” ALMAS” DI ALICE ORLANDELLI- EFFIGI- 17.03-2023
17 Marzo 2023” BUONVINO TRA AMORE E MORTE” DI WALTER VELTRONI- MARSILIO 24.03.2023
24 Marzo 2023” I care” (Mi prendo cura) ero uno dei principi a cui Don Lorenzo Milani ha ispirato la sua vita. D0n Lorenzo era certo un prete, ma ancor più era un maestro.
Trasferito per punizione dal vescovo,dalla natia Firenze alla località Barbiana,.un piccolo borgo in mezzo ai monti, dove non si studiava per ottenere un voto, ma per crescere liberi e pronti ad affrontare il mondo. Questo era infatti lo scopo che Don Milani si era prefisso, farli crescere cittadini e spiriti liberi.
Quella che doveva essere(o voleva…)una punizione invece fu la possibilità di fare scuola in un modo nuovo e significativo.
Ricorre quest’anno il centenario della nascita di Lorenzo Milani. Era nato in una famiglia anticlericale e si era convertito quando era già grande,nel 1943.
Era nato a Firenze il 27 maggio 1923, per morire nella stessa città il 26 giugno 1967.
In questo romanzo, Don Milani.il Maestro, scritto da Francesca Banchini e Silvia Mannelli, si vuole rendere un omaggio a colui che aveva fatto di un motto I Care (Mi importa)il fulcro della propria esistenza. A Don Milani interessavano questi ragazzi, ” i suoi ragazzi poveri e senza futuro”, che vivevano su un monte che nemmeno appariva sulle carte geografiche, in un paese dove mancava l’acqua e l’elettricità, dove era veramente difficile avere qualche speranza.
Qui capitò, praticamente mandato in esilio perchè considerato un prete “scomodo”, questo parroco di città che invece si adattò alla nuova situazione facendo capire ai suoi nuovi ragazzi cosa fosse la “vera” istruzione da impartire loro, si da divenire dei cittadini responsabili. Questo testo vuole farci scoprire chi fosse veramente Don Milani, quale fosse l’attualità del suo insegnamento, partendo proprio da cosa stava insegnando.
Sarà Michele, un ragazzino che frequenta la terza media, a farci scoprire le azioni di questo sacerdote rivoluzionario. che fanno appassionare prima lui e poi noi, azioni che del resto avevano molto colpito la nuova insegnante supplente di Michele, che conquisterà lui e gli altri parlando appunto di questo sacer-
dote.Don Milani si è sempre preoccupato dei più deboli e ha passato la sua vita a dare un senso a quella degli altri,.ad agire sempre a sostegno dei più emarginati. Lui che era nato da famiglia colta e agiata, in questo percorso compiuto dalla due autrici sulla sua vita sulla scorta dei suoi scritti e dei pochi riferimenti biografici pervenuti, partono dal Lorenzo milanese, prima bambino e poi ragazzo, riuscendo così a entrare e a farci entrare nei pensieri e nei sogni del giovane Lorenzo. Prima che entrasse in seminario già allora avversava il mondo che lo circondava per le troppe diseguaglianze sociali,e questo sarà poi il significato più profondo della sua esistenza, che sarà improntata alla difesa dei diritti dei più deboli.
Lorenzo Milani, di cui ricorre il centenario della nascita, faceva parte di una famiglia anticlericale, la madre era ebrea, non era battezzato. Si convertì nel 1943,quando aveva venti anni. In Italia le prime elezioni libere furono vinte dalla Democrazia Cristiana, l’Italia è tutto un fervore di lavori, però in questo grande sforzo collettivo di ripresa non mancano ampie parti del Paese disagiate, addirittura in miseria. Lui, che nel frattempo era diventato sacerdote, evidentemente sconvolto dalle situazioni che vedeva in prima persona, in quanto era stato destinato a esercitare il suo ministero nella periferia industrale fiorentina.E vede, che pur con i cattolici al governo, le chiese si svuotano, e i poveri sono i primi a andarsene.E allora cerca di riaffermare la presenza cattolica nella società rivolgendosi specie ai giovani, a cui deve essere maggiormente indirizzato l’insegnamento, specie ai più giovani, e ,in particolare ai
più poveri. Lui pensa che solo con una solida formazione culturale possono rappresentare meglio i loro interessi.
Don Milani era per una chiesa che assicurasse la piena dignità a tutti, e quindi avversasse la visione consumistica e privilegiatrice dei tempi. Essenziale era
quindi curare l’anima dell’uomo, ma anche garantire a tutti la pienezza del rapporto economico-sociale. E quindi la formazione culturale del cittadino doveva andare di pari passo con lo sviluppo della fede cristiana. Ma la curia fiorentina non approvò tutto questo e lo esiliò nella sperduta e poverissima
parrocchia di Barbiana,sui Monti Giovi.
Ma si erano illusi che lui scomparisse! Lui inventa una straordinaria forma di scuola con i ragazzi del posto, la cui emarginazione diventa il fulcro di una bel-
lissima esperienza. Scrivono insieme dei libri, e raccolgono i loro pensieri e proponimenti, diventando una voce ascoltata nei dibattiti degli anni Sessanta,Ma la Chiesa non capirà tutto questo, e per il Nostro saranno altri rimproveri. Giovanni XXIII lo definì “Pazzerello”, eppure lui era stato un Papa moderno.
Sarà Papa Francesco a ricordarsi di lui visitando la sua tomba a Barbiana, e a dichiarare che Don Lorenzo aveva servito in modo esemplare il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa.
Francesca Banchini e Silvia Mannelli hanno compiuto un’opera notevole ricordando questa figura, certo controversa ma non meritevole certo di essere allontanata per la visione moderna che lui ha avuto del mondo in particolare della chiesa in cui voleva dare piena visibilità al sacerdozio e al magistero. Del resto lui si sentiva un “maestro” oltre che un prete, e come tale ha accompagnato tanti ragazzi in un percorso che voleva essere una scuola di vita. Il suo obbiettivo era fare crescere questi ragazzi.
Da notare che il libro è stato scritto in maniera da interessare e essere reso. leggibile a tutte le età. “Un libro di vita” che racconta appunto una vita.Se§
fossimo nel campo del giallo, che solitamente frequentiamo, un azzeccato “profiling!” che rivela molte cose.
GIUSEPPE PREVITI
v
significato più profondo della sua vita che sarà improntata alla difesa dei diritti dei più deboli.