamorato.
Laurana aiutato dalla donna continua ad investigare e scopre il diario di Roscio nel quale questi aveva annotato che voleva denunciare il Rosello per certe attività illecite.Allora Laurana capisce di aver confidato i suoi sospetti proprio al mandante dell’omicidio senza immaginare che anche Laura era legata all’avvocato e quindi sua complice.Decide di denunciare Rosello ma Laura lo attira in un luogo solitario dove i sicari lo uccidono.Ora tutto è in ordine,e Rosello e Laura potranno sposarsi in gran pompa dinanzi a tutto il paese.
Questo film fu salutato da un gran successo e da una pioggia di premi.Elio Petri e Ugo Pirro furono premiati per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes del 1967 e anche con il Nastro d’argento del 1968.Altri nastri d’argento a Elio Petri per la miglior regia, a Gian Maria Volonté per il miglio attore, a Gabriele Ferzetti quale migliore attore non protagonista.
Quindi un felice connubio tra letteratura e cinema.Partendo dall’opera letteraria questa fu pubblicata nel 1966, potremmo farlo rientrare nella categoria dei gialli enigmatici,sicuramente un libro atipico, che si addentra nei contorti labirinti del genere umano, e quindi non riferibile alla sola realtà siciliana.
Sciascia non va considerato certamente un giallista in senso classico, però è un ottimo costruttore di trame, sempre ambigue,misteriose, che pongono interrogativi che vanno oltre la sol uzione del caso considerato.
Protagonista di tante sue opere è la mafia,una mafia che ha ormai inquinato tutto il Paese, non soltanto la politica e l’economia siciliana.E’ chiaro che Sciascia dal grande scrittore e osservatore che era ci lascia una analisi accurata dell’animo siciliano, dal culto per “la roba”,al mito della donna, tracciando poi un labile confine tra la morte e la vita, però la sua opera vuole avere un respiro più vasto e più universale.
Elio Petri affronta questo testo che,dietro le apparenze di un delitto passionale,cela un crimine mafioso e la mafia “giustizierà”il curioso Laurana che non si era accontentato della verità ufficiale.E’un apologo assai amaro che documenta la diffusione sempre più capillare della mafia. Sciascia e Petri hanno in comune il fil rouge
dell’impegno civile.Leonardo Sciascia nei suoi romanzi vuole evidenziare i grandi temi della sua Sicilia cercando di approfondire il tema dei c.d.”delitti di mafia” nelle varie componenti storiche,psicologiche,economiche. In “Ciascuno il suo” la vicenda prende spunto da una storia realmente accaduta ma in particolare vuole dimostrare l’impossibilità di fare giustizia in un mondo che ha perso ogni innocenza e che non esita a eliminare chi si mette contro.
Petri si ispira a questo racconto ma ne vuole ricavare una storia che non sia tipicamente siciliana ma a respiro nazionale,al di fuori delle suggestioni locali.Ecco in
primo piano un professore di liceo che va in giro carico di libri e di buone intenzioni, velleitario come tutti gli idealisti e quindi destinato a soccombere nello scontro
contro la realtà.Perfetto nella sua interpretazione un persuasivo Volonté,qui al primo ruolo di impegno civile dopo i grandi successi commerciali ottenuti con Sergio Leone.Volontè è assai efficace nel rappresentare la solitudine e l’impotenza dell’intellettuale di sinistra,perso dietro ai suoi libri e alle sue formule,isolato dal contesto sociale in cui vive. Accanto a lui spiccano pure il Ferzetti nei panni dell’ambiguo Rosello,la Irene Papas in un personaggio double-face e il solito Salvo Randone,grande anche nelle brevi apparizioni.
Elio Petri era un regista assai interessante, purtroppo scomparso prematuramente. Lui si è molto interessato a quella Italia del boom economico dove la speculazione e la corruzione l’hanno fatta da padroni.Il cinema in generale negli anni sessanta e settanta si è molto impegnato sul fronte civile e sociale e quindi non poteva mancare l’apporto di un uomo come Petri.
“A ciascuno il suo”di Sciascia parla del mondo politico meridionale, i rapporti tra la chiesa e la dc,l’influenza della mafia,il ruolo degli intellettuali. Petri fu colpito
anche dal fatto che Sciascia non abbraccia il lieto fine.La classe dominante copre ogni malefatta, salendo sempre più di ruolo e di tono e in questo certo Sciascia e Petri furono preveggenti.
Tecnicamente sembra un film girato con una certa fretta, c’è un largo uso dello zoom,ma a Petri non interessava dare immagini particolareggiate della Sicilia, lui
voleva dare un quadro il più vasto possibile della realtà meridionale, considerata nella sua vastità e proprio per questo terra di conquista.
Il film non è centrato sulla mafia,piuttosto evidenzia un clima umano tanto bacato quanto immaturo, anche da un punto di vista sessuale.Basterebbe vedere come il”professorino”viene “giocato”sui sentimenti.Importante è la lezione di Sciascia,resa poi cinematograficamente da Petri,lo scrittore siciliano dice che la mafia è la facile scusa per spiegare tutto, ma quel che “uccide”l’isola, il sud in genere(io salirei geograficamente….)è l’indifferenza, l’acquisizione,l’ignoranza, la tendenza insomma a
“voltarsi dall’altra parte”.
GIUSEPPE PREVITI