ADDIO A CARLO FRUTTERO
17 Gennaio 2012IN RICORDO DI RENATO OLIVIERI ( 1925-2013)
10 Febbraio 2013Michelangelo Merisi nasce il 29 7 1571,sembra a Milano,dove vive sino a 6 anni.Perde il padre e la famiglia si trasferisce a Caravaggio.A 13 anni lo ritroviamo a Milano ragazzo di bottega.Nel 1591 eccolo a Roma. Alcune biografie parlavano piuttosto di fuga dopo aver commesso un omicidio.Tra il 1596 e il 16oo soggiorna a Palazzo Madama presso il cardinale Del Monte.Se la sua vita artistica regisstra un crescendo di nuovi successi, alquanto…turbolenta è quella privata. Denunce,risse, violenze,schiamazzi si susseguono, e spesso il pittore viene arrestato a associato alle carceri di Tor di Nona.
A 35 anni uccide Ranuccio Tomassoni e fugge da Roma rifugiandosi prima a Napoli e poi a Malta.Su lui pende una condanna alla decapitazione e allora cerca di farsi nominare cavaliere nell’isola per assicurarsi l’immunità. Fu investito della carica di cavaliere di Grazia ma anche qui finisce per mettersi nei guai dopo un duro scontro con un cavaliere e viene arrestato.
Evade,rifugiandosi prima a Siracusa, poi a Messina,infine a Palermo, intanto viene espulso dall’ordine con disonore.Raggiunge nel frattempo Napoli dove si concretizza la rivolta del rivale maltese con un agguato tesogli da sicari prezzolati, addirittura circola la voce che sia stato ucciso, ma rimane sfigurato.
Tanto fa che riesce a far sì che il papa revochi il bando.Ma mentre si sta dirigendo dagli amici Orsini in attesa dell’editto ufficiale,sbarca a Palo dove viene fermato.La feluca si cui viaggiava viene fatta ripartire con tutto il suo bagaglio che comprendeva anche le opere d’arte da consegnare al cardinale Borghese per la sua liberazione.
Esce di prigione sembra su intervento degli Orsini e cerca di raggiungere Porto Ercole ma la feluca è già ripartita per tornare a Napoli.Disperato,in preda alla febbre, fu lasciato alle cure della locale Confraternita ma il 18 luglio 1610 ne fu certificata la morte.Fu sepolto in una fossa comune sulla spiaggia di Porto Ercole.
BIOGRAFIE
“Pittore genio assassino”di Gianfranco Formichetti è tra le più interessanti biografie del Caravaggio.Inizia con un capitolo di forte pathos, ovvero da quel fatale 18 luglio 1610 quando un uomo corre come un disperato lungo la spiaggia di Porto Ercole fissando una vela che inesorabilmente guadagna il largo.Quell’uomo è Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Appena la notte prima per un normale controllo di polizia il suo destino era cambiato, e c’erano volute oltre sette ore per essere liberato. Aveva fame, toccava spesso il crocifisso porta-fortuna che mai abbandonava ma stavolta la fortuna gli aveva voltato le spalle. Cercò di raggiungere Porto Ercole,ma poco dpo stermato si accasciò su una barca.E così sulla riva del mare il destino terreno di un uomo che per molti è stato il più eccelso pittore che l’Italia abbia avuto. Ancora oiggi i suoi quadri sono esposti e venerati in tutto il mondo. Ma a questa fama di artista si unisce quella di una vita turbolenta,tragica,aliena da ogni convenzione. Come del resto lo era la sua arte c he viene considerata come testimonianza din una vitale necessità di espressione e di una inestinguibile sete di vita.
La biografia rivela un altro episodio determinante della sua vita.Il 26 maggio 16o6, una domenica,durante una partita di palla-corda a Roma,scoppia una rissa e un uomo resta privo di vita sul selciato.L’omicida,ferito a sua volta,si dà alla fuga inseguito da una condanna al bando capitale.E chiunque sia in grado identificarlo può eseguire la sentenza di morte.Quell’uomo in fuga e condannato era appunto il Merisi e in questo libro se ne racconta la tragica vita.
Si mette in evidenza che il Caravaggio era un uomo violento,burrascoso,anche perfido pur se trova sempre rifugio e comprensione negli ambienti della Chiesa. Questo anche perché tutte le sue opere hanno sempre uno sfondo religioso e vengono sovente commissionate dalla chiesa stessa.
Inoltre abbondano nel libro le indicazioni artistiche relative alle interpretazioni dei suoi dipinti pur non avendo certo la statura di un libro d’arte.
Un altro autore che affronta la vita dell’artista è Vittorio Sgarbi con Caravaggio. In una monografia agile e completa si ripercorrono la via e le opere del’artista,analizzando la sua esistenza disordinata e burrascosa, ma anche la grandezza dei suoi capolavori.E in questo studio si evidenzia che se di solito la vita e le opere di un artista hanno sempre dei punti in comune c’è uno spirito di gioco,un piacere alla beffa ma anche una assoluta mancanza di misura e un incontrollato gusto al trascendere che non trovano riscontro nelle sue opere.In queste piuttosto c’è un pensiero completamente nuovo che le anima,estranee a ogni sregolatezza.Una pittura quella del grande lombardo in cui l’attimo coglie l’essenza.Una pittura senza sbavature con una continua e assoluta adesione al reale.
Sgarbi ci presenta Caravaggio come precursore dell’idea fotografica di Cartier Bresson, per lui la fotografia è l’attimo saliente,quell’attimo in cui tutto avviene.Michelangelo Merisi in realtà, rivela Sgarbi,era “due persone”se si accosta la sua vita avventurosa alle opere.Caravaggio era un intellettuale sofisticato,colto,innovatore ma al contempo l’uomo era rissoso,prepotente,un ideale protagonista di un romanzo di avventure spesso poco edificante. Il fatto è che lui era vissuto in un’epoca che in vertità era difficile e violenta, come qualche secolo dopo ben la racconterà Manzoni con le gesta di Don Rodrigo e i suoi bravi.
Ma Caravaggio andava anche oltre i tempi,i suoi contemporanei,pur venerando l’artista,non lo giustificarono.Una cosa è l’arte,e che arte!,un’altra è accettare idee rivoluzionarie ma non certo litigi,processi,baruffe,beffe agli sbirri,e anche duelli.agguati,assassini,fughe.L’opposto della sua pittura che è concentrazione,impegno,coerenza.
Un paragone ardito ma che troviamo spesso è quello con un altro artista “segnato”,un uomo del nostro secolo, Pier Paolo Pasolini,anche per il poeta-scrittore non esisteva un rapporto immediato fra le spoerienze di vita vissuta e quelle dell’opera d’arte.
In verità è molto difficile astrarre sia nelle manifestazioni tecniche che in quelle creative da una realtà fatta di passioni,desideri,incontri,violenze,morti o presagi di morte.
Caravaggio in un processo del 1603, quando era accusato di diffamazione da Giovanni Baglione,disse che per lui quel che contava era l’arte e l’impegno nella pittura e che per lui “valent’uomini” erano coloro che nel giudicare l’artista e la sua opera la pensavano come lui. Niente per lui deve essere mell’arte che non sia nella vita ma soltanto l’arte sa perpetuare nel tempo quel che di dolce incontriamo momentaneamente nella vita.
E quanto di violento e scellerato c’è nella storia del Caravaggio è alla fine un tributo all’esistenza per coglierne l’essenza e ricomporla nell’arte ma non solo formalmente, ma anche in una dimensione morale,umana e cristiana come si evince dalle sue opere. E allora anche chi ha ucciso come lui può tramettere virtù,insegnamento morale profondo e assoluto.Il Merisi è riuscito ad avvicinarsi alla verità delle cose,immortalando nelle sue pitture umili e poveracci più che ricchi e potenti,e ancora giovinetti del popolo bellissimi,vecchi disperati, donne dolenti,un autentico campionario di una umanità sofferente.I suoi modelli erano i ragazzi di strada che poi lui travestiva o ornava,dissacrando il mito.Più che altro il suo scopo era arriavare a rappresentazioni concrete,nemiche del classico.Lui usava queste figure non per un malsano compiacimento o per un gusto estatizzante, quel che contava per lui era realizzareun “buon quadro”.E non per niente in Caravaggio appariva assai vivo lo spirito teatrale.
La sua grande esuberanza vitale non poteva scaricarsi solo nella pittura ed ecco che lo ritroviamo prima in tribunale e poi in carcere.Ora la sua vita è sempre stata costellata di litigi,risse,condanne, ma va anche detto che la sua vita appare come una altern anza di impegni di lavoro e di episodi cruenti.Fugge, viene acciuffato, non rinnegherà mai quel che fa.
Spada e pennello sono i simboli che lo caratterizzano e lui è affezionato a entrambi in ugual misura.
E anche il periodo in cui la sua pittura vede volti di santi rugosi,segnati questi rappresentano il simbolo della povertà,della miseria,dei diseredati,è contrassegnato dl fatto che la chiesa “ufficiale”non approva,si parla di “antiumanesimo caravaggesco”, gli eroi sono umili,l’arte non è più considerata come evasione,ma attinge direttamente alla realtà.
Ma il pittore man mano che raggiunge la verità più profonde dell’esistenza tocca i livelli più bassi dell’abiezione con l’uccisione di certo Ranuccio Tomassoni,e quindi è costretto ancora a fuggire.Non rivedrà più Roma e la sua seconda Roma sarà Napoli dove lavorerà molto in attesa dell’assoluzione. Quindi il trasferimento a Malta dove esegue la “Decollazione del Battista” il più grande quadro del secolo a detta del Longhi.Fu un quadro subito apprezzato anche se contrastava nella sua austerità con l’andazzo del tempo, in Italia ad esempio dominava la spiritualità barocca.
Ma come sempre se dipinge bene…razzola male.E così è costretto a una nuova fuga,lo troveremo a Siracusa,Messina,Palermo che prelude al ritorno non molto fortunato a Napoli dove subirà la vendetta degli uomini vdnuti da Malta.Preme per tornare a Roma dove gli è stato assicurato il perdono papale,ma quando sbarca a Porto Ercole e alla fine,era il 18 luglio “senza aiuto umano….morì malamente come appunto male aveva vissuto”.
I MISTERI SULLA MORTE E LA SEPOLTURA
Come su ogni uomo di mistero anche sulla morte di Caravaggio circolano varie ipotesi, ed infatti il docente universitario Giorgio Gruppioni ne enumera ben sette prendendo a base le
testimonianze dell’epoca.Secondo tre biografi lo vinsero le febbri malariched,per lo storico napoletano Pacelli fu assassinato dopo un patto tra curia romana e cavalieri di Malta.Una terza ipotesi riguarda il suicidio,mentre le note biografe di Giulio Mancini lo fanno morire Porto Ercole,quando aveva circa 4o anni.
Cerchiamo di approfondire alcune di queste ipotesi, ma intanto ne spunta un’altra che legherebbe additittura Carvaggio,Goya e Van Gogh.La morte sarebbe stata causata dall’avvelenamento di piombo contenuto nei colori.Se Goya in umidiva i pennelli con la bocca,Caravaggio posava il cibo nei quadri,si cambiava raramente e le sue vesti erano sempre impregnate di colore, i bocconi che ingeriva potevano essere avvelenati.Il fenomeno si chiama “saturnismo“.L’ipotesi avanzata da un grande esperto come Silvano Vinceti ci dice che molti pittori,tra cui appunto Caravaggio,dipingevano usando a loro insaputa colori tossici:piombo o arsenico.Il saturnismo si aggiunge così ad altre ipotesi che vanno dalla malaria alle febbri tifoidee,alla salmonellosi,alla brucellosi(o febbre maltese),presa ingerendo carni o latticini di animali infetti.
E’ serio indubbiamente il problema legato all’intossicazione da piombo c he colpì molti pittori del 4-500, forse anche lo stesso Van Gogh.La tossicità del piombo può causare problemi psichici,disturbi,scompensi che poi ingigantiscono su caratteri irascibili o instabili.
Quando Caravaggiuo arriva sul lido grossetano dell’Argentario è provato dalle tante ferite ricevute nel tempo,dalle continue fughe affannose, dal pestaggio di Napoli e forse il colpo finale potrebbe averglielo dato la brucellosi che potrebbe aver contratto a Malta.Il tutto aggravato dall’insolazione patita nel lungo permanere in spiaggia.E l’ipotesi sembrerebbe valida visto l’itinerario e il quadro sintomatologico rispetto alla malaria e alla dissenteria. C’è pure chi parlka di morte accidentale(Spazzaferro),mentre Giulio Mancini medico dello stesso artista parla di febbre maligna e di morte di stenti e senza cura.Una ulteriore ipotesi parla di morte per sifilide, del resto lui era un assiduo frequentatore di bordelli.
Un altro segreto riguarda la tomba del pittore,anche in questo caso un altro mistero.Il 20 luglio 1610 fu sepolto nel cimitero di San Sebastiano.Era una grande spiaggia dove veniva seppellita la gente comune,artigiani,pescatori,soldati e appunto forestieri.Attorno al 1950 durante dei lavori di scavo vengono alla luce delle tombe tra cui quella del Caravaggio.Sulla sua cassa c’è una targa con il nome e la data del deceduto.Stranamente nessuno a quei tempi se ne interessa.Il parroco di quel tempo,che tra l’altro custodiva anche il certificato di morte,trasla le ossa in una cassetta più piccola,ma poi non si sa bene dove le abbia collocate, nel cimitero o in chiesa,e si porta il segreto nella tomba.
Si è scavato nell’antico cimitero di San Sebastiano di Porto Ercole rieusmando vari scheletri,sempre alla ricerca dei resti e sono stati esumati nove scheletri compatiili con quello eventuale del Caravaggio. Tre suoi discendenti per via paterna hanno accettato di sottoporsi alle analisi del DNA e cxonfrondole con quelle dei resti si sperava di trovare i resti del maestro.Ma i dubbi purtroppo son o rimasti.
E i misteri continuano.Nel 2001 una archeologa e ricercatrice Giovanna Anastasia aveva trovato in un libro di conti del 1656 l’atto di morte del Merisi che così recitava”Per malattia avvenuta il 18 luglio 1609 nell’ospitale di SantaMaria Ausiliatrice”ma qualche tempo dopo è stato detto che l’atto era un falso, che l’Ospedale non era mai esistito e quindi il documento
sarebbe un falso.
Una ulteriore ipotesi rivela che Caravaggio fu ucciso nel Forte dove erano acquartierati gli spagnoli.
Come vedete sulla morte di Caravaggio persiste il mistero più fitto al di là di quel dato certo che è la sua…morte.
E proprio in questi giorni l’argomento torna alla ribalta con l’annuncio della uscita di “Michelangelo Merisi detto Caravaggio tra arte e scienza”-Vincenzo Pacelli. Un lavoro preparato
con l’ausilio di ben diciotto studiosi tra storici,restauratori,medici e radiologi,oltre che con l’apporto di due esperte dell’Archivio di Stato che hanno trovato documenti che fornirebbero una nuova versione della morte dell’artista.
Un anno e mezzo fa,attraverso indagini di natura genetica,si era pressoché certi dell’identificazione delle ossa del Caravaggio ritrovate a Porto Ercole.Ma Pacelli ora contraddice queste conclusioni. Secondo lui Caravaggio morì a Palo,nei pressi di Civitavecchia,dove sbarcò provenendo da Napoli.Ma il decesso di Merisi non sarebbe dovuto a malattia ma a morte violenta.Sarebbe stato assassinato dai Cavalieri di Malta con l’avallo della Curia pontificia in cui certi componenti avversavano il pittore perché” metteva in discussione i principi della fede dogmatica della Chiesa e trattava le sacre verità senza alcun decoro.”
E allora è meglio chiudere con le parole dello storico Andrè Beme Joffroy”ciò che inizia con l’opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna”.
GIUSEPPE PREVITI