A PROPOSITO DI GIALLO ITALIANO E DI GIALLO TOSCANO
23 Ottobre 2010IL GIALLO AMERICANO:SE NE PARLA SEMPRE DI MENO….
9 Novembre 2010Il tema non è nuovo, noi stessi ne abbiamo parlato qualche tempo fa, il giallo svedese o nordico in genere continua a suscitare interesse, le case editrici sembra facciano a gara nel pubblicare o…riplubbicare autori svedesi o della galassia
del nord. Un anno, due anni fa si pensò che quello che poi si è rivelato almeno in un caso un enorme successo editoriale,
vedi la Triologia di Larsson, abbia fatto da traino al lancio o al rilancio di tanti autori. Badate bene, per gli intenditori e gli appassionati di gialli era un pò come scoprire l’acqua calda, Sjowall e Wahloo, Mankell,Persson, Lindkvist, Lackberg,
,Holt,Indridasson,Marklund,Nesser erano e sono nomi noti con un loro pubblico di lettori affezionati. Con Larsson il fenomeno è esploso in maniera eclatante e probabilmente ne hanno beneficiato un pò tutti. Quello che sorprende in
questo periodo, in cui tutto sommato si registra una buona offerta di titoli pur se attualmente manca il best-seller,è che
periodicamente si ritorni a parlare dei giallisti del Nord-Europa con titoloni e articoli che raramente vengono riservati agli autori e italiani e di altri continenti. Lo spunto a queste riflessioni ce lo danno due segnlazioni apparse con discreto rilievo su quotidiani di portata nazionale e quindi in grado di fare opinione.
E’uscito per Marsilio “L’uomo inquieto”di Henning Mankell. Siamo arrivati all’avventura finale del commissario Wallander,
un anti-personaggio di gran successo.34 milioni di copi vendute in ottanta paesi del mondo ne testimoniano il grande successo e l’enorme popolarità, anzi vogliamo aggiungere alle considerazioni soprariportate che il successo di questi autori non è limitato solo al panorama italiano ma si è registrato un pò dappertutto. Mankell per lungo tempo ha abbandonato il suo personaggio, circa dieci anni datano dall’ultima avventura, in lui si era verificato il rigetto tipico di tanti scrittori per il loro personaggio seriale , sir Conan Doyle fu il primo di una lunga serie facendo scomparire Sherlock Holmes, salvo poi ripensarci e ricominciare. Mankell dice che non è così facile fare a meno di una propria creatura, e così anche lui non ha resistito al richiamo. Ecco quindi il commissario alle prese con un’indagine che ci riporta ai tempi della Guerra Fredda, ma quel che interessa maggiormente all’autore è sottolineare il rapporto del poliziotto con l’età che avanza, e con tutto quel che ne conseguirà. Wallander ci ha accompagnati con dieci episodi, ai suoi inizi probabilmente
non pensava nemmeno di divenire così famoso, tra l’altro ha avuto la fortuna e il piacere di assumere sul piccolo schermo le sembianze di un regista e attore famoso come Kenneth Branagh e certo anche questo ne ha consolidato il successo. Ma sostanzialmente, a parte l’immagine , Willander è un uomo comune, pieno di difetti e di contraddizioni,
un vero e proprio misantropo, tra l’altro un gran pigrone. Insomma uno come tanti altri, che parla poco, non cerca le compagnie, si ammala come i comuni mortali. Basta questo a decretarne il successo? Probabilmente sì, la fama del noir svedese è che non ha voluto creare degli eroi, ma raccontarci personaggi comuni,presi dalla vita di tutti i giorni.
Mankell e Wallander hanno la stessa età,62 anni, ma non si può dire che lo scrittore abbia voluto creare un proprio alter ego,tante disioncrasie del commissario su donne, amicizie, rifiuto delle malattie o della cura del proprio corpo, non gli
appartengono.
Ma oltre a Mankell questi giorni sale alla ribalta della cronaca un altro autore scedese, Ake Edwardsson, di cui è uscito
“Il cielo è un posto sulla terra”(B.C.Dalai editore): una storia della serie del commissario Eric Winter e del suo team di investigatori. Per i patiti di Stieg Larsson questo nome non è nuovo: in “Uomini che odiano le donne” Blomqwist riceve come regalo di Natale una “Winternovel”, cioè un episodio della serie dedicata al suddetto commissario Winter. Ake Edwardsson è molto fiero di questo omaggio resogli da uno dei più grandi scrittori della c.d.”scuola svedese”del giallo.
Il commissario Winter lavora a Goteborg e con i suoi colleghi si troverà impegnato da una parte in un caso di molestie a bambin i e dall’altra in unaq serie di aggressioni a studenti universitari. Edwaardsson dice di essersi ispirato ai gialli della Sjowall e di Wahloo, creando una squadra di investigatori, con personaggio principale Winter. Una costante abbastanza comune nei gialli svedesi, con i personaggi che si muovono fa un episodio all’altro sviluppando sempre più caratteri e personalità. Una serie intesa come un unico grande romanzo, dando modi ai vari protagonisti, Winter in testa, di crescere di pari passo con il procedere degli episodi. Il tutto servito da un ottimo dialogo e da un processo di tensione crescente via via che le singole indagini finiscono per convergere in un procedimento comune a tutta la squadra.Nel contempo cresce anche la conoscenza dei singoli poliziotti, con la loro vita privata, le loro manie, i loro
problemi.Ma chiaramente la vicenda è imperniata sulla caccia al molestatore di bambini, a quel climna vi violenza che finisce per ammorbare l’intera città.
E’una costante tipica degli autori nordici, saper “leggere”la società, una società alle prese con infiniti problemi sociali, dal razzismo all’alcolismo, dalla violenza sino alla pedofilia, una società che qualche decennio fa era presa a modello
da seguire e che poi si è rivelata ben diversa. E questo gli scrittori lo hanno compreso con le loro storie sempre cupe,
violente, mai nostalgiche di quella che era al massimo un’utopia, ma veritiere, senza sconti per alcuno, ma profondamente vere. Una caratteristica comune a tutti questi autori, o per lo meno alla maggior parte, è che essi cercano di darci il miglior prodotto possibile, con una buona prosa, con una buona calibratura dei personaggi e del-
l’ambiente, senza volerci dare lezioni di morale, ma semplicemente descrivendo dei fatti, lasciando che le cose “accadano”.
Ancora una volta abbiamo parlato di giallo nordico, svedese in particolare, d’altra parte pensiamo che se si vuole sviluppare un discorso critico e conoscitivo non si può che riferirsi all’attualità e ai libri che escono………
del nord. Un anno, due anni fa si pensò che quello che poi si è rivelato almeno in un caso un enorme successo editoriale,
vedi la Triologia di Larsson, abbia fatto da traino al lancio o al rilancio di tanti autori. Badate bene, per gli intenditori e gli appassionati di gialli era un pò come scoprire l’acqua calda, Sjowall e Wahloo, Mankell,Persson, Lindkvist, Lackberg,
,Holt,Indridasson,Marklund,Nesser erano e sono nomi noti con un loro pubblico di lettori affezionati. Con Larsson il fenomeno è esploso in maniera eclatante e probabilmente ne hanno beneficiato un pò tutti. Quello che sorprende in
questo periodo, in cui tutto sommato si registra una buona offerta di titoli pur se attualmente manca il best-seller,è che
periodicamente si ritorni a parlare dei giallisti del Nord-Europa con titoloni e articoli che raramente vengono riservati agli autori e italiani e di altri continenti. Lo spunto a queste riflessioni ce lo danno due segnlazioni apparse con discreto rilievo su quotidiani di portata nazionale e quindi in grado di fare opinione.
E’uscito per Marsilio “L’uomo inquieto”di Henning Mankell. Siamo arrivati all’avventura finale del commissario Wallander,
un anti-personaggio di gran successo.34 milioni di copi vendute in ottanta paesi del mondo ne testimoniano il grande successo e l’enorme popolarità, anzi vogliamo aggiungere alle considerazioni soprariportate che il successo di questi autori non è limitato solo al panorama italiano ma si è registrato un pò dappertutto. Mankell per lungo tempo ha abbandonato il suo personaggio, circa dieci anni datano dall’ultima avventura, in lui si era verificato il rigetto tipico di tanti scrittori per il loro personaggio seriale , sir Conan Doyle fu il primo di una lunga serie facendo scomparire Sherlock Holmes, salvo poi ripensarci e ricominciare. Mankell dice che non è così facile fare a meno di una propria creatura, e così anche lui non ha resistito al richiamo. Ecco quindi il commissario alle prese con un’indagine che ci riporta ai tempi della Guerra Fredda, ma quel che interessa maggiormente all’autore è sottolineare il rapporto del poliziotto con l’età che avanza, e con tutto quel che ne conseguirà. Wallander ci ha accompagnati con dieci episodi, ai suoi inizi probabilmente
non pensava nemmeno di divenire così famoso, tra l’altro ha avuto la fortuna e il piacere di assumere sul piccolo schermo le sembianze di un regista e attore famoso come Kenneth Branagh e certo anche questo ne ha consolidato il successo. Ma sostanzialmente, a parte l’immagine , Willander è un uomo comune, pieno di difetti e di contraddizioni,
un vero e proprio misantropo, tra l’altro un gran pigrone. Insomma uno come tanti altri, che parla poco, non cerca le compagnie, si ammala come i comuni mortali. Basta questo a decretarne il successo? Probabilmente sì, la fama del noir svedese è che non ha voluto creare degli eroi, ma raccontarci personaggi comuni,presi dalla vita di tutti i giorni.
Mankell e Wallander hanno la stessa età,62 anni, ma non si può dire che lo scrittore abbia voluto creare un proprio alter ego,tante disioncrasie del commissario su donne, amicizie, rifiuto delle malattie o della cura del proprio corpo, non gli
appartengono.
Ma oltre a Mankell questi giorni sale alla ribalta della cronaca un altro autore scedese, Ake Edwardsson, di cui è uscito
“Il cielo è un posto sulla terra”(B.C.Dalai editore): una storia della serie del commissario Eric Winter e del suo team di investigatori. Per i patiti di Stieg Larsson questo nome non è nuovo: in “Uomini che odiano le donne” Blomqwist riceve come regalo di Natale una “Winternovel”, cioè un episodio della serie dedicata al suddetto commissario Winter. Ake Edwardsson è molto fiero di questo omaggio resogli da uno dei più grandi scrittori della c.d.”scuola svedese”del giallo.
Il commissario Winter lavora a Goteborg e con i suoi colleghi si troverà impegnato da una parte in un caso di molestie a bambin i e dall’altra in unaq serie di aggressioni a studenti universitari. Edwaardsson dice di essersi ispirato ai gialli della Sjowall e di Wahloo, creando una squadra di investigatori, con personaggio principale Winter. Una costante abbastanza comune nei gialli svedesi, con i personaggi che si muovono fa un episodio all’altro sviluppando sempre più caratteri e personalità. Una serie intesa come un unico grande romanzo, dando modi ai vari protagonisti, Winter in testa, di crescere di pari passo con il procedere degli episodi. Il tutto servito da un ottimo dialogo e da un processo di tensione crescente via via che le singole indagini finiscono per convergere in un procedimento comune a tutta la squadra.Nel contempo cresce anche la conoscenza dei singoli poliziotti, con la loro vita privata, le loro manie, i loro
problemi.Ma chiaramente la vicenda è imperniata sulla caccia al molestatore di bambini, a quel climna vi violenza che finisce per ammorbare l’intera città.
E’una costante tipica degli autori nordici, saper “leggere”la società, una società alle prese con infiniti problemi sociali, dal razzismo all’alcolismo, dalla violenza sino alla pedofilia, una società che qualche decennio fa era presa a modello
da seguire e che poi si è rivelata ben diversa. E questo gli scrittori lo hanno compreso con le loro storie sempre cupe,
violente, mai nostalgiche di quella che era al massimo un’utopia, ma veritiere, senza sconti per alcuno, ma profondamente vere. Una caratteristica comune a tutti questi autori, o per lo meno alla maggior parte, è che essi cercano di darci il miglior prodotto possibile, con una buona prosa, con una buona calibratura dei personaggi e del-
l’ambiente, senza volerci dare lezioni di morale, ma semplicemente descrivendo dei fatti, lasciando che le cose “accadano”.
Ancora una volta abbiamo parlato di giallo nordico, svedese in particolare, d’altra parte pensiamo che se si vuole sviluppare un discorso critico e conoscitivo non si può che riferirsi all’attualità e ai libri che escono………
GIUSEPPE PREVITI