“L’ARTE DI SCRIVERE” E GEORGES SIMENON
20 Agosto 2011“SECONDA INTENZIONE”DI LUCA MAGNI-DEL BUCCHIA EDITORE
6 Ottobre 2011Di Georges Simenon si è sempre parlato molto,del resto il suo successo è stato tale e talmente duraturo nel tempo che nessuno se ne meraviglia più,con buona pace di chi lo riteneva un autore commerciale. Ma va pure ricordato che tanti critici e ancor più trantissimi lettori lo avevano considerato uno dei grandi del secolo scorso.
La sua via è stata sempre romanzesca, i genitori non andavano d’accordo e lui parteggiava per il padre. E non appena questi morì lasciò infatti la natia Liegi.
Mai scelta fu più azzeccata anche se certamente la sua fu una vita certo non all’insegna della moderazione: una enorme mole di scritti pubblicati,settecento milioni di
libri venduti, tre mogli,una figlia suicida, diecimila “rapporti”a pagamento con le donne, ma anche amori con tante donne famose. Un continuo cambiare di residenza,
una capacità di lavorare oltre l’immaginabile, il desiderio di autocritica attraverso sferzanti autobiografie.
Aveva vent’anni quando lasciò Liegi per Parigi, non tutto fu facile agli inizi, ma ebbe la foruna di incontrare Colette che dirigeva le pagine letterarie del Le Matin e fu lei che lo incoraggiò a scrivere, indicandogli di confezionare storie,la gente non voleva saggi letterari, era per letture semplici e accattivanti. Il suo primo racconto è del 1923 Le petit idole, forse neppure lui immaginava quanti ne sarebbero seguiti.
Dalla sua autobiografia apprendiamo che andò ad abitare nella celeberrima Place ds Vosges, ma praticamente era in un sottosuolo e senza acqua.
Su di lui si sono dette tante case, molti puristi lo hanno accettato con fastidio,altri come Gide ne tessero lodi sperticate, dicendo che le sue erano vere e proprie opere d’arte.
Difficile dire se Simenon abbia avvertito tutto questo, certamente nella sua produzione si può tentare uno spartiacque tra quelle di quantità e quella di qualità.
Da tante sue dichiarazioni si può ritenere che lui abbia sempre cercato di scrivere qualcosa di grande, pur se lui stesso ammetteva di scrivere in parte per mantenersi,
ma anche per togliersi delle soddisfazioni.
Il suo modo di scrivere era molto maniacale:per trovare l’ispirazione usciva di casa per lunghe camminate o per lunghi giri in automobile,prendendo viva via degli appunti.Per trovare i nomi dei suoi personaggi sfogliava l’elenco telefonico,selezionando nomi e indirizzi, per scegliere quelli più adatti li rileggeva ad alta voce e sentiva come suonavano. Poi si assideva alla scrivania tenendo a portata di mano piantine di città e orari dei treni. Sulla scrivania le inseparabili pipe e un astuccio con le matite temperate. Vietava ogni visita,staccava il telefono,lavorava con la luce artificiale. Si alzava alle 6,20,alle 6,30 iniziava a scrivere, ogni giono in media un capitolo,tempo di scrittura di un libro di solito dai dieci ai dodici giorni.Ah,dimenticavamo le buste gialle sulla scrivania,doove raccoglieva gli appunti e i nomi.
Non è vero che rifiutava i giudizi degli altri,Gide criticò la prina stesura di Pedigree e lui l’accettò di buon grado e lo rifece di sana pianta.
Aveva letto molto, prediligendo Gogol e Dostoevskji, nel romanzo vedeva la metamotfosi dell’uomo alle prese con il suo destino.
Le sue storie appaiono svincolate dal tempo, lui soleva dire che quando iniziava una storia non sapeva mai a cosa sarebbe approdato,erano i suoi personaggi a guidarlo.Voleva che le parole che usava avessero un peso specifico su chi le leggeva, non ne usa mai molte nei suoi romanzi, detestava gli avverbi,le parole superflue,i termini troppo letterari, le frasi troppo perfette. Una scrittura che raggiungeva la perfezione eliminando,non aggiungendo. Una maniera di scrivere pressochè perfetta che raggiungeva elimimando le fumisterie letterarie.
Aveva ben appreso la lezione di Colette, la rutilante letteratura è ben lontana dalle sue opere.
Va pure aggiunto che la sua scrittura è perfetta per lo schermo, molti registi famosi hanno tratto pellicole dai suoi libri, anche sul piccolo schermo si sono succedute le varie serie.
Insomma un Simenon tutt’altro che sul viale del tramonto, come del resto dimostra l’allestimento di una grande mostra che gli sarà dedicata a Bruxelles, un ulteriore omaggio del Belgio a un suo grande figlio.
GIUSEPPE PREVITI