“UNA STORIA SBAGLIATA” DI DONATELLA FABBRI- EDIZIONI ATELIER
28 Aprile 2013“IL VILE AGGUATO- Chi ha ucciso Paolo Borsellino. Una storia di orrore e di menzogna “- DI ENRICO DEAGLIO- FELTRINELLI
3 Maggio 2013Vincenzo Maria Brizio alle sue attività passate e presenti di dirigente d’azienda, di giornalista, di esperto di vini e del buon bere (scrive su molte riviste del settore)
aggiunge ora quella di scrittore di gialli con Cafè do mar.
Il romanzo inizia con un lontano episodio della gioventù di un ragazzino che vendica la madre oltraggiata da un prepotente uccidendolo. Poi assisteremo al casuale
incontro in Spagna tra un giovane medico e un giovane siciliano, un incontro che segnerà per sempre la loro vita con un provvidenziale scambio di persona.
Un promoter finanziario in carriera si rovina la vita con il gioco d’azzardo per finire poi invischiato in una brutta storia di delitti tra giocatori incalliti, usurai e colle-
ghi infedeli. Intanto l’entroterra calabrese è sconvolto da una serie di omicidi, a partire da un potente boss, che provocheranno una lunga faida.
Tutti fatti apparentemente slegati tra loro ma che poi invece un singolare destino comune rivelerà uniti tra loro, mentre la vicenda si tingerà di giallo con le uccisioni
di un usuraio e del direttore di un’agenzia finanziaria.
Il commissario Elfio Chiaravalle, altro personaggio complesso e dal passato oscuro, con i suoi uomini conduce le indagini , ma non sarà facile risalire ai colpevoli.
Romanzo ricco di protagonisti che intrecciano variamente i loro destini “come delle barche sballottate dal mare in burrasca”, ma che poi alla fine finiscono sempre
per incrociarsi.
Una storia dove i personaggi sono tanti ma un destino perverso sembra volerli mettere ognuno sulla strada dell’altro.Tutti sono accomunati dal fatto di avere ciascuno
il proprio scheletro nell’armadio, più o meno ingombrante. In teoria molti di loro sono gente per bene, gente che però non ha saputo resistere al demone del vizio,
per lo più è stato il denaro il fatto corrompente. Certo è che la loro vita è cambiata, per alcuni apparentemente in meglio, per altri con ancora più guai. Succede poi
che le loro esistenze si incrociano con altre, in un susseguirsi di incontri con buoni e cattivi. D’altra parte se il connotato dei principali protagonisti è avere qualcosa
da nascondere non sorprende che possano divenire facili prede di ricattatori e malavitosi con ulteriori complicazioni.
Vincenzo Maria Brizio, al suo romanzo d’esordio, si districa con sufficiente chiarezza e disinvoltura in questa ridda di fatti e di personaggi. Come sottile fil rouge di
questa intricata matassa l’autore indica il “destino”, un destino diremmo cinico e baro che spesso fa convergere le vite di questi uomini e di queste donne. Con maestria
Brizio muove le sue pedine, riuscendo sempre a conservare una certa credibilità e avviluppando nella trama tutti e tutto riesce comunque a mantenere un accettabile
disegno unitario.
La struttura narrativa è complessa anche perché ad ogni protagonista è lasciato ampio spazio. Il commissario Elfo Chiaravalle è forse il personaggio più evidenziato
dall’autore: poliziotto di belle speranze rovina la sua vita facendosi corrompere e inscenando una messa in scena che gli salva la carriera ma lo segna per tutta la vita.
Simile a lui e anche lui segnato dai rimorsi il professor Lopez o sedicente tale, anche lui con un tragico passato alle spalle. Il terzo protagonista è quel Beppe Cernò che
non ha segreti iniziali da nascondere ma si rovina la vita con le sue mani, in comune con gli altri il soggiacere al vizio e alla menzogna.
Cafè do mar è un romanzo di largo respiro, di fattura “internazionale” a differenza di tanti altri scrittori strettamente legati al loro territorio. Va aggiunto che se i riflessi
psicologici dei vari personaggi sono assai importanti, non meno essenziale al successo del romanzo è la parte più “gialla” con vari indizi disseminati tra le pagine, al
lettore il saperli interpretare come nei buoni e mai tramontati gialli “classici”.
GIUSEPPE PREVITI