” L’UOMO DI CASA ” di ROMANO DE MARCO- PIEMME
18 Aprile 2017” LA POLVERE DEGLI EREDI ” DI RENZO BERTI – ISTOS EDIZIONI
23 Aprile 2017Un concessionario di macchine di lusso viene ucciso nel suo salone. Un sovrintendente di polizia,travestito da frate,assiste per caso alla fuga dell’assassino e
rischia a sua volta di essere ucciso. Una escort di lusso viene assassinata brutalmente nel suo ” studio”, dopo essere stata torturata e seviziata.
Una vicenda assai ingarbugliata, che sembra avere molti contatti con il passato, con un “morto” che sembra resuscitato, con una donna dalle più identità,
ognuna corrispondente a una vita diversa.
In una Milano ghiacciata e sferzata da un vento insopportabile la polizia “brancola nel buio”.
Ma come entra in questa storia Carlo Monterossi, autore di programmi TV di successo, ma anche detective per caso ? Lui ha conosciuto casualmente la ragaz-
za uccisa, l’aveva “rimorchiato” lei,ma tra i due, e senza fare sesso, scatta una grande empatia. Si confidano come due vecchi amici, anzi come due perfetti
estranei, e forse lo fanno proprio per questo.
Monterossi quando apprende della morte della ragazza, avvenuta dopo che lui l’aveva lasciata, ha come un senso di rabbia, di ribellione, sente come una
tardiva responsabilità, ma principalmente sente nostalgia per quei momenti di sincerità che aveva vissuto con la donna.
Lui sente il bisogno di fare qualcosa per lei, e così pure alcuni dei poliziotti che si occupano del caso, un risarcimento postumo a una donna che in loro aveva
suscitato solo tenerezza e gentilezza.
Anche stavolta Carlo Monterossi tra una disputa e l’altra e con la sua agente per vincere il disgusto nello scrivere testi per trasmissioni televisive “spazzatura”
finisce per inciampare in un efferato omicidio. Ha trascorso alcune ore con Anna, una escort di alto rango, tra loro non vi è stato niente, hanno ascoltato musica e parlato,lui si è sentito bene con lei, si è confidato a lungo, ma poi se ne è andato lasciandola che dormiva, probabilmente è stato l’ultima persona che
l’ha vista viva.
Ma chi era Anna brutalmente torturata e poi ammazzata senza pietà ? E perché aveva cambiato tante volte identità ? Da cosa e da chi fuggiva ?
Lui invece è l’autore fortunato che sfrutta quei casi su cui la TV specula senza ritegno. Ora invece si trova coinvolto in un caso reale, provando sentimenti veri.
E così si ritrova a indagare in questa Milano moderna, con i suoi grattacieli, le sue piazzette, i suoi locali di lusso, le sue strade, ma anche con le sue periferie,
i piccoli bar dalla clientela un po’ equivoca, le bische. E nei rispettivi…pianeti ci sono grandi industriali spocchiosi ma anche bisognosi di affetto, gli arrampi-
catori sociali ma anche papponi, balordi, strozzini, immigrati. Una città sottosopra, in cui ora sta infierendo un vento bestiali, quasi a dire che anche la natura
si ribella.-
Anna la escort, Angela, Antonia, ma quanti nomi per una stessa persona e perché ? Angela che leggeva Fenoglio, che si era laureata in lettere, che si era inna
morata dell’uomo sbagliato, che era finita come era finita, ecco perché faceva la vita , ma perché le era toccata una morte simile )
Alessandro Robecchi ” Di rabbia e di vento”: vede che solo alcuni possono veramente interessare a scoprire cosa c’è dietro questa fine. Senz’altro Carlo, detec-
tive ma anche pensatore, poi Oscar, uno che risolve i problemi, insieme sono un po’ il braccio e la mente, poi potremmo aggiungere il sovrintendente Ghezzi
che non sa stare in convalescenza e quindi finisce per guidare questo strano trio, a cui poi si aggiungono rinforzi estemporanei come Meseret, tuttofare di co-
lore”, Serena, la prostituta buona, e naturalmente poi ci sono i rappresentanti della polizia ufficiale.
Tutta gente che crede o vuole credere nella giustizia pur se il sovrintendente Carella dirà a Monterossi : ” …..la giustizia non c’è, se lo vuole mettere in testa
oh no ?….. ma lo scrittore non demorde, continua a battersi, molti i misteri da chiarire, il “tesoro” di Anna da trovare, e non sarà facile in questa Milano dalle
tante facce.
Romanzo scritto con molto estro, pervaso anche da un senso di melanconia, abile nel costruire trame e personaggi, ma qui al Robecchi ironico si unisce un
Robecchi che tra le righe non rinuncia a sferzare questa società in apparenza solo fatta di cattivi ma poi anche con persone ancora dai sani principi. Vedi
appunto il Monterossi, figura singolare, che si circonda di una corte di adoratori ma che sa anche agire secondo giustizia, almeno lui.
Robecchi è un maestro della satira (tra l’altro è uno degli autori di Crozza) ma si dimostra capace di saper toccare corde più profonde, la solitudine ad esem-
pio. Fateci caso Monterossi e molti dei personaggi che lo circondano sono soli, ma loro capiscono che facendo gruppo e facendo leva su una fiducia recipro-
ca qualcosa l’otterranno. Certamente non basta credere nella giustizia, va anche ottenuta, certo trovare il colpevole è importante ma anche questo non basta,
la giustizia dovrebbe essere qualcosa di più alto di una caccia al colpevole.
Un’altra caratteristica dei libri di Robecchi è che vi si studia molto gli ambienti, via via che i personaggi li animano cambia lo stile narrativo, e il lettore si fa
trasportare dall’albergo di lusso al bancone del bar malfamato, dalla squallida cameretta d’albergo della puttana da pochi soldi allo ” studio”della escort di
lusso.,dal dirigente bisognoso di affetto ( o semplicemente di qualcuna che lo stia a sentire) all’italiano per metà etiope e vissuto in Italia,ma il cui
sogno è quello di tornare al suo “Paese” , anche se non lo mai visto.
I libri di Robecchi sono scritti con umorismo al vetriolo, ma rispettando i valori. Monterossi ne è la prova, lui rispetta la prostituta, il vecchio immigrato,
l’autenticità della moglie di Ghezzi, mentre non sopporta i manager rampanti o supponenti, o le teledive che parlano di sentimenti, senza sapere che sono.
Oltre ai personaggi citati va evidenziato sempre il ruolo di co-protagonista di Milano, una Milano dalle tante sfaccettature, forse riportandoci alla Milano
di Giorgio Scerbanenco e Renato Olivieri.
Una Milano rappresentata sia dai bar più scalcinati della periferia come dagli ambienti più esclusivi del centro città, e come la città appare così varia e can-
giante così lo sono coloro che la abitano.
L’autore non ha paura di stancare il lettore,i suoi gialli sono lunghi ma siccome sono anche appassionanti il lettore ha ormai imparato a conoscerlo e lo segue
volentieri.
Incontriamo come già dett0 una vasta fauna umana, a quelli già rammentati potremmo aggiungere imbonitori politici che predicano contro il male salvo essere
i primi a praticarlo, poliziotti ora bravi ora presuntuosi, anche arrivisti. Sullo sfondo delle tante vicende che si incrociano torniamo a Monterossi e alla colonna
sonora di Bob Dylan, che contrappunta i vari momenti della giornata e degli stati d’animo del nostro protagonista. Monterossi è certo un privilegiato, vegliano
su lui la fedele Katrina che lo ha affidato alla Madonna di Medjugorje, ma intanto lo tiene anche bene, mandandogli avanti la casa, curando sia la cucina che il
guardaroba.
LO stile narrativa si fa forte di un italiano quasi perfetto, non si ricorre all’uso del dialetto.
Un interessante cammeo è riservato alla fine del libro al Cimitero Maggiore, dove riposano i grandi cittadini di Milano..
Due cose di cui al titolo, Rabbia e vento. La rabbia profonda è quella che spinge Monterossi a cercare giustizia, il vento è assai violento, insolito per la città,
sembra che Milano abbia bisogno di essere spazzata dalle sue miserie e dalle sue brutture, come del resto questa società in crisi d’identità e di valori.
GIUSEPPE PREVITI