YOUTH (Giovinezza) di PAOLO SORRENTINO
4 Giugno 2015” IRRATIONAL MAN ” di WOODY ALLEN
23 Dicembre 2015Cast :Brad Pitt, Shia Laboeuf,Logan Lerman, Alicia von Rittberg,Jon Benthal,Scott Eastwood, Michael Pena, Jason Isaacs
Don Collier (Brad Pitt), sergente che comanda un carrarmato, a un certo punto dice: “Gli ideali sono pacifici, la storia è violena “. Siamo nella Germania del 1945,
si combatte ancora strenuamente, i tedeschi non si vogliono arrendere. A far parte dell’equipaggio arriva il giovane Norman (Logan Lerman), un dattilografo che
dal lavoro di ufficio si trova sbalzato in prima linea. Lui, a differenza dei suoi cinici e spietati compagni, non vorrebbe uccidere e non capisce la gioia dei suoi compagni
nell’essere così crudeli e violenti.
Ma la pellicola di David Ayer ci vuole dimostrare che se gli ideali possono essere pacifici purtuttavia la violenza può essere necessaria. Il ragionameneto lo sviluppa
nell’andamento del film, dove all’inizio si scontra la ruvidezza e la cinicità del sergente con la sensibilità del ragazzo. In questo si susseguono brutalità, sopercherie e
assassini anche a sangue freddo. Questo in particolare quando Don costringe il nuovo arrivato a sparare alla schiena a un tedesco che si è arreso. Ma Ayer ci fa vedere
la scena dal punto di vista di quella che è la “vittima” virtuale del fatto, ossia Norman. Un altro capitolo vede i nostri entrare in una cittadina tedesca tolta ai nazisti
a prezzo di duri sacrifici. Qui viene evidenziato un altro aspetto della personalità di Don, non più rude assassino, ma preoccupato di recuperare la sensibilità del giova-
ne anche grazie all’incontro con due tedesche che servono per dare serenità e speranza. E il sergente per difendere questo clima idilliaco non si periterà di affrontare a
viso duro i suoi compagni che in questa occasione fanno a gara a mostrare il peggio di sè.
La storia volge all’epilogo, il carrarmato resta bloccato a un crocevia e il sergente e in suoi uomini si sacrificano per rallentare il passaggio di una compagnia di SS.
Ne segue una battaglia feroce, cannonate, colpi di mitraglia, muoiono a grappoli compresi i nostri eroi, eccetto Norman che in un finale a tinte meno truci viene
salvato da un giovane soldato tedesco. Insomma da tanto sangue a un barlume dì speranza.
Fury è un grosso film di guerra, sembra di essere tornati a memorabili pellicole di trenta e passa anni fa.Don è una macchina da guerra, guida il suo carro armato
d’assalto attraverso un’Europa che sta risalendo dalle campagne d’Africa con obbiettivo Berlino. La situazione dei tedeschi è disperata, le città sono ridotte a cumuli
di macerie, combattono anche i bambini,ma il potere hitleriano non si arrende, via via si scorgono figure di impiccati, coloro che hanno tradito il nazismo, e poi la
tecnologia delle truppe è pur sempre notevole. Conosciamo l’equipaggio di Don, uomini ormai rotti a tutte le esperienze ma non cattivi, a cui si aggiunge un giovane
dallo spirito tutt’altro che guerriero. Compiranno varie esperienze che servono anche ad iniziare il ragazzo a ogni forma della vita, dove il bene e il male hanno confini
sempre molto labili, sino poi al final dove gli uomini ormai compatti decidono di sacrificarsi per il bene dei loro compagni che stanno arrivando.
E’ un film di grosse qualità, ricorda i più grandi classici del genere, sempre a mezza via tra il mito e la realtà, i buoni da una parte, i cattivi dall’altra, che cadono come
mosche, tipo film anni cinquanta. Anche l’assortimento umano è abbastanza eterogeneo, il comandante è un duro ma non è cattivo, e lo stesso dicasi del suo equipag-
gio. Punti base del film le battaglie, tre, con un lungo episodio in una casa di una cittadina occupata, dove la presenza di due donne produce un clima di tensione e di
malessere dove forse un pò di ironia non avrebbe fatto male.
E’ un film violento, la legge della guerra non risparmia nessuno, neppure i soldati americani sono immuni da azioni violente, l’assunto è sempre quello, pur di fare
trionfare il Bene ogni mezzo è lecito. C’è una frase che pronunciata oggi fa pensare ” quella contro il nazismo resta l’ultima guerra giusta”…..
M olti i riferimenti a film del genere, da Salvare il soldato Ryan a Il grande Uno rosso a Lebanon, ma si può andare a tutta una cinematografia americana anni ’50
e ’60, spesso autocelebrativa, ma sicuramente di alta qualità tecnica. Film d’azione ma per lo più realizzato con una visuale che parte dall’interno del carrarmato si
da far vivere allo spettatore le scene di guerra da un punto di vista assai particolare. Buono il cast, Brad Pitt, eroe disilluso, in testa.
GIUSEPPE PREVITI