RISCOPRENDO VECCHI FILM: “QUALCUNO STA UCCIDENDO I PIU’ GRANDI CUOCHI D’EUROPA ” DI TED KOTCHEFF – 1978
12 Gennaio 2013RISCOPRENDO VECCHI FILM: “LA SCALA A CHIOCCIOLA” DI ROBERT SIODMAK – 1945
20 Gennaio 2013Cast: JAMIE FOXX CHRISTHOPH WALTZ LEONARDO DI CAPRIO SAMUEL L.JACKSON KERRY WASHINGTON DON JOHNSON FRANCO NERO
Siamo nel 1858, ” due anni prima della Guerra d’Indipendenza” quando si verifica uno strano incontro. Due mercanti di carne umana avanzano nella notte con i loro schiavi in catene quando ecco che vengono fermati da un curioso e azzimatissimo dentista tedesco( un superlativo Christoph Waltz, premiato ai Globe e in corsa verso l’Oscar), il dottor King Schultz, molto corretto nei modi quanto portentoso con le armi in pugno. Un personaggio che sembra talmente fuori della realtà da conquistare subito la passione della platea. Sta cercando uno schiavo nero, Django( Jamie Foxx) che gli servirà per riconoscere alcuni ricercati dalla legge. Ma anche questo personaggio acquista ben presto il ruolo del “mito”, perché al personaggio viene conferito
un ruolo di riscatto di tutta una stirpe fin lì schiacciata e oppressa dall’uomo bianco.
Il dottore e l’ex-schiavo diventano una coppia mirabolante, si specializzano come cacciatori di taglie ( “carne per contanti”) e Schultz spiegherà con molto realismo al suo discepolo che
si possono uccidere i malvagi, la legge ne da ampio mandato e per di più ti paga anche. Per Django soddisfazione maggiore, anche se dalla sua… maschera facciale trapelano ben pochi sentimenti, pur se lui stesso ammetterà che per un nero uccidere dei bianchi e per lo più essere pagato per farlo non è certo cosa da tutti i giorni. E d’altra parte lui stesso come schiavo comprato e venduto aveva provato sulla propria carne quel che si prova a essere considerato appunto solo un pezzo di carne….
I due attraversano tutto l’West, uno West sempre più maledetto dove non è semplice discernere il bene dal male, anche uno sceriffo può essere un bandito su cui pende una taglia, e se si vuole sopravvivere occorre reprimere i propri sentimenti come quando Django è costretto a uccidere un padre davanti agli occhi del figlioletto o come quando devono assistere in silenzio alla punizione di uno schiavo fuggiasco.
La situazione precipiterà quando si mettono in cerca di Broomhilda ( Kerry Washington ) moglie dell’ex-schiavo, comprata da un coltivatore del Sud , un malvagio e razzista Leonardo DiCaprio ). Questi vive in una sfarzosa villa nel sud protetto da vera coorte di pistoleri e guidato da un anziano quanto scaltro servitore di colore ( Samuel L.Jackson 9. Le scene di violenza ora “esplodono”, sparatorie, pestaggi, torture, palazzi che saltano in aria, insomma Tarantino non si e non ci fa mancare nulla.
Nel 1966 Django era Franco Nero, intanto si affermava Clint Eastwood nella triologia western di Sergio Leone. Regista di Django era Sergio Corbucci che con il fratello Bruno firmò anche la sceneggiarura insieme a Piero Vivarelli, e dietro la macchina da presa c’era anche quell’Enzo Barboni che come E.B.Chuster dette poi il via al filone comico-parodistico degli spoaghetti-western.
Tre furono allora gli “eroi” di questi film, lo straniero “senza nome” di Sergio Leone e Clint Eastwood, il Ringo di Duccio Tessari e Giuliano Gemma, e appunto il Django di Corbucci e Nero.
Molto importanti nel successo di queste pellicole furono le musiche, tornando a Django le aveva composte Luis Enriquez Bacalov e molto popolare fu il tema cantato da Rocky Roberts.
Django fu immaginato come un antieroe che impersonava un ex-combattente bianco nordista, che era tornato nei luoghi dove gli era stata strappata la donna amata e la virilità per vendicarsi. Ma arriva proprio quando infuria lo scontro fra un gruppo di messicani e un gruppo di sudisti incappucciati, tutta gente assai violenta e sanguinaria. Ma quanto a ferocia Django non teme rivali, con la sua fida mitragliatrice falcia i suoi avversari a decine, non ha pietà di nessuno.
Quentin Tarantino si è da sempre professato un fan del cinema italiano (il c.d.movie B )degli anni sessanta e settanta, lui è un vero studioso del genere, non disdegna ricordi e citazioni, il suo cinema è ricco di omaggi, di…,”prelievi” più o meno gustosi. Nel suo Django unchained ad esempio le musiche che aprono il film sono quelle originali di Luis Bacalov, mentre per i titoli di coda sono utilizzate quelle di Franco Micalizzi per Lo chiamavano Trinità…. Addirittura ad un certo momento del film appare in carne e ossa quel….Django (Franco Nero) che avrà una dotta disquisizione con il …moderno Django sull’esatta pronuncia del lor nome.
Tarantino ha indubbiamente tratto a piene mani dalla nostra cinematografia, ma non ci possiamo limitare a questo. Lui è un grandissimo regista ma non soltanto perché oggi le ristecniche e di diffusione sono infinitamente maggiori , ma proprio perché è in lui il gusto della citazione, della rivisitazione, della clonizzazione, ma lo in maniera autonoma e originale,ha una grande capacità creativa, sa inventare, o reinventare se preferite, delle situazioni che assumono anche un tono proprio di genialità.
Il modello western, tipicamente americano, gode di grande successo fino agli anni cinquanta/sessanta, poi va in crisi, torna in auge nell’Italia dei Leone & C., ora a che punto è? Tarantino fa parte di quella schiera che guarda volentieri al passato, ne cogli i lati positivi, poi ci mette del suo, dandoci sempre prodotti interessanti, compiuti, sicuramente rievocativi, ma di un vlore proprio, da quel grande autore che è.
In lui sono tipiche e ricorrente delle invenzioni, ora azzeccatissime ora meno, ma importante è che ci sia questa cascata e questa libertà di trovate, non è poi detto che debbano essere sempre “storicamente” valide. Se vi ricordate Bastardi senza gloria addirittura cambiava il finale dell Seconda Guerra Mondiale.
Ci si può chiedere quanto sia storicamente veritiero questo nuovo Django, dove magari non tutto è verosimile, dove però secondo alcuni si fanno più delle citazioni che non delle invenzioni .Se il film appare eccellente nella prima parte ( vedi l’apparizione del carretto da dentista nella scarsa luce della notte ) poi forse si allunga troppo, si affeziona alla figura del protagonista senza macchia e senza paura e per amor di tesi diventa alquanto ripetitivo. Anche le soluzioni “finali” finiscono per non stupire nessuno…
Tarantino interpreta questa storia come un grande affresco, alquanto sanguinolento, di quel periodo puntando su questo uomo nero e schiavo, che si batte per liberare la donna amata dagli schiavisti a cui appartiene, e qui ci mostra un mondo di razzisti, negrieri, uomini incappucciati che lui combatterà sino alle estreme conseguenze. In questo troverà l’aiuto di uno stravagante uomo europeo, un tedesco molto liberal e di idee innovative, che gli spiega i miti germanici e i valori per cui bisogna battersi al di là dei propri casi personali. E i due saranno una coppia di fuoco, e di sangue, violenza, spietatezza se ne fa una grande profusione, quale è difficile vederne nei tanti western spaghetti, ma anche una coppia che si batte per degli ideali, atavici nel pistolero bianco, di acquisizione per il compagno di colore.
Ci possiamo credere o meno, ma ci sembra il senso più giusto da dare a questa pellicola, che poi Tarantino giochi sulla sua voglia di stupire a tutti i costi è un altro discorso….
GIUSEPPE PREVITI