” LUNA BUGIARDA” DI BEN PASTOR- SELLERIO EDITORE
6 Novembre 2013” STORIA DI MATILDE ” DI GIOVANNI MARIOTTI- ADELPHI
11 Novembre 2013Grazie a un editore sempre pronto a portare qualcosa di nuovo in libreria, Maurizio Gatti per la ObarraO, possiamo apprezzare la ricostruzione della vita che si svolgeva nelle
città del Giappone tra la seconda parte dell’Ottocento e i primi del Novecento. L’autore, Okamoto Kidò, ci mostra scene di vita cittadina, con i vicoli, le case da thè, i negozi,
i bagni pubblciu, i mercati, le locande, le varie categorie sociali con i samurai in testa. Ecco, tutto questo si ritrova nei racconti, che hanno come protagonista Hanschichi.
Lui è un detective nell’antica città di Edo, la Tokio feudale, indaga su fatti criminosi o che comunque abbiano bisogno di una risposta.
L’opera è proposta in due volumi, nel primo incontriamo il fantasma di una donna affogata che terrorizza una giovane signora. In un altro racconto muore sul palcoscenico
trafitto da una lama che non doveva essere vera…In un altro due loschi samurai preparano una vendetta. C’è anche una campana antincendi che di notte si mette a suonare
senza che nessuno la metta in funzione. E ancora una danzatrice viene trovata morta nel letto con un serpente che le stringe la gola. Una bambina sparisce improvvisamente
mentre sta camminando con la matrigna.
Nel secondo volume in una casa di cura si consuma un delitto passionale. Sul tetto di una casa rispettabile viene trovato il cadavere di una bambina. Una tranquilla gita alle
terme si trasforma in una caccia all’assassino. Una cintura stregata galleggia in uno stagno. Il mistero si cela dietro un’aggressiva lontra di fiume. E ancora una dama che si
trasforma in gatto….
Insomma una ridda di casi, alcuni tragicamente reali, altri di stampo surreale, e su tutti il detetctive Hanschichi dovrà indagare.
Una lunga serie di racconti che via via che si leggono ci fanno immergere in una sorta di mondo del passato con il riaffiorare di una antica città. Con le sue casette in legno,
le pareti, le stanze, le finestre e gli oggetti che la animano, e poi la vita per le strade, le botteghe, i venditori ambulanti, gli animali, i panni stesi al sole con file di kimono che
sembrano volare al vento, mentre uomini, donne, bambini animano la scena.
In questo scenario variopinto si staglia la figura del detective Hanschichi creato da Okamoto Kidò, uno dei padri del genere poliziesco in Giappone. Due i volumi dell’edizione
italiana, con quattordici racconti (sette per libro, l’edizione uscita in America era unica)che comprendono molta parte della scrittura di questo autore. Si avvalgono della
introduzione del curatore americano Ian Mac Donald e della postfazione del traduttore italiano Paolo Ferrari. Kidò seppe creare il poliziesco alla giapponese pur se in
lui non mancarono influssi di altre grandi figure del giallo, in primis Sherlock Holmes.
La lettura di queste storie scorre assai piacevole, anche se può colpire una certa ingenuità legata ovviamente ai tempi e ai costumi del Giappone dell”800. Risalta maggioirmente
anche in questo senso la figura del protagonista, un burbero gioioso, spesso ironico, capace di riconoscere i propri errori ma anche sensibile alla necessità di amministrare e
far rispettare la giustizia, ma pronto anche a comprendere i motivi di certe azioni criminose. Come rileva lo stesso autore Hanschichi ha la figura di un attore di teatro Kabuc hi
e certi suoi modi di agire sono tipici di un attore che si sa adattare a qualsiasi situazione. Conosce altrettanto bene le categorie umane, le classi sociali e sa di ognuno individuare
e sfruttare pregi e difetti.
L’altra grande protagonista delle storie di Kido’ è Edo (l’antica Tokyo), siamo verso la metà dell’ottocento, quindi prima della moderna Tokyo. Ci appare una città assai
pittoresca, con strade sempre affollate, rumorose, con i bassifondi pieni di malviventi, vicoli sinistri, insomma un universo variegato che però lo scrittore descrive
con un pizzico di nostalgia e tanto amore.
Kido’ ci racconta di delitti e misteri di un’antica monopoli dell’800 con i vicoli, le case da thè e di piacere, i bagni pubblici, le dimore dei samurai che fanno da
teatro a questi fatti. La lettura di questi episodi legati alla via del detective è assai interessante anche perché ci offre un quadro del Giappone feudale che si sta avviando
a essere una nazione moderna e potente con un posto di rilievo nel mondo. Ma l’autore cerca anche una sua strada nella letteratura gialla con storie avvincenti e
ben costruite, i dialoghi sono realistici, e i racconti pur rientrando come dicono alcuni in una lettura di evasione hanno il pregio di unire l’efficacia della trama gialla
all0 studio e alla presentazione di un periodo importante della storia giapponese.
Kido’ (che è uno pseud0nimo) ha vissuto in un periodo di vasti mutamenti politici e sociali che poi si riflettono sui suoi racconti.L’ispettore Hanschichi, ormai vecchio,
racconti fatti accadutigli in un passato ormai lontano ed è molto nostalgico dei tempi andati. Non si è adattato del tutto alle trasformazioni dei decenni precedenti.
Insomma questi romanzi sono un omaggio alla società feudale i cui ricordi hanno resistito a lungo e il personaggio del detective ne è la riprova. Kidò, di famiglia agiata
poi caduta in disgrazia, conosceva bene l’inglese, ha fatto il giornalista, ha scritto testi storici, lavori teatrali, lui stesso ha fatto l’attore. Ma oggi forse è ricordato più
come giallista che come autore drammatico. Scrisse 69 racconti con protagonista questo detective della polizia di Edo nella metà del XIX secolo. Li scrisse in un periodo
abbastanza breve tra il 1917 e il 1920, molti furono pubblicati a puntate su riviste e giornali.
Queste storie sono ambientate in due città, Edo e Tokyo, stesso spazio ambientale e geografico, ma in due tempi diversi, il nostro poliziotto è sempre presente, e questo è
anche uno dei pregi della serie, come lo è il contrasto che si avverte tra le due epoche.
Non è che nell’antica Edo andasse tutto bene , i crimini non mancavano, ma attraverso queste pagine si riesce a far rivivere il passato e questa forse era l’ambizione maggiore
dell’autore.
Kido’ parlava di una Edo il cui ricordo e la cui conoscenza erano sempre più sbiaditi. Hanschichi, che cominciò ad uscire nel 1917 per cessare nel 1937 quando si avvicina
la guerra, stava intanto conquistando sempre più fan.
Il nostro investigatore da giovane aveva amato la bella vita, poi era diventato un buon poliziotto, muovendosi per tutta la città e acquistando sempre maggior prestigio.
Quando si ritirò in pensione inontrò quello che lo scrittore ha posto come suo alter ego, cioè un giovane letterato che si reca periodicamente a fargli visita e a cui lui
racconta qualcuna delle sue indagini, e durante il racconto si tende sempre a fare un commento sui mutamenti avvenuti nel corso degli anni. Okamoto Kido’ era un
buon intrattenitore che però amava anche ampliare le conoscenze dei suoi lettori, così descriveva feste, modi di vivere, dando anche precise indicazioni geografiche e
riportando altresì molti eventi storici. La stessa Edo è descritta in base a studi assai precisi. L’autore non si è però negato un filo di surreale e così appaiono fantasmi,
mostri, spiriti, animali che si trasformano in uomini. Hanschichi non era alieno dal credere al sovrannaturale, mentre si affidava al suo interlocutore per le cose moderne,
lui…rinunciava a capire.
Era senza dubbio una personalità complessa, obbediente alle autorità e sempre pronto a fare il suo dovere , ma anche ironico, un po’ libertino, forse a ricordo di una
gioventù un po’ dissoluta.
In Giappone la narrativa poliziesca era considerata un prodotto dell’ Occidente e anche Kido’ ne fu attratto, in primis da Sherlock Holmes, ma lui volle creare un perso-
naggio nuovo e adatto ai gusti letterari del suo Paese.
Molti hanno visto comunque una certa somiglianza con il grande investigatore creato da Conan Doyle, ad esempio questi aveva il dottor Watson come spalla, Hanschichi
ha avuto il giovane narratore, e quindi la struttura dei racconti può anche essere considerata simile. Semmai abbastanza differenti sono le trame dei racconti veri e propri.
Comunque Hanschichi fu definito ” uno Sherlock Holmes vissuto a Edo”. Di certo sia Kido’ che sir Arthur Conan Doyle riuscirono a creare dei personaggi “mitici” che piano
piano i lettori presero a considerare come eroi in carne ed ossa.
Sul piano dell’indagine però assai raramente il detective giapponese fa ricorso al metodo deduttivo, agisce spesso dietro le quinte, carpisce brandelli di conversazione,
e poi ottiene la confessione con una serie di domande dirette. Spesso da l’impressione di non interessarsi più all’evolversi della vicenda, ma invece si dedica allo studio
dei vari personaggi che lui poi “conduce”come fosse un direttore d’orchestra. GIUSEPPE PREVITIvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv