SCRITTORI DI PROVINCIA
6 Dicembre 2011L’UOMO CON IL SOLE IN TASCA- DI CESARE DE MARCHI-FELTRINELLI
26 Gennaio 2012Tra pochi giorni inizia la seconda edizione del Festival del Giallo organizzato dal club “Amici del giallo di Pistoia”,dal comune di Pistoia e dalle biblioteche San Giorgio e Forteguerriana,Tema di quest’anno “Mafie e terrorismo”(Storie e storia di una lunga scia di sangue innocente), presenti eventi collaterali legati a cinema e teatro oltre che due mostre.
Il Giallo qualunque ne sia il giudizio si è ormai assunto la funzione di raccontare la realtà italiana nelle sue più o meno presunte trame con intrecci,misteri,sospetti,morti,attentati,complotti. Viene pertanto affrontato in questi tre giorni un tema ostico e scabroso che verrà raccontato nelle sue varie forme espressive.
I morti:potremmo partire dai morti per mafia e terrorismo: politici,avvocati,sacerdoti,carabinieri,poliziotti,giornalisti,sindacalisti,insegnanti,imprenditori,giusvaloristi. Molti i “morti eccellenti” ma insieme a loro molti i morti per pura fatalità.Centinaia di uomini,donne,bambini ammazzati durante la loro vita quotidiana,semplici cittadini,figure anonime che nella maggior parte sapevano di mafia e terrorismo solo per sentito dire.Il nostro Paese ha pagato un prezzo altissimo in questa lotta contro mafia e terrorismo ma si è anche battuto duramente per sconfiggerli.Questo Festival vuole essere un tributo a chi in questi anni,dai più noti ai più sconosciuti,si è battuto al prezzo della propria vita ma anche a chi con le proprie opere ha tenuta viva la fiammella dell’informazione.
Libri: parleremo di e con scrittori, cinquanta anna fa usciva il romanzo più noto di Leonardo Sciascia “Il giorno della civetta” che fu la più coraggiosa e pionieristica denuncia della collusione tra mafia e politica.Sciascia appare il promotore dello scrittore animato dalla passione civica,con un romanzo che è un giallo che affronta il tema della mafia.Comunque già in tempi più remoti ci si era occupati di fenomeni come usura,omertà,brigantaggio,contrabbando,racket,truffe edilizie.Sciascia riprende questi argomenti,delinea i personaggi,fa dissertare Don Mariano,boss locale,con il capitano dei carabinieri sul concetto di uomo con la frase-cult “ci sono uomini,mezzi uomini,ominicchi,ruffiani e quaquaraqua…”Sciascia adopera lo schema giallistico(anche in questo è un precursore)aprendo così una strada legata alla creazione di una trama ben complessa collegata alla denuncia dei poteri collusi tra mafia e politica.
Una realtà quella della “mafia romanzata “che si rivelerà in continua espansione.
La mafia:Ma cosa è la mafia?Cosa si evince dai tanti scritti di chi se ne è occupato?Nell’8oo era indicata come una associazione segreta tra ladri,contrabbandieri,contadini e “guardiani rurali”,ma non fu mai solo un fenomeno criminale ,anzi fu spesso tollerata dallo Stato pur rifiutandone le leggi e avversandone le istituzioni.Si fece forte dal dare l’impressione di difendere meglio l’ordine sociale delle autorità del governo centrale.
Presto si trasformò in una organizzazione di controllo del territorio,facendo leva sui clan familiari,sui modelli segreti associazionistici, sulla rete di affari che controlla e che produce.Si fa forte di estorsioni,minacce,ricatti,svolgendo attività lecite e illecite,ricevendo spesso la protezione dello Stato.
La mafia in 150 anni si è connaturata in tutto il Paese con espressioni molteplici,vedi ndrangheta in Calabria, camorra in Campania.
Ci sono state reazioni alla mafia in tutti i tempi,molti hanno pagato con la vita da Notarbartolo a Petrosino,da Falcone a Borsellino,da Chinnici a Libero Grasso. Lo Stato,sin dai tempi del prefetto Mori durante il fascismo,ha cercato di combatterla ma con alterne fortune.
La scuola:Nell’immaginario collettivo Campania = camorra, Calabria =n’drangheta, Sicilia=cosa nostra, però molti avversano queste assimilazioni. In un recente incontro tra studenti di queste regioni e i loro colleghi di 18 scuole superiori di Firenze,argomento la mafia,le sue propaggini a Nord come al Sud.La domanda più ricorrente era “Perché lo Stato non la sconfigge?” A parte le purtroppo arcinote inefficienze statali dal potere giudiziario al mercato del lavoro “il problema principale-rispondono gli esperti-è quanto non viene investito in cultura e istruzione”.Purtroppo c’è troppa cattiva politica, con incensurati che sono in realtà dei capimafia e si fanno eleggere in parlamento.Occorre una forte mobilitazione che parta dal basso per contrastare l’egemonia mafiosa e il consenso che riceve.
La mafia si sa trasformare da un fenomeno di delinquenza a un ingresso continuo nella politica e nell’economia.Occhio ai “colletti bianchi”,oggi in un fase di indigenza e di crisi le mafie,possedendo una grande quantità di denaro liquido,ne possono approfittare.
Occhio anche a certi fascini perversi,ad esempio la mafia è uno dei giochi più popolari delle playstation, molti ragazzi amano fare il mafioso e sterminare gli avversari.
E’in libreria La mafia fa schifo(Mondadori)di Nicola Gratteri(magistrato)e Antonio Nicaso(giornalista)che è un viaggio attraverso le paure,le valutazioni,le speranze che le mafie generano nei giovani di tutta Italia.La consapevolezza è che i mafiosi li possiamo trovare tutti i giorni,nella vita reale,dal panettiere al farmacista,basta individuarne i comportamenti. I giovani invocano la lotta economica contro le organizzazioni criminali,contro gli amministratori collusi,contro i politici,contro gli estorsori.
Carcere duro :Molti i libri che hanno trattato i rapporti tra Cosa Nostra e Stato. Un saggio di Sebastiano Ardita Ricatto allo Stato(Sperling&Kupfer)compie,partendo dalle sue esperienze di magistrato e poi di operatore del dipartimento penitenziario(Dap) una interessante valutazione sull’impatto che il carcere duro ha avuto sin dalla sua introduzione:nasceva come uno strumento che doveva impedire ai capi delle organizzazioni criminali di continuare a comandare durante la detenzione.Era nato da una idea di Giovanni Falcone,poi barbaramente trucidato,e poi portato avanti a seguito delle stragi del 1992.All’inizio non funzionò,anzi provocò una feroce reazione dei mafiosi con una recrudescenza di attentati,da quello di Roma del 1993,a quello di via dei Gorgofili in Firenze a quello di Milano.Lo Stato rispose con una dura repressione pur non andando purtroppo oltre,per esempio sono mancate misure incisive contro il potere economico.In 20 anni il 41 bis è stato molto modificato, ma è stato preservato il principio non solo di togliere la libertà personale,ma anche di impedire ai boss in carcere di continuare a dare ordini.
Certamente la condizione dei penitenziari,il cattivo funzionamento della giustizia non aiutano,si è visto che in questa fase del sistema la malavita continua ad alliganre e prosperare.
Fiction:Naturalmente anche la televisione si è sempre occupata di mafia,basti ricordare i tempi d’oro de “La Piovra”. In “Blu notte“Carlo Lucarelli ha raccontato come la lmafia abbia inflenzato la politica e come questa si sia servita della mafia.E’partito dall’assassinio del marchese Notarbartolo per passare alle operazioni di “pulizia” del prefetto Mori, poi lo sbarco degli americani in Sicilia sino <alle più recenti collusioni tra mafia e politici.E ha parlato di Salvo Lima,di Giulio Andreotti,di Marcello Dell’Utri.Limite del programma la suddivisione sin troppo elementare tra il bene e il male.
L’oggi della mafia: Gianni Barbacetto e Davide Milosa hanno scritto un libro corposo sui boss della mafia e della ‘ndrangheta che vivono a Milano e la controllano:”Le mani sulla città”(Chiarelettere editore),titolo omaggio al celebre film di Franco Rosi,altro precursore dei tempi.I due giornalisti ci forniscono un ricchissimo matrimonio di informazioni dal riciclaggio di denaro sporco al traffico di cocaina,all’usura,al pizzo,alle estorsioni, agli appalti,all’uso dei fondi neri,ai delitti sino a un fastoso matrimonio celebrato nel 2006 tra i rampolli delle più potenti famiglie della ‘ndrangheta in Lombardia.
E dire che l’ex-sindaco di Milano Letizia Moratti come il prefetto Valerio Lombardi ritenevano che la mafia non esistesse a Milano, ma decine di anni prima anche l’allora sindaco Pillitteri diceva le stesse cose. Brutta abitudine negare l’evidenza dei fatti……
Gli affari,gli intrecci politici,gli omicidi. Molto denaro,colletti bianchi al servizio dei boss, rapporti con i politici .Ed ecco le mani della ‘ndrangheta sulla capitale lombarda e sul resto della regione.Troppa mala politica, cene tra mafiosi e uomini di partito, un sistema che si perpetua dai tempi di un certo Michele Sindona…..
Terrorismo: Nell’Italia di trent’anni fa il terrorismo giunse al suo culmine ma presto ne iniziò la fine.Lo stato all’indomani della morte di Aldo Moro costituì una squadra speciale composta da ex-sottoufficiali della Mobile di Napoli, in verità era stata costituita verso la fine degli anni sessanta, poi “messa in sonno” e richiamata in attività quando l’attacco delle BR si fa più violento.Era una squadra di professionisti specializzata nell’estorcere indicazioni e confessioni.Catturano Antonio Savasta,scoprono il nascondiglio di Dozier,smantellano la colonna napoletana,assestano i colpi fondamentali alle BR.
Tutto questo lo troviamo in un saggio-inchiesta di Nicola Rao “Dai pentiti ai “metodi speciali” come lo stato uccise le BR”(Sperling&Kupfer)Contiene gli ulimi 500 giorni di vita,da maggio 1981 all’ottobre 1982,delle Brigate Rosse.Nel libro parlano poliziotti,il brigatista pentito Antonio Savasta,che racconta molti episodi di quegli anni cruenti, ma anche le origini del terrorismo, della vita all’interno dell’organizzazione con una panoramica su paure,liti,amori,tradimenti…
Le stragi:La verità su certi fatti è molto labile,del resto molti scrittori lo hanno testimoniato nei loro libri.Il 2 agosto 198o scoppia una bomba alla stazione di Bologna,causando 85 morti e 2oo feriti.Per il fatto furono condannati all’ergastolo gli ex-terroristi del Nar Valerio Fioravanti,Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.A oltre 30 anni dal fatto la procura di Bologna ha aperto una inchiesta-bis su due terroristi tedeschi legati al gruppo di Carlos tuttora detenuto a Parigi.Sarà difficile che le risultanze-base vengano smentite ma in tutte queste vicende si possono sempre inserire prospettive diverse,con nuove chiare di lettura.Già.sembra di leggere un libro….
Realtà o fantasia:La starge di via D’Amelio trovò presto il colpevole ideale,un giovane palermitano,Vincenzo Scarantino,che si autoaccusò del posizionamento dell’autobomba fatale e indicando altri colpevoli.Ad anni ed anni di distanza si è dichiarato un “falso”pentito che sotto le minacce dei poliziotti(tre oggi sono indagati,il loro capo è morto da tempo)si inventò tutta la storia facendosi imbeccare da loro. Ora ha ritrattato tutto,ha detto di aver parlato per paura e sotto tortura.In base alle sue dichiarazioni più recenti sette imputati,in carcere dal 1993,sono stati rilasciati.Due amici di Scarantino hanno confermato la nuova versione.
Come si vede tanti fatti coperti da un polverone indicibile e ben pochi sono quelli a cui interessa che la verità venga a galla….
GIUSEPPE PREVITI