“DUE DI NOI”di MICHAEL FRAYN
18 Dicembre 2011“OCCIDENTE SOLITARIO”DI MARTIN MCDONAGH- TRADUZIONE LUCA SCARLINI-REGIA JUAN DIEGO PUERTA-LOPEZ
22 Gennaio 2012Cast:Francesca Inaudi Lorenzo Lavia Mauro Marino Flavio Bonacci Anna Zapparoli Vincenzo Ferrera Giulio Federico Janni,Cristina Maccà Ippolita Baldini
Riccardo Floris Pietro Masotti – regia di Piero Maccarinelli
Il personaggio di Holly Goligthly fu immortalato in un indimenticabile film, Colazione da Tiffany girato da Blake Edwards con Audrey Hepburn e George Peppard.
Ma il racconto sulla vita della “selvatica”Holly è tratto da un breve romanzo che Truman Capote scrisse nel 1958 e che poi fu ridotto per il teatro da Samuel Adamson.
E’un classico testo del 19oo, ambientato sul finire della seconda guerra mondiale a New York dove è approdata dalla provincia Holly, una ragazza che è stata una lolita precoce, un tipetto assai sveglio e senza troppi scrupoli. Vive in una modesta casetta dell’East Side popolata da una fauna artistica che vive ai limiti della sopravvivenza.
Intorno ad Holly vive una serie di personaggi un pò ridicoli,fanno parte dell’Est End newyorkese, da un agente di Hollywood,a un mafioso italo-americano,dal proprietario di un bar a un ricco diplomatico brasiliano ai tanti occasionali compagni di Holly.
Tutti sono un po’innamorati di Holly che sembra però percorrere la sua strada senza troppo curarsi degli altri,come una farfalla che gira intorno alla luce e non si brucia.Passa da una festa all’altra, viene rintracciata dall’anziano marito che le ricorda il suo passato, vive di espedienti e di prostituzione, ma la sua grazia innata,la sua freschezza la fanno passare indenne tra i tanti guai, un personaggio in perenne “transito”questa Holly. Refrattaria a ogni legame,nessuno la può fermare o legarla in maniera duratura, ma il tutto è accettato perché lei è fatta così.
Questa Holly è un personaggio incantevole dotato di una grazia sorprendente e di una enorme capacità di superare ogni avversità,anche quando perde il bambino che aspetta sin rimette velocemente e ricomincia a vivere.
Suo contraltare nella scena è il giovane scrittore William Parsons, un gigolò nella versione cinematografica,qui un giovane timido,impacciato(forse un Capote giovane)che subisce il suo fascino e la considera la sua musa,ne è fortemente innamorato anche se in una forma che sembra platonica, in quanto lui sembra avere altre preferenze, e poi la cosa fondamentale è che lui è povero e lei ama contornarsi di ricchi.William è trascinato da Holly nel giro delle sue amicizia, gli fa conoscere la via di New York e lui diventa una sorta di spettatore-commentatore ai fatti che si susseguono, con l’aiuto dell’amico confidente,il barista Joe Bell.
L’atmosfera è sempre sottile e frizzante,un alito di freschezza pervade tutte le situazioni pur se i personaggi scaturiti da Adamson/Capote hanno sovente dei chiaroscuri: in Holly la nostalgia per il fratello Fred fa da contraltare alla passione per New York, dove cerca sempre il posto ideale per lei che poi sarebbe la gioielleria Tiffany dove si sente protetta.
Tutti amano Holly ma è lei che non concede il suo cuore a nessuno,solo a Josè lo concederà e verrà tradita.E allora tornerà quella bestiola selvatica che era stata da ragazzetta di provincia quattordicenne, selvatica ma adorabile.Insomma una Holly a varie facce,bizzarra ma simpaticissima, commovente ma anche molto reale.
Piero Maccarinelli ne ricava uno spettacolo più allusivo che reale, ricco di chiaroscuri, tutto sommato con l’intento di farci rivivere questa favola degli anni Quaranta,certo un po’ datata ma che attrae per i forti caratteri impressi ai protagonisti. William l’eterno impacciato e Holly l’irrequieta,lei si fermerebbe e riempirebbe la casa di mobili solo se trovasse un posto come Tiffany la si sentirebbe a casa sua, nel bello, nell’estetico,nel..superfluo, ma attenti lei dice che ci vivrebbe sì ma…senza brillanti che prima dei quaranta anni involgariscono.
Holly è interpretata da Francesca Inaudi che torna in teatro dopo dieci anni con una prova ricca di sfaccettature, la sua Holly è una sorta di Lolita un po’cresciuta un po’ traviata, ispirata più che alla Audrey Hepburn a Marilyn Monroe, anche per essere fedeli alle indicazioni di Truman Capote che sembra volesse nel film appun to la Monroe.Il personaggio indossa grandi cappelli, occhialoni neri, ha contatti con un mafioso,vive del suo aspetto e del suo ingegno,ma è anche per un attimo commovente commovente quando tutto le precipita addosso e appare più fragile di quanto si pensi. Un bel banco di prova per un’attrice e la Inaudi ci riesce pienamente.
Con lei un ottimo Lorenzo Lavia, non è semplice entrare nel personaggio di ragazzo educatino e perbenista che è questo William,sin dalla prima apparizione fa ricordare lo scrittore Capote,Lavia sa destreggiarsi bene in questo continuo altalenarsi tra le bizzarrie di Holly, i propri dubbi esistenziali e la convulsa vita di gruppo.
La messa in scena richiede uno sforzo notevole undici attori sul palcoscenico,ci sono delle caricature un pò grossolane e troppo accentuate, non mancano parole fort e scene di nudità.
Mancinelli, qui assistevamo a una prima nazionale, dovrebbe,specie nella prima parte,sveltire il ritmo,ma nel complesso visto l’impegno di questa produzione se ne può essere soddisfatti.
Molto ricca la colonna musicale, molto Glenn Miller, francamente avremmo ascoltato volentieri anche il tema musicale che caratterizzava la pellicola ,Moon River, che se non andiamo errati era stato mantenuto nella edizione londinese di qualche anno fa.Va bene il differenziare la commedia dal film, ma perché esagerare……..?
GIUSEPPE PREVITI