” I CALZARI DELL’ABATE GIOACCHINO ” e altri racconti – di LAURA VIGNALI- EFFIGI
18 Maggio 2017” LA RAGAZZA DEL TRENO ” di PAULA HAWKINS – PIEMME
23 Maggio 2017Un uomo che vede avvicinarsi il baratro, che cerca con tutte le sue forze di nascondere la sua personalità, di curarsi, ma che indissolubilmente vedrà
trionfare il demonio che è in lui. Questa potrebbe essere la sintesi di Dalla morte in poi di Roberto Carboni.
Un quasi diario di un potenziale assassino che nel presentarsi dice di non cercare né pietà né comprensione ,aggiungendo di non sentire alcun pentimen-
to per quello che ha fatto. Un uomo, Oscar Tozzi, un imprenditore bolognese , una bella famiglia, persona benestante e rispettabile, improvvisamente,
soffrendo di attacchi di panico, vuole vedere chi è veramente. Fin dove si può arrivare nella propria vita ? Lui si considera un insicuro, una vittima della
società, è in cura ma non crede molti nei suoi psicologhi. Tutto in lui cambierà quando si libera da ogni scrupolo, di ogni inibizione, arrivando a uccidere
e allora si palesa la sua vera natura. Soffre di un’ansia continua, i medicinali che assume in quantità servono solo a contenere il suo io ” cattivo”, ma ecco
che la “bestia” che è in lui si scatena, diventa un ” predatore”che colpisce appena può. E nello sfogarsi compiendo i crimini più efferati torna libera la sua
anima migliore di uomo buono con la famiglia, gli amici, i dipendenti.
Roberto Carboni compone questo singolare ” inno alla follia”, che in quanto tale può sfuggire al normale codice di comportamento e di giudizio,. E’ un po’
una costante nelle opere di Carboni il parlare di personaggi psicopatici, molti i ” degenerati”, i ” deviati psichici”, che spesso non sono riconosciuti neppure
dagli psichiatri.
In Dalla morte in poi un uomo vede sorgere dinanzi a lui come delle barriere, dei fantasmi, delle paure, e arriva a dire “occorrerebbe che qualcuno lo vo-
lesse comprendere e non si accontentasse di inorridire dei crimini che ho commesso “.
Di fronte a questa richiesta di aiuto colpisce che però lui non si penta minimamente, ormai ha scelto di vivere questa sua vita che lo porterà di delitto in de-
litto alla abiezione più estrema. In lui è sempre più forte la pulsione di uccidere e quel che colpisce è che la sfida per lui non è tanto con la polizia o con i
medici curanti o con gli amici che cercano di comprenderlo perché forse stanno intuendo qualcosa, ma con sé stesso. E lui compie un viaggio verso l’inferno
quell’inferno che è nel suo animo. E ancora più sorprende, ma forse non è il termine giusto visto il pensiero del protagonista, che lui non sia alla ruicerca
di una assoluzione bensì di quanto più dissoluto e malvagio è in fondo a noi.
Il libro si snoda quindi attraverso un percorso di morte con un crescendo di uccisioni ora programmate ora casuali ma per lui il sangue e la sofferenza altrui
sono diventate ormai una specie di droga a cui non sa rinunciare. E anche il lettore viene messo a dura prova perché deve entrare in questo processo dissolu-
torio, accettarne la perversione più estrema anche se non c’è niente che possa giustificarla, del resto è lo stesso protagonista a ripetere più volte di non consi-
derarsi un pazzo. Un uomo non più in fuga ma he crede di realizzarsi attraverso il male. La scrittura di Roberto Carboni , che è un ottimo docente di scrit-
tura creativa, è cruda, violenta, nera, crudele, ma estremamente efficace. Perché i lettori superino lo sconcerto iniziale di tutta questa violenza morale e ma-
teriale sono costretti a partecipare al gioco della doppia personalità e via via ad appassionarsi al meccanismo. Sembra di assistere alle sequenze di un film
horror. Si susseguono sequenze sempre più terrificanti, ci si può chiedere fino a che limite ci si possa spingere.
Carboni si sta sempre ,affrontando un percoso narrativo tra il noir, l’horror, lo psicologico, tutti temi che si sviluppano in oltre 200 pagine, con il protagoni-
sta che svetta tra un discreto stuolo di altri personaggi, Ma chi è veramente questo Torri ? Un narcisista compiaciuto di quel che fa o una vittima dei propri
impulsi ? L’autore dice alla fin fine che lui è il male, e come tale si comporta una volta che se ne è reso conto e ha deciso di accettarsi com’è. Insieme a lui
tantì altri personaggi, tutti abbastanza delineati e funzionali alla storia, anche se inevitabilmente ” spalle”. D’altra parte il demonio è lui !
GIUSEPPE PREVITI