” LE BRIGATE DEL TIGRE ” DI STEFANO DI MARINO – d/books
22 Agosto 2016” IL CASO MANZONI ” DI FABIO MONGARDI – PARALLELO 45
27 Settembre 2016Tanti i personaggi, tanti i fatti, tante le situazioni nel nuovo romanzo di Gian Luca Campagna, Finis
Terrae, un ” noir mediteraneo “. E’ ambientato in una città immaginaria, Villareale,dietro la quale po-
tremmo anche immaginare una città reale, anch’essa lambita dal mare, Latina, città del resto di residen-
za del nostro autore.
Ma torniamo alla nostra storia, un prete viene trovato ucciso incaprettato all’interno della canonica. Un comi-
tato per l’ambiente che vuole scoprire cosa viene buttato nella discarica,tutto il terreno circostante sembra in-
fetto. Ma è l’assassinio del prete a suscitare curiosità, interesse, anche paura, perchè fa riportare a galla una
brutta storia di qualche anno prima, un bambino, un chierichetto, violentato e assassinato senza che mai sia
stato trovato il colpevole.
Intorno a un giornalista di provincia, un tipo strano più attaccato alla bottiglia che al proprio mestiere., che indaga su quanto sta avvenendo ed è avvenuto in passato, si sviluppa tutta la trama del libro, centrata su una
città che comincia a aver paura perché avvengono troppi delitti, è scomparsa anche una ballerina di night, mentre continuano gli strani traffici intorno alla centrale a biomasse. Poi c’è un gruppo di amiche sull’orlo
della…pazzia perché tradite dai mariti, e in mezzo a loro una commessa, che nonostante le troppe delusioni,
continua ancora a cercare l’uomo ideale.. E ancora un ex-calciatore pieno di vizi, un ex-militare serbo-croato,
ormai specializzato nel calcio scommesse, nel fornire puttane e enteineuses, un personaggio tra i più vivaci
del racconto, tra l’altro con un passato da cecchino nelle guerre che hanno insanguinato il suo paese.
E sullo sfondo la città avvolta dallo scirocco, contrassegnata da una posizione che la vede lambita dal mare,da
acque paludose, da distese di macchia mediterranea, quasi quasi una sorta di finis terrae”.
Finis terrae è il titolo che Gian Luca Campagna dà al suo romanzo quasi a voler indicare i limiti territoriali di
uno spazio che è fissato da una parte dai laghi salmastri e dall’altro dal mare, in mezzo la terra. Campagna vive
a Latina, una città che vive al centro di un territorio assai bello che in parte ha conservato la sua natura selvaggia e assai affascinante, ma che purtroppo ha anche patito le ingiurie e le incapacità di chi vi abita nel
valorizzarla.
Il nostron autore ambienta così la sua storia in un luogo che non chiama Latina, ma Villareale, ma le analogie<
sono evidenti. Una città di provincia immaginaria, con una borghesia apparentemente vogliosa di fare ma piena di affaristi, gente senza scrupoli, falsi benefattori, viziosi. Se poi in questo magma dai cattivi odori si
scatena anche la furia omicida ed ecco che i precari equilibri saltano. Ma soltanto l’ostinazione di un cronista
, che può contare solo su un vecchio questore e alcuni ancora vogliosi di battersi porterà a delle soluzioni.
Romanzo d’inchiesta, romanzo-verità sulla stregua delle tante Roma o Milano criminali, Gian Luca Campagna mescola realtà e fantasia, confezionando un noir assai duro e senza fronzoli. Si va dall’ecomafia al commercio
dei rifiuti illeciti. dal calcio scommesse al sesso alla droga, il tutto sotto l’occhio compiacente di una politica miope e sottomessa, e peggio ancora corrotta.
Il romanzo è scritto in maniera molto realistica, tanti i personaggi, tanti i dialoghi, si vede che il nostro autore
proviene dal giornalismo, la prosa è concisa e secca, conferisce all’opera un tono fluido, anche le descrizioni
dei vari personaggi sono spesso appena tratteggiate, non si eccede in ritratti di maniera, piuttosto colpisce l’aria cinica che pervade un po’tutti, il cinismo sembra la regola di vita di questi signori e signore, che sembrano non accorgersi minimamente dei propri difetti.
Questo romanzo prende spunto da fatti veri accaduti in tempi lontani e mai risolti, fatti che però hanno germo-
gliato nel tempo tutto il male possibile.
Sarà il protagonista di questo romanzo, Angelo Corelli, un cronista di Villareale, uno sciupafemmine, un uomo
dedito un po’troppo al bere, ma sostanzialmente una persona giusta e amante della verità, a dare retta alla
propria vocazione di sbirro e andare a caccia della verità.
Corelli ha la funzione della voce narrante in un contesto assai crudo dove alla fine, a onta che il proscenio
sia sin troppo occupato, quel che balza evidente è la solitudine dei vari protagonisti, che risulta per il modo
in cui uomini e donne si comportano, pensando ognuno al proprio ego. E al degrado di come si vive corrispon-
de il degrado di questi spazi della natura che dovrebbero essere salubri e vivibili.
Un romanzo forte dove si intrecciano tanti aspetti della vita di una città, aspetti purtoppo sempre più tetri e
angoscianti, quasi a precorrere la fine della terra.
GIUSEPPE PREVITI