” IL GIOVANE FAVOLOSO” di uwsMARIO MARTONE
6 Novembre 2014” MAGIC IN MOONLIGHT” di WOODY ALLEN
16 Dicembre 2014Cast: Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Simon Caudry,Catherine Salée Olivier Gourmet
Il cinema dei fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne sta diventando sempre più essenziale e stilisticamente rigoroso, privilegiando l’immediatezza delle
situazioni e dei personaggi. Ormai il loro cinema nel considerare le miserie della vita si offre spoglio di ogni effetto, con una sorta di ritorno al neo-rea-
lismo con la macchina da presa sempre puntata sugli occhioni della protagonista, una dolente Marion Cotillard. E d’altra parte vuole essere questa
la caratteristica di un cinema che vuole offrire situazioni che coinvolgano l’animo umano.
In questo film si esaminano le conseguenze della crisi economica che si riverbera sui soggetti meno protetti, Sandra/Cotillard dorme nel suo letto quando
non dovrebbe essere a casa, e il marito( Fabrizio Rongione)che al suo rientro la incita a scuotersi e a battersi per salvaguardare il suo posto di lavoro, e
quindi subito ci si pone il tema della pellicola.
Quindi i Dardenne affrontano il tema della condizione operaia in questi anni di crisi e adoprano la macchina da presa per sviluppare la storia come vogliono
loro. Così conosciamo Sandra che era stata a casa per un forte esaurimento lontana quindi dalla fabbrica di pannelli solari dove lavorava con altri quindici
colleghi. Al momento del rientro la proprietà e il caporeparto propongono agli altri un bonus di mille euro se si sobbarcano il suo lavoro cosicché lei verrà
licenziata. Tutti intimoriti e attratti dal denaro accettano, ma una collega di Sandra non ci sta perché la votazione è stata inficiata dalle pressioni della dire-
zione. Ci sono ora i due giorni del weekend(ecco i due giorni e la notte del titolo)per Sandra che dovrà convincere i suoi colleghi a rifare la votazione e farle
conservare il posto di lavoro.
E così si avrà tutta una serie di colloqui con gli altri colleghi che lei andrà a trovare casa per casa, con la visione di un mondo in grosse difficoltà, famiglie
che stentano a fare quadrare i bilanci familiari, quindi non è più questione di solidarietà tra colleghi, ma è questione di dover pensare alla propria famiglia
ed ecco che nella decisione vengono coinvolti mariti e mogli e figli. E qui si poteva evidentemente correre il rischio di scivolare nel melodrammatico o nel
retorico ma i Dardenne si fanno forti proprio della…nudità della trama, con Sandra che gira di casa in casa ripetendo sempre la stessa domanda ” vuoi rifiu-
tare il premio e così io posso tornare a lavorare” ?. L’obbiettivo la segue sempre in primo piano ma sta attento nel mettere in evidenza sempre qualche
particolare che differenze e i vari interlocutori e i luoghi (case, bar, strade, stanze)dove Sandra li incontra.
E tutto questo finisce per coinvolgere lo spettatore che non fa più caso alla ripetitività delle situazioni ma si domanda invece se la donna riuscirà a convincere
il collega. e già vedendone le facce ognuno fa il suo….pronostico. Un altro personaggio che acquista spessore via via che la storia va avanti è il marito,
anche nei confronti di lui la donna è chiamata a vincere le proprie paure e depressioni, lui le vuole bene ma vuole accanto una donna e non un manichino.§
La trovata del film è che è girato similmente a un giallo dove via si succedono le varie testimonianze e dalla somma dei tanti fatti una verità dovrà scaturire
e anche il colpo di scena finale ammesso che sia tale è in linea con la solidità di scrittura di tutto l’impianto.
Sandra è un’eroina dei nostri giorni, rappresenta tutte le donne ma direi tutta l’umanità che non vuole perdere la propria dignità , la propria personalità,, e che
vede nel lavoro un diritto che ti porta poi a ottenere tutto quanto dicevamo sopra. E se anche la lotta che deve affrontare per i propri diritti la prostra terribilmen-
te pur lei non vi rinuncia.
Gli attori nelle maschere ora dure ora disperate ora comprensive di chi loro sono chiamati a rappresentare sono tutti bravi, spicca ovviamente la Marion Cotil-
lard, una grande star del cinema, che non esita a calarsi nei panni dimessi della donna, jeans e canottiera rosa a coste da cui spuntano le spalline del reggiseno
,uno sguardo quasi dolente nel dover affrontare tutto questo calvario, ma anche la consapevolezza che è un calice da bere sino in fondo se vuole mantenere
la sua dignità di moglie e di donna. Una grande interpretazione poggiate com’è sullo sguardo, la parola, lo stanco camminare da una casa all’altra, mai una
posa esibizionistica, mai un andare fuori le righe.
Uno spaccato di vita molto attuale sulle condizioni di vita degli operai, sui comportamenti dei datori di lavoro,il tutto ambientato in un ristretto arco di tempo
e di luoghi, la famosa unità di tempo e di luogo tipica del teatro ma che ben si adatta a questo film di dialoghi e che nobilita una che sarebbe riduttivo conside-
rare solo un inno all’ideologia, i Dardenne essenzialmente fanno del cinema.
GIUSEPPE PREVITI