PROFILI D’AUTORE:SERGE QUADRUPPANI
16 Settembre 2010EVIDENTEMENTE NON POSSIAMO FARE A MENO DEL GIALLO SVEDESE O NORDICO IN GENERE….
2 Novembre 2010Quando si parla di gialli italiani o meglio di scrittori giallisti italiani c’è sempre una certa difficoltà nel configurare una localizzazione ben definitia, sia temporale che ambientale.E’ una disputa antica, anche se si può prendere come base la seconda metà dell’Ottocento, con il feiuletton, grandi autori da Poe a Conan Doyle, come inizio.Per il caso italiano è più diffic ile fissare una data, anche se grandi scrittori come De Marchi, De Roberto, la Carolina Invernizio, lo stesso Salgari si son o cimen tati nel genere. Il loro compagnia tanti altri, meno noti, meno bravi, meno fortunati ma difficilmente si può parlare di “giallo all’italiana”: Il giallo italiano subisce sicuramente una grossa spinta con l’uscita dei “Libri Gialli”della Mondadori(anni’30), anche se nella collana prevalgono scrittori per lo più anglosassoni, ma trovano un loro spazio autori del calibro di De Angelis e di D’Errico. Dopo la guerra,finito il periodo autarchico dalle tante proibizioni, il “Giallo Mondadori”si impone ancora di più, ma stranamente rifiuta gli scrittori italiani, dice che non sono graditi. E i nostri sono costretti a uscire in collane di poco prezzo, a ricorrere a pseudonimi…simil-stranieri, lode a chi riesce lo stesso a farsi un nome e a farsi pubblicare, da Ciabattini a Donati a Enna.Per molti un passo decisivo lo si compirà grazie a Ledonardo Sciascia, negli anni’60: sarebbe lui ad aver tracciato la linea portante del giallo di casa nostra: storie legate alla realtà di dimensione regionale o provinciale, capacità di riprodurre i fermenti più vitali di una società in continuo movimento. Sciascia affronterà il problema della mafia e della criminalità siciliana, qualche decennio dopo sullo stesso tema troveremo Camilleri,Piazzese, De Cara. Ma il vero inizatore del giallo italiano ci sembra Giorgio Scerbanenco: con “Venere privata”(1966) diviene protagonista la Milano violenta del boom economico, con il suo Duca Lamberti conquista lettori italiani e stranieri, dai suoi libri verranno ricavati film di successo. Un altro libro c he ha conquistato un ruolo importante nella storia del giallo in Italia è “La donna della domenica”(1962)di Fruttero e Lucentini. Un intreccio ben congegnato, brillante e accattivante, fari puntati su Torino e la società bene. Scrittura tanto nitida quanto rigorosa,il romanzo piace, i critici lo lodano. Il genere giallo-noir acquisisce così una sua dimensione, un suo posto al sole. Ormai anche i giallisti italiani hanno i loro fan, con una penetrazione in tutto il Paese.
Molte Regioni hanno potuto contare su più autori di rilievo: in Lombardia possiamo citare Olivieri,Biondillo,Colaprico, in Piemonte la Oggero, in Liguria Baccio Pagano, nel Veneto Carlotto, ma generalmente ci si muove su un piano individuale.L’Emilai-Romagna è soicuramente la Regione che sviluppa meglio il nuovo genere, dando spazio alle varie realtà provinciali. La Parma di Varesi, la Modena di Guicciardi, la Reggio Emilia di Coloretti, potremmo citare ancora Carloni,Pederiali,Baldini, insomma un filo ideale lungo la via Emilia.Sarà principalmente Bologna a funzionare da centro-motore portando a una vera esplosione di giallisti da Macchiavelli alla Comastri Montanari, da Cacucci a Colitto, da Fogli a Lucarelli, dalla Baraldi alla Oliva. Ovviamente ognuno ha un proprio punto di vista e di scrittura ma la partenza comune è Bologna.E attrtaverso questi contributi si riesce a dare una fotografia sempre più nitida e disincantata della città, andando dalle delusioni politiche alle stragi, dai delitti della Uno Bianca ai serial killer. Proprio a Bologna sorge il “Gruppo 13″che vuole indicare il giallo come forma di letteratura, estremammente moderna e in grado di rappresentare i mali della nostra società. Se queste sono le locazioni ambientali che ci sembra abbiano dato maggior contributo alla diffusione del genere nel nostro Paese, non dimentichiamo il Lazio,la Campania, le Puglie, la Sardegna. Non sono macati gli autori di rileivo da Felisatti & Pittorru a Russo, da Augias a Leoni, da Veraldi a Ferrandino alla Diana Lama, da Carofilgio a Fois, ma di nuovo non si può parlare di scuola ma di buone individualità.
E la Toscana? Oggi si presenta con un bel gruppo di autori di punta da Vichi a Gori, da Spezi a Simi, da Solito a Giuttari a Parigi & Sozzi, a tanti altri ancora, in Toscana si scrive molto.Questa Regione sembra voler dare ragione a chi dice che non esite un giallo italiano standard, ma piuttosto esiston o tanti giallisti italiani. Ne contiamo parecchi e di diversi livelli letterari. Una cosa era certa almeno sino a qualche tempo fa,in Toscana non è mai esistita un a scuola vera e propria, gli autori hanno avvicinato il genere per lo più a livello di preferenza individuale. Così Marco Vichi racconta di un genere che non lo ha mai apppassionato ma gli si avvicina-siamo negli anni’90-principalmente per una sfida con se stessol, e certamente i risultati saranno notevoli.Ci darà il commissario Bordelli, personaggio indissolubilmente legato a Firenze. Vichi dice che è stato folgorato da una sua immagine su un Maggiolini,e da questo è partito il lavoro di ricostruzione di un’epoca, della sua mentalità, dei suoi precedenti, e così si è creata pure l’opportunità di far comparire le memorie di guerra di suo padre. Mario Spezi crea il commissario Lapo Belacqua attingendo a tutti quegli anni in cui si è occupato di cronaca fiorentina, quando è stato a contatto con l,e persone e gli ambienti più disparati.Ne viene coì fuori questo personaggio che combatte il conformismo e la stupidità, sempre vigila sullo sfondo Firenze con tutte le sue contraddizioni. Due esmpi per far vedere come sono dissimili le motivazioni di due grandi scrittori fiorentini.
Oggi in Toscana annoveriamo vari autori che pubblicano piùo meno regolarmente. Difficile trovare, scusate il gioco di parole, nel “genere” il “sottogenere”, ovvero tutti sparpagliati…Nelle classifiche dedicate quest’estate agli scrittori toscani spiccavano due gialli d’epoca, un giallo storico, e almeno cinque libri ambientati nella provincia toscana.E sicuramente dimentichiamo qualcuno…Un tempo, neanche molto lontano,Viareggio e Montecatini, due tipici centri di provincia legati anche al turismo,sono stati considerati le location ideali per le vicende criminose. Ma poi piano piano il cerchio si è allargato, a Lucca, Pistoia, due capoluoghi di provincia, ma anche a centri più piccoli. Evidentemente la globalizzazione del crimine cancella ogni confine tra le grandi città e le piccole. Ha influito anche la tendenza, molto toscana, di promuovere molte antologie di racconti per lo più dedicati a una singola località. Sul giallo in provincia spicca l’exploit del pisano Marco Malvaldi, ormai alla terza uscita coon la Sellerio, protagonisti,in un piccolo baretto sulla costa tirrenica,quattro vecchi pensionati e un barista con la fissa delle investigazioni.L’aver imposto questa forma di letteratura dialettale, o quanto meno molto localizzata sul territorio, a un pubblico di lettori di tutta Italia è segno che la vitalità del giallo-noir da “provincia”è ormai più che affermata.
Tornando all’assunto di partenza il giallo italiano è una realtà fatta ancor oggi da tante individualità, ma forse in questo sta il suo segreto.In Toscana non esiste una scuola, qui un “Gruppo 13″non si è mai costituito, ci sono tanti scrittori, alcun i bravissimi, con tante cose da raccontare secondo il proprio punto di vista. Sta comunque diventando “intrigante”il “fattore-provincia”:molti autori trovano in questa la propria ispirazione, questo porta anche ad una serie di tematiche e motivi comuni. Viene da chiedersi se questo creare fatti e personaggi con un denominatore comune, il centro piùo meno piccolo, possa alla lunga assimilarsi, non dico a una scuola, ma a un connotato comune che contraddistingua gli autori toscani.
GIUSEPPE PREVITI