“THE AVENGERS” DI JOSS WHEDON
8 Maggio 2012“MARGIN CALL”DI J.C.CHANDOR
25 Maggio 2012Cast: Jean Dujardin,Gilles Lellouche Guillaume Canet
Sfido molti di noi a sapere chi era Jean Dujardin prima dell’eccellente The Artist, lo stesso discorso può valere per Gilles Lelouche, bravi attori francesi per carità,già ampiamente in attività,
ma non molto frequenti nelle nostre sale cinematografiche. Poi è venuto The Artist,poi è sopraggiunta la stagione d’oro del cinema francese, 5 Oscar per il film dell’anno, un successone anche per Quasi amici con oltre 14 milioni d’incassi, e così negli ultimi le pellicole francesi si susseguono nelle nostre sale cinematografiche e naturalmente Dujardin e Lellouche fanno lka parte dei leoni.
E così arriva nei cinema,dopo essere stato un best-seller in patria, Gli infedeli, protagonisti appunto Dujardin e Lellouche. E’un film girato da sette registi ed è dedicato all’infedeltà di coppia
ma vista dal punto di vista maschile,quindi ampiamente…giustificata.Sette episodi legati in parte tra di loro, più un prologo da notte brava e un epilogo assai trasgressivo a La Vegas,diretto dagli stessi divi,che dopo tanto sesso sfrenato finiscono essi stessi per piacersi…Una sorta di pena del contrappasso per i troppi eccessi nei loro rapporti con le donne…
I due protagonisti hanno un intenso quanto ambiguo rapporto di amicizia virile e sono un po’il collegamento tra i vari episodi,non tutti però ,alcuni presentano altri protagonisti pur se sono sempre loro ad interpretarli. Ci viene quindi presentata una serie di piccoli e patetici ritratti maschili, cinquantenni sciatti e sempre in calore,stanchi delle proprie mogli e della vita familiare. Sono situazioni di piccoli borghesi eternamente infoiati, senza altri pensieri nella loro vita che non quello di scopare.Escono la sera in cerca di sesso,rientrano ad orari impossibili
lasciando a casa mogli e piccini, il che procura screzi e gelosie a non finire.Sia in discoteca,sia al bar,sia ai meeting di lavoro il loro pensiero fisso è la donna ,non sanno fare una vacanza da soli.
E quando parteciperanno a una seduta di psicanilazzazione per gli infedeli anonimi desisteranno subito , la considerano una perdita di tempo tanto l’uomo è cacciatore…
Potrebbe sembrare un film antimaschilista, ma non è che donne siano trattate meglio.Piuttosto è un film,quasi una crociata, contro il sesso considerato come merce di scambio ma anche contro il matrimonio che reprime gli istinti erotici ed ottiene così l’effetto contrario.
Il film è girato a sketch , due brevissimi gli altri medi, tutti dalla parte del marito, c’è un velo soffuso di ironia ma non basta per colmare un vuoto di sentimenti e intenti sin troppo evidente.
Dujardin e Lellouche sono due sfigati, borghesi nel fondo dell’anima, che attraverso squallidi sotterfugi ed inverosimili bugie cercano di conciliare la vita domestica,i rapporti con la moglie
con l’infedeltà coniugale ripetuta e costante.Sono sempre in giro a pantaloni abbassati e se non trovano una donna si accontentano di masturbarsi….
Un erotismo alla lunga fine a se stesso,ossessivo e ossessionante, quasi praticato per un punto d’impegno ma anche per vincere e lo squallore e la noia di una vita inutile.
Tutti gli episodi, diretti da registi diversi, hanno per protagonisti dei veri e propri sessuomani, sempre in calore, ma che allo stesso tempo vivono questa sessualità come una invenzione che serve per rimuovere una impotenza non solo amatoria ma anche della mente.E questo porta il film a essere tutt’altro che allegro, invece è malinconico e non può essere diversamente
parlando di uomini depressi, questo ad onta del tono scanzonato e allegro che i due bravi protagonisti mettono nel loro approccio con i vari personaggi.Non c’è un alito di speranza e anche di coraggio in questi maschi cialtroni e assatanati, e non meraviglia più di tanto che alla fine finiscano per accoppiarsi.Il loro è un eros estremo, autoreferenziale,le donne sono solo oggetti,
ma questo porta a calcare i toni delle varie storie, tutto alla lunga appare scontato e ripetitivo.
Questo pericolo probabilmente lo avvertono anche i nostri eroi che cercano di dare consistenza ai loro personaggi, li vogliono rendere credibili, a volte il loro atteggiamento sconfina nella tristezza, fanno pena se vogliamo, il fatto è che calcando il pedale di certe situazioni ci possono anche far sorridere ma non ci levano un senso di disagio per le troppe sguaiataggini.
Il film è girato ad episodi,un tempo erano prerogativa dei registi italiani.E molti episodi di Gli Infedeli ricordano per venatura grottesca vari film italiani degli anni Sessanta,ma mnca quel cinismo,quel sapersi prendere in giro, pur se il duo Dujardin-Lellouche ci sa fare e sa abilmente giocare sui sentimenti.
Detto di questo debito verso la commedia italiana il contesto di questa storia di mariti infedeli e mogli condiscendenti,rimane la ulteriore bella prova dei due protagonisti a loro agio nelle vesti dei seduttori ultraquarantenni.
Ma alla lunga non risultano molto interessanti, manca la forza della provocazione,anche i comportamenti sono troppo ripetitivi e prevedibili.Una sciattezza di fondo che finisce per contaminare tutta la pellicola.
Tanti anni fa Federico Fellini con I Vitelloni dipinse la provincia italiana e certi suoi protagonisti facendo loro assumere un ruolo universale che poteva essere portato ad esempio ovunque. Oggi “Gli infedeli” mostra due vitelloni alla francese troppo stereotipizzati sulla loro foia,e questo pesa sul giudizio finale del film.
GIUSEPPE PREVITI