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1 Gennaio 2020Lucca 196o: il grande jazzista Chet Baker viene arrestato per possesso e uso di droga e condannato a sedici mesi di carcere che dovrà scontare a Lucca . Dopo ripetute istanze
il giudice gli consentirà di suonare in carcere la sua tromba, due volte al giorno, per cinque minuti. E proprio questi momenti diverranno una sorta di appuntamento e di richia-
mo e per chi è detenuto e per chi è fuori. Infatti tanta gente si fermava lungo le Mura dove era posizionata la prigione per ascoltare il divino Baker che suonava.
Questa graphic novel ripercorre quel periodo di successi e eccessi del grande trombettista, il testo è stato ispirato ai fatti che portarono Chet in prigione, ma è anche la storia§
di un uomo, anzi di un artista, che travolto dall’uso della droga rovinò la sua vita. Ma è anche il modo ricordare questo suo soggiorno fra Lucca e la Versilia dove la sera suonava
nei locali della Costa, una vita convulsa tra droga, musica, successo, vita notturna, donne, fan, jazz, note, stress. E rimarranno anche nella storia quei mesi trascorsi forzatamente in carcere dove con la maestosità del suono della sua tromba visse forse uno dei pochi momenti felici della sua esistenza.
Un nome celebrato nel mondo della musica jazz ma purtroppo anche un nome…esecrato per molti versi, questo era CHET BAKER. Un artista che ricevette fasti e onori in Italia§
ma dove anche iniziò il suo inesorabile declino. E Lucca e la Versilia furono al centro del suo tormentato destino. Era giunto in Italia per esibirsi nei migliori locali, ma la sua vita
fu sempre più segnata dalla dipendenza della droga che già gli aveva causato tanti problemi negli Stati Uniti,
Negli anni ’60 soggiornò a Lucca mentre la sera si spostava a suonare alle Focette in Versilia. Fu colto da malore mentre si trovava nel bagno di una stazione di servizio nei pressi
della città, arrestato, processato a condannato dal tribunale di Lucca a 16 mesi che scontò nel carcere di San Giorgio.
Questa è la storia a sommi capi di un genio della musica, di cui fu un grandissimo interprete, ma purtroppo la sua fu segnata dalla dipendenza della droga.
MARCO DI GRAZIA,sceneggiatore e soggettista, CRISTIANO SOLDATICH, disegnatore, affrontano nel fumetto CINQUE MINUTI DUE VOLTE AL GIORNO il periodo della
detenzione di Chet Baker. Questo jazzista tra i più grandi al mondo, viveva per la musica, aveva un carattere dolce e schivo, ma dentro di se aveva un demonio che lo consumava,
appunto la tossicodipendenza. Va detto che la vita di questi artisti era molto intensa, troppe attese, tournee massacranti. necessità di essere sempre al top, ed ecco che per soste-
nersi molti ricorrevano alle sostanze, e certamente Baker fu tra questi.
La legge italiana era assai severa e quando Chet fu processato venne condannato a sedici mesi che passò nella prigione di Lucca, per lui non ci fu nessuna comprensione. Si racconta che una volta processato e internato la sua più grande preoccupazione era quella di poter suonare l’adorata tromba. Il suo avvocato dovette presentare molte istanze
al giudice che alla fine acconsentì che Baker potesse suonare all’interno del penitenziario due volte al giorno, per cinque minuti.
9Nella graphic novel DI GRAZIA e SOLDATICH immaginano che al giorno d’oggi un uomo anziano racconti a un giovane(forse un nonno e un nipote) cosa avvenne a Lucca nei
giorni dopo il processo quando a Chet Baker fu concesso il permesso di suonare. A Lucca e in Versilia vi erano moltissimi amanti e intenditori di jazz, Baker era del resto conosciutissimo, vi era in particolare un grosso gruppo di giovani che amavano il jazz, si erano formati anche dei complessini, aluni erani amici del suonatore. E allora succedeva
che due volte al giorni, in quei pochi minuti, tanta gente si radunasse sulla Mura, li vicino al carcere, per ascoltare le magiche note che uscivano tra le sbarre e si spargevano un po’ ovunque.
I nostri autori non hanno voluto scrivere una biografia, piuttosto hanno voluto rendere un omaggio e un ricordo a un grande artista, scavando dentro la sua vita, nei suoi pensieri, nelle sue ossessioni, nella sua musica, e usando le sue parole, i suoi gesti, le sue note ci hanno voluto dare un ritratto del trombettista.
La vita di Cher fu disordinata e disgraziata, molti, anzi fu lui stesso per primo a dirlo, lo hanno giustificato dicendo che assumeva la droga per vincere lo stress e la paura dei
tanti concerti, ma probabilmente era un carattere debole, salvo quando iniziava a suonare,allora non aveva paura di nessuno. Il periodo che passò nel carcere fu forse uno
dei suoi più felici, ritrovò una dimensione umana e riuscì anche a allietare e chi era all’interno e chi era all’esterno della struttura. I nostri autori ci raccontano che anche
molte delle guardie gli vollero bene e lo aiutarono, ad esempio in un Natale gli permisero di suonare tutta la giornata e lui lo celebrò da par suo. Aveva tanti amici ,Henghel
Gualdi cercò di rendergli omaggio dedicandogli un concerto dalle Mura, e inoltre quando uscì molti musicisti lo accolsero trionfalmente e addirittura fu organizzato un concerto
al Teatro del Giglio di Lucca con lui grande protagonista.
Ancora oggi percorrendo le Mura della città viene da tendere l’orecchio quasi a voler ascoltare l’eco di qualche nota lontana. Questo fumetto ha voluto principalmente ricordare e omaggiare un “artista maledetto”. Baker lasciò l’Italia, riprese a suonare, sempre alle prese con i suoi fantasmi, morì ad Amsterdam il 13 marzo 1988, cadendo dalla finestra di un
albergo. Ma questa è già un’altra storia.
Qui nel graphic novel resta il ricordo di chi ha vissuto quei giorni degli anni’60, resta l’idea di questo “angelo del jazz” a cui i lucchesi vollero molto bene. Non era cattivo Chet
Baker, del resto al tempo del processo lui confessò tutto. rovinando quel che restava della sua reputazione, ma il suo pubblico non gli voltò le spalle. Certamente resta il ricordo di un grande talento sprecato. Ma non raccontatelo a chi visse quei momenti sulle già di per se suggestive Mura di Lucca, con tutta quella gente che correva…..cinque minuti
due volte al giorno ,per sentirlo suonare. E chissà se ancora oggi in certe circostanze un qualcosa aleggia nell’aria…E alla perfezione di quelle note anche l’omaggio di sette disegnatori che hanno voluto ricordare a modo loro il grande Chet.
GIUSEPPE PREVITI