“RICORDANDO VECCHI LIBRI GIALLI”
2 Febbraio 2011LE ORIGINI DEL GIALLO ITALIANO/ 1
1 Marzo 2011A cavallo tra l’800 e il ‘900 splende l’astro di Conan Doyle e il suo Sherlock Holmes.Tra i tanti ammaliati dl genio c’era Carolina Invernizio, autrice di vare feuilleton, non privi di tonalità gialle, sullo stile di un Ponson du Terrail. La sua produzione fu molto intensa, con un accentuato moralismo piccolo borghese, idealizzando temi come amore, patria e famiglia.
Una narrativa abbastanza stucchevole piena di passioni esasperate, ma anche ricca di intrighi inverosimili, di delitti che si ispirano alla conaca nera, il tutto in una contrapposizione continua tra il bene e il male.La critica non la trattò bene, Gramsci la definì “un’onesta gallina della letteratura popolare”. Va però annotato che le sue opere successive(siamo
nel primo decennio del xx secolo)si distaccarono dagli scontatati moduli dl feuilleton per anticipare strutture narrative che si possono considerare le basi del futuro romanzo giallo italiano.
nel primo decennio del xx secolo)si distaccarono dagli scontatati moduli dl feuilleton per anticipare strutture narrative che si possono considerare le basi del futuro romanzo giallo italiano.
La sua opera fu talmente rivalutata che nel 1932 fu definita “la dama che ha anticipato di mezzo secolo la letteratura gialla e supergialla”.Fu quindi la prima donna che si sia occupata di narrativa poliziesca, ma non solo, arrivò a creare dei persoaggi femminili capaci di relegare in secondo quelli maschili. Così in “I ladri dell’onore”(1894) e “Sepolta viva”(1896)
si aggiunge alle eroine disperate e alle perfide maliarde la figura della coraggiosa poliziotta dilettante che o per vendetta o per amore di giustizia risolve i casi più truci.E in queste opere l’investigazione e la suspense diventano determinanti nell’iter narrativo.Le sue trame sono molto abili e ben congegnate tanto che ne “La sepolta viva”il lettore non riesce minimamente a orientarsi nello sviluppo delle varie fasi nè a immaginarsi la soluzione. Un passo avanti lo compie con “Le felicità nel delitto”(1907), ambientato a Torino, con uno scontro feroce tra le due protagoniste, una buona,l’altra cattiva, e tutta una serie di fatti.Ma qui acquista una grande importanza l’investigatrice in gonnella che per difendere
l’integrità della propria famiglia.
si aggiunge alle eroine disperate e alle perfide maliarde la figura della coraggiosa poliziotta dilettante che o per vendetta o per amore di giustizia risolve i casi più truci.E in queste opere l’investigazione e la suspense diventano determinanti nell’iter narrativo.Le sue trame sono molto abili e ben congegnate tanto che ne “La sepolta viva”il lettore non riesce minimamente a orientarsi nello sviluppo delle varie fasi nè a immaginarsi la soluzione. Un passo avanti lo compie con “Le felicità nel delitto”(1907), ambientato a Torino, con uno scontro feroce tra le due protagoniste, una buona,l’altra cattiva, e tutta una serie di fatti.Ma qui acquista una grande importanza l’investigatrice in gonnella che per difendere
l’integrità della propria famiglia.
Indaga per sconfiggere i disegni malvagi della nemica, appaiono autorità di polizia e medico legale sulla scena di un delitto, e certi metodi di indagine ricorderanno le tecniche di Sherlock Holmes e anche qui inevitabilmente la polizia ufficiale ci fa una magra figura.
Il tema della donna-detective si consacrerà nel romanzo “Nina la poiliziotta dilettante”(1909)con la bella e seducente
(era il marchio femminile creato dalla Invernizzio)Nina Palma, un’operaia torinese. Essa si dedicherà a trovare il colpevole
dell’assassino del proprio fidanzato, conte Carlino Sveglia(“Io sono la poliziotta che ha il sacro dovere di scoprire
tutta la verità”). Anche in questo romanzo lampante la scarsa fiducia verso le autorità di polizia e la magistratura.
Nina ama i travestimenti, è aiutata di buon intuito e di coraggio, e saprà anche passare indenne tra i tanti trabocchetti
messi dall’Invernizio per confondere il lettore.Nella nostra scrittrice comunque prioritario era salvaguardare l’onore
e la famiglia, e così immancabilmente ci doveva essere il lieto fine che premiava i buoni e colpiva i cattivi.
Un’altra particolarità era che per non compromettere l’indissolubilità e l’onore della famiglia i criminali non finivano in prigione, ma morivano tragicamente, o diventavano pazzi o arrivavano a redimersi,riparando in convento se donne.
La Invernizio ebbe un seguito particolarmente femminile, che lei sapeva assecondare con le sue trame, ma ancor più abile appariva nel cogliere spunti interessanti dalla cronaca di tutti i giorni o anche dai più celebri processi dell’epoca.
(era il marchio femminile creato dalla Invernizzio)Nina Palma, un’operaia torinese. Essa si dedicherà a trovare il colpevole
dell’assassino del proprio fidanzato, conte Carlino Sveglia(“Io sono la poliziotta che ha il sacro dovere di scoprire
tutta la verità”). Anche in questo romanzo lampante la scarsa fiducia verso le autorità di polizia e la magistratura.
Nina ama i travestimenti, è aiutata di buon intuito e di coraggio, e saprà anche passare indenne tra i tanti trabocchetti
messi dall’Invernizio per confondere il lettore.Nella nostra scrittrice comunque prioritario era salvaguardare l’onore
e la famiglia, e così immancabilmente ci doveva essere il lieto fine che premiava i buoni e colpiva i cattivi.
Un’altra particolarità era che per non compromettere l’indissolubilità e l’onore della famiglia i criminali non finivano in prigione, ma morivano tragicamente, o diventavano pazzi o arrivavano a redimersi,riparando in convento se donne.
La Invernizio ebbe un seguito particolarmente femminile, che lei sapeva assecondare con le sue trame, ma ancor più abile appariva nel cogliere spunti interessanti dalla cronaca di tutti i giorni o anche dai più celebri processi dell’epoca.
continua
GIUSEPPE PREVITI