GIALLO ALL’ITALIANA: 1940-1960- ANNI CINQUANTA:CARLO EMILIO GADDA
1 Aprile 2011“LA PORTA SULLE TENEBRE” DI MASSIMO PIETROSELLI-MONDADORI
20 Aprile 2011Nell’immediato dopoguerra frornano in auge i “gialli radiofonici”, nel 1949 registriamo un vero boom, legato anche alla messa in onda di nomi illustri quali Maigret e Padre Brown. Sulla scia del successo vari autori italiani v en gono proposti da D’Errico a Ciabattini a Tanzi e siamo negli anni tra il 1950 e il 1958.
Intanto iniziano le trasmissioni in televisione, il genere giallo è tra più sfruttati ricorrendo a schemi collaudati, vedi le commedie di Giannini,Anton,Donini,Tanzi,Ciabattini.Nel 1958 Daniele D’Anza gira “Aprite,polizia“, una serie di sei originali per la televisione. Seguirà una vera e propria invasione di telefilm, molti stranieri, con protagonisti Alfred Hitchcoch e Perry Mason.
Nel 1959 giunge la risposta italiana con un programma a quiz, Giallo club,ideato da Cianbricco e Casacci, protagonista Ubaldo Lay, il famoso tenente Sheridan. 36 episodi unici, quattro teleromanzi per 21 puntate, 13 anni di produzione.
Quanto al cinema, se torniamo agli anni Quaranta e seguenti, la produzione non si ferma praticamente mai.Molti celebri romanzi vennero riportati sul grande schermo, vedi “Ossessione”(1943-Visconti) e “Il cappello del prete”(1944). Nel 1946
sullo schermo “Il Testimone”,diretto da Pietro Germi, “Il bandito”di Alberto Lattuada, “Cronaca nera”di Mario Bianchi.
Ancora Pietro Germi con “Gioventù perduta”, un misto di n oir e di denuncia sociale. E ancora di Germi si vuole ricordare
“La città si difende”(1951). Esordisce nel 1952 Luigi Comencini con “La tratta delle bianche”fortmente ispirato dai noir americani. Una commedia gialla “Vacamze col gangster”(1951) è di Dino Risi, un poliziesco per i più giovani.
Un altro filone si ispira a casi drammatici realmente verificatisi,tra questi “Processo alla città”(1952)di Luigi Zampa, ispirato al famoso caso Egidi “Ai margini della metropoli”(1953-Carlo Lizzani).
Nessuna di queste pellicole appare compiutamente risolta ma sono pur sempre il segnale di un filone “in formazione“, derivato da modelli americani e francesi, ma onestamente non si può certo dire che esista nel cinema un “giallo all’italiana”.
Le cose cominciano a cambiare con “L’accusa del passato”(1957) di Lionello De Felice, con Gino Cervi nelle vesti di un
commissario di polizia e costruito sulla falsariga di un giallo classico. Da citare “La sfida”di Francesco Rosi, al suo esordio,un film con concessioni alla cinematografia americana di matrice gangsteristica.
Ma il film che fa compiere il salto di qualità al poliziesco nazionale in versione cinematografica è “Un maledetto imbroglio”
(1959)di Pietro Germi. Chiaramente ispirato al romanzo di Gadda “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”(1957).
A onor del vero lo stesso Germi dichiarò che nella sua riduzione del romanzo originale era rimasto ben poco e oltre tutto
il film indica un colpevole del misterioso assassinio di una signora dell’alta borghesia in un palazzo del centro.Nel libro infatti non sapremo mai chi è l’assassino perchè l’indagine del commissario Ingravallo(nel film uno strepitoso Pietro Germi)è una metafora filosofica sulla vita che per Gadda è solo ambiguità e mai certezza.Invece nella pellicola si offre una soluzione plausibile.
Il film gioca pertanto sull’indagine di questo malinconico poliziotto, che ostinatamente cerca la verità, e mettendo così in evidenza l’intreccio giallo della storia. Secondo Alberto Moravia si tratta del primo vero film poliziesco italiano, vengono messi da parte i modelli d’oltre Oceano e d’oltre Alpe e possiamo assistere a una vicenda che ci riguarda da vicino, con un delitto “nostrano” e un comportamento della polizia altrettanto rispondente alla realtà. Del resto Germi aveva voluto far scattare i meccanismi che supportano un intrigo. Germi aveva dichiarato di essere un accanito lettore di gialli e di avere da tempo l’intenzione di girare un “giallo all’italiana”. Spesso si sente dire che in Italia non esistono ne una letteratura ne un cinema poliziesco, in un certo senso si vuol rimarcare la nostra incapacità nel realizzarli. Ebbene Germi aveva voluto provare….
GIUSEPPE PREVITI