“THIS MUST BE THE PLACE” DI PAOLO SORRENTINO
19 Ottobre 2011“IL CUORE GRANDE DELLE RAGAZZE”DI PUPI AVATI
17 Novembre 2011Quando il cinema affronta un’opera letteraria tanto più è alto il livello di questa tanto più appare complicato stabilire un nesso tra le due.Si finisce per sminuire nel giudizio sia l’autore che il regista. Il cinema è azione,se invece vuole riprodurre il senso dell’opera letteraria che lo ispira finisce per essere troppo illustrativo,poco
efficace.Del resto è più facile ricavare grandi film da opere letterarie mediocri mentre a capolavori della letteratura raramente corrisponde un grande film.
Se consideriamo il Faust di Alexander Sokurov non è certo molto aderente all’opera di Goethe. Se nella riduzione cinematografica isoliamo dei concetti che contribuiscono a fare la fortuna del testo scritto compiamo un’operazione di segno opposto a quello che è il pensiero dell’autore.
Nella prima parte del film si seminano vari semi da sviluppare nella seconda parte, o per lo meno questa è l’intenzione, ma i temi che Sukurov sviluppa ci lasciano freddi ,sembrano scritti a tavolino,sono troppo supponenti. Si sente parlare di vita e di morte,di finito e infinito ma il tutto ha troppo l’aria di essere precostituito a tavolino.Certo si toccano grandi temi dalla vita e la morte ,del finito e dell’infinito, della superstizione e della ricerca, ma cinematograficamente il risultato è modesto.
Faust è uno dei più grandi personaggi della letteratura, dalle dimensioni infinite, ma nel film ci vengono mostrate figure piccole,appiattite,quasi deformi, lo stesso Faust appare goffo,grottesco. I versi che lui pronuncia ci fanno commuovere,nel cinema è difficile ricreare quast’atmosfera e la trasposizione dinematografica finisce non solo nel non ricrearla ma anche non riesce a entrare in sintonia con il personaggio.
Solo nei momenti in cui il regista crea delle situazioni cinematografiche,ovvero scene con movimenti,azioni il film prende quota, con tutto il suo garbuglio di passioni,delitti ,vizi,voluttà proibite e trova l’apice nello svilupparsi del rapporto tra Faust e Mefistofele. Probabilmente per arrivare a questo livello di quasi eccellenza della seconda parte è quasi necessaria quella parte più sofferta e rimpicciolita della prima fase.Sokurov affronta i tormenti celebrali del dottor Faust con immagini di forte presa, abbonda nelle immagini crude e di pieno effetto,insooma si affida al cinema più che alla dinamica intellettuale.Del mondo di Faust da una immagine angusta,soffocante,infetta, i movimenti sono quasi caricaturali,gli abiti stessi ingoffano,ritardano i movimenti.Una umanità promiscua agita le scene,ne evidenzia i pericoli,ne facilità le contaminazioni, non meraviglia quindi che tutto questo mondo appare infetto,imperfetto,anche da un punto di vista mentale.
Il Faust di Goethe occupa un posto di grande rilievo nella letteratura, è concepito in versi,usa con molta dovizia le morfologie poetiche, riesce a rendere naturale quanto di innaturale vi è.Sukurov non vuole fare una trasposizione della tragedia, piuttosto ha cercato una lettura della stessa riuscendo a rendere bene quella che è infine una splendida storia d’amore, pur risultando troppo cerebrale nella prima parte e per difficoltà oggettive e forse anche perchè doveva essere più coraggioso
in questa lettura….
A Sukurov va dato il merito di non aver voluto “attualizzare” l’eroen goethiano, del resto oggi è difficile immaginarsi qualcuno che si venda l’anima in cambio della giovinezza,del denaro e dei favori di una giovane fanciulla.Il suo Faust diviene un piccolo uomo disperato dagli istinti primordiali e egoistici, è un infelice e come tutti gli infelici diventa una persona pericolosa. E giocando su questa infelicità Mefistofele,raffigurato come un sordido e deforme usuraio, stringe il patto con il dottor
Faust per ottenere i favori della bella Margherita,pur avendole ucciso il fratello. E’il trionfo del male,un male con la giustamente minuscola, un male banale che però miete le sue vittime,ne fa delle prede potenziali, e così si snoda il rapporto tra questo povero diavolo tentatore e un mediocre peccatore. Il tutto si svolge in un ambiente soffocante,malsano, angusto, tutto qui è piccolo,deforme ,degenerato.
Un film certamente che fa discutere, con due splendidi protagonisti, Johannes Zeller come Faust e Anton Adasinsky come usuraio, in un cammeo ritroviano una
irriconoscibile Hanna Schygulla. Quello che ci convince meno,appunto considerando il film nel suo insieme, con le sue parti riuscite e le altre meno,è che si dica che mai con tanto merito in questi anni era stato assegnato il Leone di Venezia. In una competizione chiaramente ci deve essere sempre un vincitore, non vogliamo entrare nel merito delle scelte della giuria,se si dice che Faust per una parte di quelli che lo vedono è un capolavoro(e sicuramente ci mettiamo i giurati veneziani)ci sta bene, dire che è stato premiato perchè così si allargano i gusti delle platee ci convince meno,il giudizio è sempre soggettivo,s’intende,ma non va imposto,se il cinema di Sukurov è particolare, destinato a pochi,e anche questo non ci trova consezienti,il cinema è una creazione che deve aprirsi a tutti non restare di nicchia….
GIUSEPPE PREVITI