“TERRAFERMA”DI EMANUELE CRIALESE
8 Settembre 2011“A DANGEROUS METHOD”DI DAVID CRONENBERG
12 Ottobre 2011
Carnage
di Roman Polanski è un film pressochè perfetto, una visione che ti lascia un vero piacere per i 79′ di pellicola che confermano la grande maestria del regista,
l’enorme bravura dei quattro attori tutto servito da una sceneggiatura quasi perfetta e tutto sommato corrisponndente al testo teatrale “Il Dio del massacro” di Yasmina Reza da cui è tratta.
Assistiamo a un divertente ma anche ben ragionato esercizio e di regia e di recitazione, con un stile narrativo in tempo reale,e con la macchina da presa che segue la vicenda passo passo dei quattro protagonisti che si muovono,parlano,litigano,eccedono in ogni senso tra le quattro mura di un appartamento newyorkese.
Il caso vuole che due ragazzini undicenni litigano violentemente all’uscita della scuola,e uno colpisce l’altro con una canna di bambù spezzandogli due denti.
Il film inizia con la visita dei genitori del “colpitore” ai genitori del ferito per evitare ogni contenzioso e chiudere la vicenda. Da persone perbene e disposte a collaborare sembrano trovare facilmente un accordo:i genitori del feritore risarciranno tutte le spese mediche a cui andranno incontro i genitori della vittima.
Sembra che possa fiorire anche una simpatica amicizia tra queste due coppie di genitori tipici esponenti della classe media americana.
I padroni di casa sono Penelope e Mic hael: lei,Jodie Foster,è una donna colta,terzomondista,ma si rivelerà un fascio di nervi con tanti sensi di colpa;lui,John C. Reilly,
robusto e un pò ottuso commerciante di casalinghi,è un tipo gioviale e voglioso di apparire disponibile.Infatti hanno comprato,in vista della visita,i fiori ed è pronta una torta.I visitatori sono Nancy e Alan: lei,Kate Winslet,è una elegante donna in affari, che però fatica assai a nascondere sotto modi gentili ed educati rancori e veleni pronti ad esplodere,lui,Christoph Waltz,un avvocato importante assai più interessato ai propri interessi che non al motivo della visita.
L’incontro durerà appunto 79 minuti più che sufficienti per farci assistere ad una autentica discesa agli inferi, con manifestazioni di reciproca intolleranza e ben poca civiltà.L’amosfera che appariva cordiale viene inquinata e poi sopraffatta dall’emotività e mancando i freni inibitori i quattro si scatenano in maniera abbastanza virulenta.Le voci si inaspriscono sempre più, i sorrisi diventano ghigni,ogni argomento è buono per litigare. Aumentano gli attriti,le provocazioni,la rabbia,il disprezzo reciproco.E si assiste alla guerra di una coppia verso l’altra, troppo diverse nel modo di pensare e di vivere,con le donne piene di rancore verso gli uomini,
questi che snobbano le loro compagne “impegnate”,e poi rancori e dissidi esploderanno all’interno di ogni coppia,insomma una debacle completa.
Il film è tratto dalla fortunata commedia di Yasmina Reza “Il Dio della carneficina”, che Polanski trasorma in cinema andando a fotografare le espressioni degli attori
cosa non possibile a teatro.E la chiave di lettura di ogni battuta si impernia sui loro tic,i loro turbamenti,le loro stizze,i loro deliri,i loro malesseri. I quattro inizialmente sembrano recitare un ruolo, quello dei “genitori” ma basta una bottiglia di whisky perchè i quattro comincino a bere. Eccoli allora uscire dalle loro maschere perbeniste, e cominciare a parlare con franchezza e voglia di verità. Non è che cambi molto il quadro,continueranno a dire idiozie, in una sorta di gioco al massacro, nato dal nulla dei loro ragionamenti,e che confermerà la loro infelicità e incapacità.Litigi e riappacificazioni, fatti che condizionano le loro esistenze,un criceto lasciato in strada,i libri d’arte imbrattati dal vomito, gli scontri quasi fisici,le crisi isteriche,gli ubriacamenti, i fiori buttai via, la borsetta gettata a terra, il continuo suonare dl cellulare di Alan a cui fa da contraltare le telefonate della madre del padrone di casa, tutto questo nei 79 minuti. Polanski non ha nessuna pietà per questi personaggi, conduce il gioco al massacro sino alla fine, certo non tenero verso la vita di coppia e neppure ovviamente verso chi rappresenta un’America
impotente e frustrata.
Siamo andati ben lontani dal tema iniziale,una lite tra bambini, il salotto borghese si trasforma in una sorta di ring dove il vivere dei benestanti appare allla mercè di miseria umana,infelicità e solitudine
GIUSEPPE PREVITI.