” L’ANATOMISTA ” DI DIANA LAMA- NEW COMPTON EDITORI
14 Ottobre 2013” UNA TRANQUILLA CITTA’ DI PAURA ” DI LUIGI GUICCIARDI- LCF EDIZIONI
19 Ottobre 2013Siamo nell’ottobre del 1954, ad Avola, in una masseria di montagna convivono con le famiglie due fratelli, Salvatore e Paolo,si odiano profondamente. E naturalmente siiall
susseguono le liti che coinvolgono anche i familiari e i vicini hanno il loro daffare a sedarle.Improvvisamente Paolo sparisce, si ritrovano solo il bosco e delle macchie di
sangue sul terreno. Naturalmente viene incriminato Salvatore con il figlio Sebastiano, sono entrambi analfabeti e facili a colpire. Ma vengono difesi da due grandi avvocati,
che danno un’altra versione, Paolo è scomparso volontariamente e le moglie lo ha fatto passare per un omicidio.
Si apre così una fase processuale assai intensa e complicata da amori e inganni, tradimenti e false verità, ribellioni e vendette, con tanti indizi spesso seminati ad arte. ” Tanti
colpi di scena, omertà, rivelazioni, mentre la giustizia segue inesorabile e…insensibile il suo corso.
Questo romanzo di Paolo Di Stefano ci porta in quella Italia di fine anni cinquanta che sta portando al boom economico, l’Italia sta crescendo in tutti i sensi, cambiano i co-
stumi e le abitudini, arriva la televisione, arrivano gli elettrodomestici, si costruiscono le autostrade. Ma in questi anni matura anche lo strano caso del ” Morto di Avola”,
vero o falso, lo si dibatterà nei tribunali sino agli anni Sessanta. Ma lo storia che il nostro autore ci racconta a mezza via tra realtà e finzione dimostra anche che le rutilanti
immagini del boom italiano ben poco incideranno su certe abitudini ancestrali. L’arretratezza di certe regioni, legata a motivi ancestrali e abitudinari, ben poco concedeva
alla modernità, specie quando c’è di mezzo la ” famiglia”.
Giallo d’Avola è ambientato nella profonda Sicilia degli anni Cinquanta. e questo spiega forse la stranezza di una vicenda con un cadavere che non si trov, con un morto che
si vede spesso in giro, ma nonostante ciò il fratello deve scontare una dura condanna per omicidio.
Di Stefano ha posto il termine ” giallo” nel titolo, però il suo libro non è facilmente etichettabile, certamente fa della cronaca riportando un fatto famoso, ma è anche un romanzo
che vive di luce propria, con una accentuata caratterizzazione degli ambienti e dei personaggi. Reportage, romanzo, bozzetto ? Intanto, senza voler anticipare niente, si può
dire che il giallo è solo nel titolo, la storia è abbastanza semplice con un assassinio che non è stato compiuto, il fratello non ha ucciso il fratello.
L’autorericorda spesso il mito di Caino e Abele, ma forse più che ricordare un’assonanza con la Bibbia vuole semplicemente dirci che i due fratelli siciliani sono un Caino e
un Abele dei nostri tempi. E questo perché vivono in una Sicilia dove la famiglia è tutto, anche violenza, sopraffazione, assuefazione, è la sola cosa che conta , il progresso
che matura e vive all’esterno non conta. E la posizione dello Stato non è tanto quella di fare giustizia, quanto quella di colpire, di reprimere, di dare una lezione a chi tocca
tocca.
Compito di Paolo Di Stefano non è quello di fare cronaca, del resto l’esperimento era già riuscito con La catastrofa dove un coro raccontava quello che era tragicamente
accaduto nel 1956 a Marcinelle. E anche in Giallo d’Avola non abbiamo l’investigatore classico, non c’è chi passo passo ti conduce alla verità. Qui la storia è basata sul
caso, sulle coincidenze, il che toglie un po’di drammaticità al racconto, conferendogli un tono più leggero,da commedia.
E naturalmente non mancano gli accenni a Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, anche qui si parlava di una scomparsa e di una morte apparente, Si può poi pensare
anche a Leonardo Sciascia che sioccupava si dei fatti di cronaca ma non di quelli contemporanei. Ma alla fin fine possiamo citare tanti autori, mettiamoci anche Camil-
leri, essenziale è che chi pubblica abbia scritto un buon libro, non importa poi che sia giallo, nero o crime-verity.
Ecco Di Stefano una verità la vuole certamente affermare: il ritrovamento di un basco ” u tascu” e di qualche macchia di sangue, uniti ovviamente alla scomparsa di un
uomo, Paolo, dettero avvio a delle indagini e il maresciallo dei carabinieri che se ne occupò puntò subito sul fratello, Salvatore, che fu condannato all’ergastolo, decisiva
la testimonianza della cognata, e solo dopo sette anni scontati da innocente fu liberato, principalmente per la cocciutaggine di un cronista che scoprì il ” morto-vivo”che si
era così voluto vendicare del fratello.
Il racconto di Di Stefano è alla fin fine un intreccio di storie e di costumi, di economia e di arretratezza, di ignoranza e di furbizia, insomma un quadro della Sicilia degli
anni Cinquanta. Certamente, restando al fatto in sè, si può vedere come era questa terra, dove tutti avevano creduto che il fratello avesse fatto a pezzi il fratello, era
un argomento che era talmente connaturato a certe atmosfere e maniere di vivere che la verità non poteva essere che quella. A oltre sessanta anni le cose certo sono
cambiate e dove c’era la masseria”maledetta” ora esiste un bell’agriturismo. Ma tornando a quei tempi la vicenda fu certamente molto pirandelliana, con lo scambio
dei ruoli tra buoni e cattivi, ma anche con il successo momentaneo dell’ “apparenza” che faceva più comodo a tutti, e anche questo è molto pirandelliano.
Un fatto di cronaca nera, ed ecco il giallo di cui al titolo, ma essenzialmente un romanzo completo dove si parla di costumi, di morale, di economia, di storia
e Di Stefano è riuscito anche a darci un bel romanzo, come lo testimoniano del resto e il successo di pubblico e i tanti premi letterari nel frattempo conseguiti.
GIUSEPPE PREVITI