” UNA RAGAZZA AFFIDABILE” di SILENA SANTONI – GIUNTI
23 Giugno 2018” IL METODO CATALANOTTI ” DI ANDREA CAMILLERI – SELLERIO
26 Giugno 2018Qu, le manalcosa di sconvolgente sta succedendo tra le montagne, un delitto orrendo viene scoperto tra boschi e pareti rocciose, si teme che un
serial Killer sia all’opera e del caso se ne occuperà il commissario di polizia Teresa Battaglia, specializzata in profiling. Siamo nel bosco
di un’immaginaria Traveni, dove è stato rinvenuto il corpo orrendamente mutilato. E’ adagiato sull’erba in posizione supina, le braccia
lungo i fianchi, le mani su un cuscino di muschio, tra le dita qualche petalo di fiori, le vene svuotate, le membra rigide. E’ come se fosse
stato dipinto un quadro con la prevalenza del colore rosso. La scena è rimasta intatta perché il gelo ha mantenuta integra la conservazione del corpo( o di quel che ne è rimasto),
Cominca a indagare il commissario Battaglia abituata a scandagliare e analizzare il peggio dell’animo umano. Il caso si presenta subito
difficile, a prima vista sembra che abbiano agito due persone diverse, una lucida e determinata nel posizionare e mostrare a tutti il cadavere( e lo scempio( punitivo?) che ne ha fatto, l’altra che agisce di puro istinto, ma un istinto bestiale, con la voglia solo di uccidere,
non rendendosi neppure conto di essere in luoghi dove tutti potevano scorgerlo.
La Battaglia, una donna non più giovane, forte almeno in apparenza, verrà coadiuvata da un giovane ispettore con cui instaurerà una sorta di rapporto protettivo-competitivo,, e dal resto della sua squadra che ,le è affezionatissimo.
Individuata la vittima,ora ci sono da ricostruire le modalità con cui si è arrivato a questa tragica messa in scena per capire i motivi dell’esecuzione, con il timore anche si tratti del gesto di un possibile serial killer.Ma per rispondere a questi quesiti occorrerà studiare
questa comunità montana, tutta arroccata in se stessa, chiusa nei suoi segreti e del presente e del passato, perché forse è proprio in quanto è successo molti anni prima che si cela la soluzione di quanto sta accadendo.
Ilaria Tuti è una predestinata, basta leggere i risvolti di copertina del suo romanzo Fiori sopra l’inferno per vedere come la casa editrice
Longanesi quando ha ricevuto il manoscritto di questa scrittrice esordiente ha deciso di darle fiducia, procedendo poi alla pubblicazione,
e già ritenendolo un libro destinato al successo.
Uno stile narrativo abbastanza originale, direi volutamente “arido” nel riprodurre i caratteri, gli animi di questi abitanti di un piccolo borgo di montagna, dove tutti si conoscono e si coprono a vicenda, come è tipico delle comunità chiuse in se stesse. Una storia ben
confezionata, non si ricorre a tanti colpi di scena quanto a un ben ritmato raccontare di tutto un susseguirsi di azioni compiute dai vari
personaggi che animano la vicenda. Diremmo un libro descrittivo a ragion veduta, perché qui la natura è una delle co-protagoniste della
storia ma anche un punto concreto nella costruzione dei personaggi.
Certamente protagonista principale è questa inedita commissaria, una donna di sessant’anni con grossi problemi di salute, ma determinata, piena di grinta, non fa sconti a nessuno, superiori, colleghi, autorità. E’molto abile nel capire cosa faccia muovere il killer,
e delineando prima un profilo perfetto e poi sforzandosi di capire motivazioni e comportamenti, assicurandosi che espii la sua colpa
ma che non lo si consideri come una bestia, anche lui fondamentalmente è una vittima.
Teresa è capace anche di gesti di bontà e di generosità, vedi come tratta i bambini, altre vittime della brutta aria- non atmosferica, ovvio!-
che gira in quei luoghi.Ecco forse questi bambini sono anche troppo ” schematizzati” , sembrano tutti dei “soldatini”, tutto certo è funzionale allo sviluppo della trama, ma forse si poteva renderli u po’ più allegri… in considerazione che sono tanti, tra quelli che vivono
nella Traveni di oggi, e quelli che invece hanno fatto parte del passato, quegli anni’60 essenziali a spiegare quanto avviene oggi.
Fiori sopra l’inferno, opera prima come già detto, riesce a coinvolgere il lettore in una maniera abbastanza innovativa : qui c’è un assassino che uccide senza pietà, anche se rivela una personalità complessa, difficilmente comprensibile. Uccide comportandosi quasi
§piùda bestia che da essere umano, però compie anche dei gesti che quasi vogliono far vedere chi era la vittima e perché ha meritato la
morte.,
La nostra autrice da molta evidenza all’esecutore del male e al male in sé facendone i punti centrali della vicenda.Ma nella storia poi si
impone un altro personaggio, il commissario Teresa Battaglia. Basta pensare alla descrizione che ne fa la Tuti, quando lo sprovveduto
ispettore Marini sta per giungere al suo cospetto: …..Una vecchia ingabbiata in un giaccone lungo quasi fino ai piedi. Era impossibile
non notarla:portava i capelli tagliati a caschetto, la frangia lunga fino agli occhi, di un rosso artificioso che stonava in quell’armonia
naturale di toni delicati…La donna doveva essere una testimone “.
Ed ecco un altro goffo tentativo dell’ispettore: ” Fu la vecchia a rispondere…..Un viso segnato dall’età e da una durezza che preannunciava un carattere altrettanto spigoloso”.
Beh ditemi voi quale scrittore/scrittrice va a presentare così il suo o meglio la sua protagonista ? Un atto di coraggio, ammettiamolo,
rispetto agli stereotipati commissari che occupano in quantità i nostri Gialli. E notiamo con perplessità che stanno aumentando le
…..commissarie, ma sempre tutte o quasi con comportamenti altrettanto scontati. Ecco, in questo libro si è dato vita a un personaggio
nuovo, “ruvido”(come è un po’lo stile di questo libro), ben intonato certo con i luoghi dove si svolge la vicenda, ma il carattere, il saper
discernere il bene e il male, ma particolarmente il male, sono tutti elementi da evidenziare.
Teresa Battaglia ha grossi problemi alle spalle, ora non sta bene, ma anche questo contribuisce a farne un personaggio vivo, reale,credibile, certamente anche per l’età e l’anzianità di servizio è attendibilissima nel suo modo di dirigere le indagini, prefetto
e questore la stanno a sentire come scolaretti…Il personaggio “prende” perché ha una vita al di là della professione, sia pure con
tante ombre dovute al fallimento del matrimonio e alle cicatrici che ha lasciato in lei.Questo la porta a essere essenzialmente dura
di carattere ma anche esposta a cattivi ricordi che le rovinano l’anima e i pensieri. Questa la porta anche a “difendersi” dai tanti
uomini che la circondano, anche se i suoi poliziotti si butterebbero nel fuoco per lei. Resta una zona oscura in lei, un male interiore
che l’affligge ancor più di quello fisico, e che però forse ,le fa anche capire che arrivare alla pace interiore, alla verità ,alla serenità non
è affatto semplice.
Un libro da leggere, non facile ma anche interessante per come ci viene narrato, per come sono presentati i vari personaggi, con una
protagonista scolpita…con l’accetta(siamo in montagna o no ?), su cui ci siamo soffermati, perché ci è sembrata un valore aggiunto
alla storia.
GIUSEPPE PREVITI