IN RICORDO DI ANDREA CAMILLERI
20 Luglio 2019IN RICORDO DI JOHN LE CARRE’
14 Dicembre 2020Con ANDREA CAMILLERI se ne è andato uno dei protagonisti della letteratura contemporanea. Pur se già conosciuto come direttore di produzione Rai e insegnante alla
Scuola d’Arte Drammatica oltre che regista teatrale e sceneggiatore, al successo letterario arriverà assai tardi perché Elvira Sellerio lo “scopre “assai tardi e lo lancia quando
lui è ormai all’età della pensione. Arriverà a vendere oltre il milione di copie e il suo Montalbano avrà anche milioni di telespettatori, insomma una terza età o una eterna giovi-
nezza che sia, grazie anche all’uso di una lingua pittoresca ma assai efficace, il “VIGATESE”.
Deceduto lo scorso luglio a 93 anni, tradotto in 120 lingue, 30 milioni e più di copie vendute,ecco quindi le basi di un successo consolidato, ma oltre che un grande romanziere
per quantità e qualità, lo si può paragonare a Georges Simenon con il quale ha vari punti di contatto. Vanno ricordati per aver inventato il personaggio giusto, se di là c’era Maigret, di qua lui ha Montalbano, uomo di cervello, di intuito, un burbero buono che il pubblico prima conosce e ama nei suoi romanzi, e poi in TV. Con questo italiano
“bastardo” e un cast indovinatissimo, Zingaretti in testa, Camilleri diventa un caso unico. Da una parte quindi lo Zingaretti commissario in tv, dall’altra i libri sempre usciti
con buon successo di vendite.
Nel 1992,67 anni,questo funzionario Rai , anche drammaturgo e insegnante al corso Sperimentale di Roma, si affaccia al successo con LA STAGIONE DELLA CACCIA, dopo
che per decenni i suoi romanzi erano stati respinti. Ecco che ora si impone come scrittore popolare diventando in poche anni il più importante e produttivo scrittore italiano.
Dal 1994 con LA FORMA DELL’ACQUA si cominciano a imporre quei tipici volumetti blu-scuri editi da Sellerio. Un’altra quarantina di romanzi, tutti con protagonista l’ormai mitico commissario, e con alcune regole fisse, 180 pagine conteggiate su un computer, con 18 capitoli di 10 paguine ciascuno.
Camilleri aveva detto che Montalbano finirà con lui, e infatti in varie interviste aveva annunciato di aver già scritto il capitolo finale sin dai primi anni duemila.
60 sigarette al giorno,sposato, tre figlie, quattro nipoti, sempre aperto e disponibile verso il pubblico e i giornalisti che lo intervistano, uomo di sinistra, sempre pronto a polemiz-
zare con i potenti di turno, l’ultimo scontro è stato con Salvini.
Infine un ritorno, benché ormai non vedente, all’amato teatro con un monologo da Tersite. Altr0 grande successo di pubblico, e purtroppo non ha fatto a recitare L’autodifesa di
Caino. Resterà per tutti un esempio di bonomia e di concretezza, una persona che si è fatta conoscere in tutto il mondo. Se pensiamo al successo di pubblico di Camilleri è curioso che i suoi esordi letterari con quel vigatese misto italiano-siculo non fossero salutati da un gran successo di pubblico. Tanti editori infatti non lo pubblicavano perché non
credevano in opere dove si parlava di Cabassisi e Camurria e Cunto. Per dieci anni non trovò editori tanto che aveva pensato a sceneggiare i suoi racconti per la televisione. Soltanto
nel 1978 una casa editrice toscana,Lalli, pubblicò IL CORSO DELLE COSE, successivamente con Garzanti uscì UN FILO DI FUMO, che nel 199o venne ripubblicato da Sellerio.
Una caratteristica di CAMILLERI e che certamente lo ha avvicinato al grande pubblico , sono stati l’ottimismo, il piacere delle vita nelle sue manifestazioni e nei suoi rumori,
una vita da gustare sempre insieme agli altri, e nonostante i suoi noti impedimenti ancora “cercava” il contatto umano, la compagnia, la condivisione con gli altri, ed ecco il ri-
torno al teatro.
E del resto i lettori,i telespettatori, ma diremmo gli italiani tutti lo avevano capito. L’emozione e l’affetto che gli hanno sempre palesato non si spiega solo con le sue qualità di
scrittore, ma il fatto di essere diventato ” il più amato scrittore” è che ormai uno di noi, una figura talmente umana e familiare da entrare in sintonia con tutti(o…quasi). E
questo non perchè cercava popolarità, del resto il successo era giunto così tardi da renderlo immune ai facili entusiasmi o alle voglie di protagonismo. Semplicemente era uno
che diceva che non aveva inventato assolutamente nulla, e per questo era ancora più apprezzato. D’altra parte lui era uno con i suoi personaggi, i suoi ricordi, le sue passioni, i suoi vizi (vedi le sigarette), talmente spontaneo e credibile, come del resto lo era il suo alter ego letterario,il commissario Montalbano. E anche le sue esternazioni politiche
non lo hanno reso inviso al suo pubblico che, credi politici personali a parte,gli ha riconosciuto il suo diritto di esprimersi per le sue esperienze di vita e di narratore.
Del resto nei suoi romanzi, sia i non polizieschi che quelli con Montalbano,c’è sempre stata una leggerezza di fondo,un senso dell’ironia e del divertimento che ben si accoppiano
con la voglia di raccontare e raccontare bene.
Possiamo dire che aveva conquistato il lettore perché i suoi romanzi parlano di vita,con tutto quello di buono e di cattivo che la stessa comporta e che lui sapeva rendere concreto, reale,piacevole.Insomma, uno scrittore a cui molti hanno riconosciuto il merito,non da poco, di aver interessato e unito gli italiani.
Parlando di “suo pubblico”,in questo successo che esplode nel raggio di una trentina di anni, tra il ’70 e il 2019, viene riconosciuto come il padre della letteratura italiana, e non
solo di quella gialla.
Autore di oltre 100 titoli, vende più di trenta milioni di copoie, 27 romanzi della serie investigativa, ultimo uscito in primavera IL CUOCO DELL’ALCYON, che per molti versi, e col senno del poi,sembra in qualche modo prefigurare una sorta di addio al lettore, addio che verrà letterariamente sancito con l’uscita postuma di “Riccardino” che dovrebbe
concludere la serie, pur se già scritto da tempo.
Per la serie Tv i miliardi di telespettatori 34 le realizzazioni dal 1999 a oggi,ancora 12 milioni per La giostra degli scambi uscita nel 2018,45,6% di share. 34 prime TV, 167 repliche,un pubblico fedelissimo anche alle repliche(con punte del 39.7% di gradimento).
Il nome di CAMILLERI è molto legato alla televisione, nel corso della sua carriera di dirigente televisivo ha corrisposto alla produzione di Maigret, Sheridan e tanti altri sceneg-
giati. E il suo nome è anche legato a molte produzioni teatrali.
Di Camilleri è stato detto che è stato “un uomo di parola”. Una parola attenta, sempre molto curata, ma anche viva,vera, naturale, capace di creare anche un nuovo linguaggio e capace di “comunicare”,attrarre e colpire, in più non è mai stata divisiva.Il suo motto poteva essere “vivere con gusto e con persone di pari gusto”. Altra caratteristica riconosciutagli è l’essere stato un grande artigiano della parola,della drammaturgia, della sceneggiatura, potremmo definirlo un grande raccontatore e traspositore.
Ma forse la dote maggiore di Camilleri è dell’essere stato appunto Camilleri, cioè quello di aver sempre compreso quello che il lettore, lo spettatore,il telespettatore volevano
da lui, e il suo compenetrarsi nel pubblico è stato immediato, da qui l’enorme successo. E tutta la sua vita e tutte le sue opere sono state legate a quello che il suo pubblico voleva da lui.
E vogliamo chiudere con quello che lui voleva dire della sua fine: “Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio “cunto” passare tra il pubblico con la coppola in mano”. Come un amico cantastorie.
GIUSEPPE PREVITI