” OMBRE SUL LAGO ” DI COCCO & MAGELLA – GUANDA
2 Dicembre 2013” DIAVOLI E CAVOLI – ovvero” Il nome della Wilma ” DI LUCIO NOCENTINI – Erga edizioni
9 Dicembre 2013Firenze, una notte di primavera del 1996 sulla sponda dell’Arno. Tre individui arrivano in macchina scendendo piano piano sino alla riva e vi gettano un cadavere.
A notte fonda una chiamata fa accorrere due poliziotti sul lungarno Pignone, un uomo sta entrando di entrare di forza nella casa della ex-moglie. All’intimazione dei
poliziotti risponderà sparando….
Poi una coppia di genitori si presenta al commissario Mezzanotte per denunciare la scomparsa della figlia, Chiara Volpatti, 14 anni., non è tornata da scuola. Mezzanotte
si farà coadiuvare nelle indagini dall’uomo più fidato, Simon Renoir, che ha la capacità di cogliere le varie sfumature di ogni atmosfera.
Simon pensa subito di cercare il “posto per piangere” di Chiara, ovvero quel posto personale al massimo dove a nessuno è consentito di entrare e vi si può stare
da soli a soffrire o semplicemente a meditare. Naturalmente Chiara aveva un posto del genere, una panchina nel giardino che circonda la Fortezza da Basso, Simon
lo scopre, ma della ragazza nessuna traccia. Qualche giorno dopo ne verrà trovato il cadavere sotto il Ponte alla Vittoria. Le indagini proseguono, si intrecciano
con la vita privata dei due investigatori, sullo sfondo la città, con il fiume Arno preso quasi a simbolico spartiacque tra buoni e cattivi….
Qualche anno fa Simone Togneri debuttò con un romanzo giallo dai toni forti, ambientato a Firenze, Il dio del sagittario, protagonisti un poliziotto, Mezzanotte, e un
professore della Scuola di Belle Arti,, Simon Renoir, con un passato da poliziotto. A distanza di anni l’ autore riprende i suoi personaggi, facendo un passo indietro
nel tempo, quando Simon era ancora in polizia.
All’inizio del romanzo, Arnoamaro, troviamo tre prologhi, due sono riferiti alle vicende che aprono il libro e si poteva aggiungerne un altro con i genitori di Chiara che
si presentano in questura.
Il terzo prologo invece ci fa incontrare Auguste Renoir, fratello di Simon, potenziale grande pittore ma in grave stato confusionale per abuso di droghe e alcol, è ricoverato
in Francia, da tempo ha lasciato l’Italia.
Ma torniamo alla storia che ha preso avvio con una notte infernale. Togneri incrocia varie storie, vari personaggi, varie vite, ad esempio la famiglia Pastrengo, posizione
elevata, padre impegnatissimo nella campagna elettorale per essere eletto presidente della Regione, e quindi trascura la famiglia, specie il figlio Giacomo che ne appro-
fitta per condurre una vita assai dissoluta.
Poi i Volpatti, brave persone, turbati per la scomparsa della figlia, si affidano al commissario e si faranno sempre più consumare dal dolore. E poi i Pellegrini,apparentemente
simbolo di una famiglia perfetta, genitori e due figli.
E conosceremo i professsori e i compagni di scuola di Chiara, altri mondi da esplorare, altre famiglie da conoscere, con i lori vizi e le loro virtù.
Altro mondo da penetrare quello di Simon, poliziotto-studente, che frequenta in questa veste l’Accademia di belle arti, e questo serve all’autore per darci un quadro abba-
stanza disincantato di un ambiente che ben conosce avendolo frequentato per anni. Mezzanotte ha grande fiducia in Simon perché sa cogliere ogni sfumatura, ogni attimo,
ogni prospettiva, non per nulla si cela in lui l’animo dell’artista.
Ma sullo sfondo, o meglio compartecipe a tutta l’azione, la città di Firenze, messa a nudo nella sua crudezza, nella sua violenza, nella sua eterna divisione tra bianchi e neri,
tra guelfi e ghibellini, in questo caso tra buoni e tra cattivi. Una visione amara della città, una visione del fiume che l’attraversa e ne segna le strade, i quartieri, gli umori,
ideale spartiacque dicono Mezzanotte e Simon tra buoni e cattivi.
Simone Togneri è lucchese, o meglio come lui preferisce garfagnino,può apparire singolare che sia un non fiorentino a darci uno dei romanzi più veritieri e impressionanti
sulla città del giglio.
Firenze, in generale, è sempre una città conosciutissima, le sue bellezze, la sua ricchezza culturale ne sono tangibili testimonianze. Ma se si torna indietro nel tempo,
e padre Dante ce lo insegna con la Divina Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso, cioè una città, un territorio, sempre ricchi di chiaroscuri, dove allignano il bene e
il male, peccati e peccatori.
Nei tempi più vicini ovviamente anche la letteratura gialla si è certo occupata di Firenze, anche se forse la vicenda del mostro ha finito per condizionare troppi scrittori
che in molti casi hanno fatto solamente cronaca.
Togneri aveva già affrontato l’argomento Firenze con Il dio del sagittario , su Firenze negli ultimi quindici/venti anni hanno scritto in molti, da Vichi a Gori a Giuttari e
altri ancora, con una visione molto attuale e realistica della città, attraverso i loro personaggi e le loro storie .
Togneri si inserisce a pieno titolo in questa linea di scrittura raffigurando una Firenze molto reale, legata alla vita e alle ansie di tutti i giorni, con i politici che non si
arrendono di fronte a nulla, con ragazzi pieni di soldi e senza scrupoli, con i giovanissimi senza valori, con i loro genitori che non si accorgono di nulla, con gli stessi
poliziotti pieni di dubbi e comunque con il fardello della loro vita privata. molto significativa è l’immagine del “posto per piangere”, dove ognuno vorrebbe rifugiarsi per evadere dalle bruttezze della vita, ma purtroppo, come nel caso di
Chiara, non basta.
Togneri inizia subito il romanzo con questo richiamo alla realtà, con l’immagine di un’auto che scende verso il greto dell’Arno, una immagine reale, concreta che
già ci porta dentro una storia “viva”.
In Togneri la formazione artistica con la frequenza della scuola di belle arti e anche la passione per la musica hanno influenzato il suo approccio alla scrittura,immagini,
colori e suoni sono messi al servizio di una ulteriore esigenza, il raccontare delle storie.
Togneri ha voluto ambientare questo racconto in una città grande, importante, bella, ricca di opere d’arte m anche adatta alle atmosfere di un noir, ed ecco la sua
scelta per Firenze, che del resto ben conosce.
Arnoamaro è un romanzo coinvolgente, forte nei toni,molto attuale, ove si evidenzia il male, un qualcosa di oscuro e di molto esteso che finisce di gravare anche
sui ” buoni”. Lo fa con una prosa scorrevole ma intensa, abbonda di personaggi con il lettore che ne resta coinvolto e appassionato anche perché ci sono sempre nuovi
sviluppi, nuove ipotesi, e tutto questo serve a stimolare chi legge.
Una Firenze cupa, molti i personaggi sgradevoli, una struttura narrativa e un senso del mistero che non vengono mai meno, questo testo, e lo si era già notato nel
2006, appare ben predisposto alla serialità, auguriamoci che non passino altri sette anni per ritrovare Simon e Mezzanotte.
Un’ultima costatazione: la vicenda si svolge circa 15/16 anni fa e già il declino morale nelle famiglie e nei giovani era evidente, e quindi non ci si può meravigliare
di come siano ridotti oggi….
GIUSEPPE PREVITI