GIALLO ALL’ITALIANA(1940-1960): LE COLLANE PRINCIPALI (3)
30 Marzo 2011IL GIALLO ALL’ITALIANA(1940-1960): AUTORI ITALIANI UN FLOP-SERGIO DONATI(5)
1 Aprile 2011GUGLIELMO GIANNINI
La Mondadori lancia una nuova collana “I libri gialli” affidandosi a quattro autori italiani, Giannini,Ciabattini,Donati ed Enna, ma sarà un autentico fiasco.Partiti tra il 1954 e il 1956, la collana chiude già nel 1957 con “Viatico per matrimonio”di Franco Enna, e per oltre 10 anni nessun autore italiano vi sarà più pubblicato.
Nel 1936 per la Cesa Guglielmo Giannini diede alle stampe “Anonima fratelli Roblott”, nato come dramma giallo. Nel 1954 la casa editrice Mondadori riprone l’autore napoletano e il suo testo con le illustrazioni di Sarno.Giannini è divenuto nel frattempo un noto uomo politico. Come già detto Giannini lo aveva scritto per il teatro, con pochi personaggi, privilegiando i dialoghi, scene tutte in interni, atmosfera cupa e oppressiva. Un lavoro ispirato alle degenrazioni del mondo capitalistico,
pieno di cinismo e di malaffare, tutto accade in nome del dio-denaro. Giannini inserisce un “io-narrante”, un testimone disinteressato, un amico del poliziotto che conduce le indagini. Una indagine che si rivela subito estremamente diificile riguardando ambienti pieni di segreti e omertà ma anche ricchi di vendette.
Altro dramma poliziesco del Giannini è “L’angelo nero”, anche qui si ricorda un’origine teatrale con una “prima”nel 1935,mentre verrà edito da Ceschina nel 1958. Qui si offre uno sguardo sulla recente quanto tragica storia europea,protagonista “L’Angelo nero”colpevole dell’asassinio di alcuni uomini politici. Una vicenda drammatica ricca di risvolti politico-sociali, in netto contrasto con gli orientamenti degli anni ’50.
GIUSEPPE CIABATTINI
Nel maggio 1956 debutta con degli inediti protagonisti, i “mendicanti-detective” Tresoldi e Boero. Giuseppe Ciabattini,
toscano,è commediografo,attore teatrale, di cinema e anche radiofonico.Infatti i due simpatici barboni erano apparsi in alcuni sceneggiati polizieschi trasmessi alla radio, che adesso vengono riproposti in due romanzi. Ne rimane l’origine radiofonica testimoniata dal largo spazio lasciato ai dialoghi. La Mondadori in appendice a “I capolavori del giallo” pubblica a puntate i racconti tratti dalla prima serie radiofonica. Hanno gran successo e nel 1956 esce il primo libro di Ciabattini
“Tresoldi e la donna di classe“, con tre protagonisti. Il barbone analfabeta Boero, il suo socio Tresoldi, che incarna il detective-protagonista, una sorta di stravagante clochard alla Zavattini, e il giovane e abile commissario Leoni.
Tresoldi e Boero si troivano coinvolti in spinosi casi poilizieschi, rischiando anche la vita, ma non per ottenere qualcosa di materiale, ma perchè animati da un profondo senso di giustizia. Tresoldi, pur umile e modesto,possiede indubbie qualità investigative ed è un grande estimatore dei libri e dei detective d’oltre Oceano. Il rapporto di amicizia tra i due straccivendoli è molto forte, Boero assume quasi funzione di spalla, alla Watson, del resto Tresoldi è un grosso estimatore di Sherlock Holmes per cui ha una enorme venerazione e quasi quasi aspeira a prenderne le veci.
Ciabattini non ci fa sapere dove i due vivono e operano,certo al Nord, forse Milano, rifugge da implicazioni politiche o sociologiche, pur se traspare un Ciabattini portatore di tesi retrive e misogine.
I due compari sono toscani,uno di Fiesole,l’altro di Signa, ma non usano espressioni dialettali, il loro semmai è un linguaggio
colorito, che diverte, assai diverso da quello ufficiale.Tresoldi è logorroico,un fiume in piena, spesso smarrisce il filo del discorso, il commissario è costretto più volte a frenarlo per poter reinterpretare il senso delle sue infinite disquisizioni, ma
non si può nemmeno dire che usi un linguaggio incomprensibile.Ha la mania di ricorrere ai proverbi che magari reinv enta a modo suo.
Questa maniera di scrivere del Ciabattini appare un pò frivola,di maniera, ricordiamoci che siamo nel periodo dove trionfano l’hard boiled americano e l’enigma alla britannica, e quindi non incontra un grande successo anche perchè i due protagonisti rischiano di passare per delle macchiette, finendo per apparire troppo letterari e avulsi da un qualsiasi contesto sociale. Di positivo si può comunque dire che il Ciabattini può ben figurare il quel filone parodistico-umoristico che spesso compare nel giallo all’italiana.
(continua)
GIUSEPPE PREVITI