“LE ROSE NERE DI FIRENZE” DI MICHELE GIUTTARI-RIZZOLI
22 Novembre 2010“RISO NERO” antologia di gialli comici a cura di GRAZIANO BRASCHI E MAURO SMOCOVICH-DELOSBOOKS
25 Novembre 2010Con “All’ombra di Narciso” Beppe Calabretta, scrittore calabrese di origine ma lucchese di adozione, riporta alla
ribalta il commissario capo Bruno Carcade che avevamo conosciuto ne “Il pescatore di sassi” La nuova storia inizia a Lucca alla fine di un’estate che sembra non finire mai. Il commissario è chiuso in casa in preda a forti attacchi di dissen-
teria provocatigli da un soggiorno in Nord Africa dove era andato a trovare la moglie, una archeologa.Ma non c’è pace per
il nostro poliziotto, non fa in tempo a guarire che si trova alle prese con due morti, che dopo un pò si riveleranno due omicidi.Lucca è di quelle città ove si conoscono un pò tutti, Carcadè ben coadiuvato dall’ispettrice Claudia Bellini si muove in un ambiente di amici, ma l’inchiesta deve andare avanti…
In romanzi del genere è difficile distinguere tra realtà e fantasia, l’autore stesso ci rivela che tutti i suoi personaggi sono
immaginari eccetto i padroni di un celebre ristorante sito nel centro della città, dove il commissario si reca a cena. Ma
proprio l’inserimento di questa coppia rende il testo ancora più credibile, più integrato nella vita della città. Calabretta inserisce molti personaggi e molte situazioni, vuole evidentemente andare oltre quella che è la trama gialla della storia.
Così la presenza della servetta africana permette di dare uno sguardo alla vita delle Missioni che operano laggiù.
Sullo sfondo della vicenda compare un pentito, all’autore serve per dare un’annotazione sulla vita “oscura” a cui sono
obbligati i collaboratori di giustizia.Lucca è un centro importante per l’antiquariato, molti gli antiquari che vi operano, e
il nostro racconto prende spunto da un quadro di presunto gran valore che è all’origine degli omicidi. Ma parlando di opere d’arte il nostro autore si può permettere di divagare su uno dei dipinti più celebri del Caravaggio, ovvero “Narciso”, conservato alla Galleria Nazionale a Roma,e proprio il titolo del libro è un omaggio a questa tela.Il soggetto del quadro è appunto Narciso,che si specchia nell’acqua per rimirare la sua bellezza.Nella villa della prima vittima c’era appunto un falso del famoso dipinto che scatenerà cupidigie e sete di vendetta.
In una sua camminata per Lucca Carcadè nota un presidio di lavoratori in lotta per conservare il posto di lavoro dato che la loro fabbrica sta chiudendo, e il commissario si ferma a parlare con un sindacalista,suo amico di vecchia data.
Anche questo episodio ci riporta alla realtà di oggi, con tanti lavoratori preoccupati per la perdita dell’occupazione.
Si può quindi dire che Beppe Calabretta ha saputo inserire in questa storia di omicidi che investe la “Lucca-bene”tanti riferimenti alla realtà di tutti i giorni, dando un respiro più ampio e più interessante alla sua opera.
Molto accurate pure le descrizioni sul funzionamento degli organi inquirenti, e colpisce anche la discreta conoscenza di
nozioni mediche e farmacologiche di cui è infarcito il testo.
E’un romanzo tradizionale nella sua struttura, in parte un giallo di impianto classico. moderno nel linguaggio, in parte se vogliamo un noir per i tanti agganci a vari aspetti della vita quotidiana.L’autore sceglie il tempo presente per la narrazione e non ricorre molto alla forma dialogata.Un lavoro che mescola amore, sangue ed erotismo, ma non scade mai nella volgarità.
Una curiosità, il nostro autore destina alla fine il commissario ad altri incarichi, è disgustato di delitti e sangue,
scommettete che ci ripenserà…….