” LA COSTOLA DI ADAMO” DI ANTONIO MANZINI- SELLERIO EDITORE
27 Febbraio 2014” LE NOTTI DI VLADIVOSTOK” DI CHRISTIAN GARCIA- 0barra0
3 Marzo 2014Cast:Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Tinberlake, John Goodman, Al Cody, Troy Nelson, Murray Abahams
Il Davis del titolo è uno “sfigato” lo direbbero senz’altro anche i fratelli Coen che con questo loro film misurano il destino di un perdente, ma ponendo
anche altri interrogativi su quale possa essere appunto la vita di una persona votata alla sconfitta. Neppure per colpa sua specifica, ma perché troppi
gli eventi contrari che gli capitano. Intanto mentre sta iniziando la carriera di musicista ecco che il suo compagno d’arte si suicida e lo lascia solo. Poi
un tipo violento, marito di una moglie cantante che Davis ha duramente offeso, lo massacra di botte. E poi naturalmente c’è chi è più bravo di lui.
Insomma vita dura e grama per Llewyn Davis, il protagonista di A proposito di Davis. Un film premiato a Cannes ma non molto considerato nella corsa
agli Oscar.
Lui vorrebbe vivere facendo il cantante folk e non il marinaio come il padre. Noi lo incontriamo mentre si esibisce in un locale del Village riservato
agli esordienti. Qui iniziano gli episodi sfortunati della sua giornata, un tal,e lo riempie di botte, e poi c’é chi nelle esibizioni appare assai più bravo di lui,
forse si è esibito sullo stesso palco Elvis Presley. Insomma una vita sempre più difficile, New York è sepolta dalla neve, lui va a caccia di un letto per la
notte. E anche quando trova sistemazione avrà i suoi guai per un gatto girandolone. Neppure con gli amici il suo rapporto è idilliaco, addirittura di
aperto contrasto con l’amica che oltre tutto forse aspetta un figlio da lui. Né le cose gli vanno meglio dal punto di vista del lavoro, tra un agente che
vorrebbe aiutarlo ma non sa come e un altro che senza peli sulla lingua lo scoraggia.
Joel e Ethan Coen vogliono ricordare una storia, un clima, un momento che oggi pochi probabilmente ricordano, ma che ci riporta alle atmosfere del
Greenwich Village dai piccoli caffè o dai club che ospitavano aspiranti giovani cantanti che hanno animato la scena del revival del folk americano pur
senza magari ottenere un particolare successo.
Se noi guardiamo il manifesto di A proposito di Davis può ben venire in mente il manifesto che aveva come sfondo una strada del Village, con le auto,
siamo negli anni 50. Gli stessi anni cinquanta che ritroviamo nella locandina di questo film dei Coe, là Bob Dylan abbracciato a una ragazza, con una
giacchetta nonostante il freddo che li induce a stringersi. Nell’odierno manifesto sullo sfondo la stessa strada, qui abbiamo Llewyn (un ottimo Oscar Isaac) che
avanza , ancora una striminzita giacchetta, in mano una custodia di strumento musicale e un gatto.
Ma più che a Dylan il personaggio del film sembra ispirarsi a Dave Van Ronk, un folksinger la cui biografia ha suggerito il film ai fratelli Coen, ma non per
ripercorrerne la vita quanto per dare un libero sfogo alla loro passione musicale, anche se ne nasce una storia assai triste e malinconica pur se l’estro dei
Coen si manifesta pure con una buona dose di sarcasmo.
IL film è ambientato in una rigida e nevosa New York, a parte una parentesi a Chicago in compagnia di uno strepitoso John Goodman, Davis cerca un pò di conforto
ma sembra invece percorrere una discesa agli inferi, nessuno sembra capirlo, né il padre, né la sorella, né l’amica che gli grida il suo disprezzo, né l’amico cantante
che va in cerca di successi commerciali.
Una storia di invenzione, dove si sente molta musica, dove chiaramente i personaggi veri vengono molto ricordati, e dove le scelte musicali sono assai rigorose,
mai di maniera. Molte figure e figurine si affacciano alla ribalta, contribuendo a ricreare con molta nostalgia i toni di un’epoca che apre i favolosi anni ’60.
La storia sembra girare su se stessa, le stesse scene viste all’inizio le ritroviamo in fondo, quasi a dire che nulla e nessuno può cambiare un percorso ormai segnato .
E anche nel destino di questo eterno sconfitto si può trovare qualcosa di grande, così ci dicono i fratelli Coen.
GIUSEPPE PREVITI
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