” GLI ULTIMI GIORNI DI QUIETE” di ANTONIO MANZINI-Sellerio 13,11.2020
13 Novembre 2020” COME LA GRANDINE” DI GINO VIGNALI- SOLFERINO- 17-11-2020
17 Novembre 2020Cagliari 1943- La città è bombardata continuamente e così Generosa, madre di tre figli e nuovamente in cinta, deve lasciare la città con due servette al seguito. Non lo fa volentieri perché il marito, ufficiale medico all’Ospedale militare, dovrà rimanere a Cagliari, mentre lei, anche in vista del prossimo parto, lo voleva con loro. Generosa è
anche preoccupata per i fratelli Gisella e Silvio che vivono a Roma e sono coinvolti nella lotta partigiana.
Olbia 1943- Qui vivono Felice, un 18nn di gran cultura, con le sorelle Bella e Demy e il padre che però li lascia continuamente per seguire i suoi affari. Quindi sarà Felice a
doversi occupare delle sorelline e praticamente si sposteranno per tutta l’isola tra tante disavventure, facendo mille mestieri ma cavandosela sempre.
Roma 1944- Un attentato in via Rasella provoca la morte di 33 soldati tedeschi e la rappresaglia scatta feroce, verranno passati alle armi due italiani per ogni tedesco, ed ec-
coci all’eccidio delle Fosse Ardeatine con 335 vittime. Tra gli scomparsi ci sarà anche Silvio ma non si sa bene se abbia partecipato all’attentato, se sia stato tra le vittime del-
l’eccidio o se invece sia fuggito e si sia unito ai partigiani al Nord.
Bologna 2015: Kevin nipote di Generosa e Silvio costruirà la sua tesi di laurea su Silvio e sulla sua sorte.
In quest0 romanzo, dove Storia, avventura, mistero, ricordi si mescolano raccontandosi storie di vita, dalla guerra alle famiglie coinvolte, dagli amori ai ragazzi che poi diver-
ranno adulti. Cagliari nella primavera del 1943 era una città semidistrutta, macerie ovunque, poca gente in giro, chi può lascia la città. E così ci si rifugia nei paesi, tutto somma-
to più sicuri e dove poi era più facile sopravvivere.Perché ormai si trattava di questo, ogni illusione era finita !
Marisa Salabelle in Gli ingranaggi dei ricordi ci racconta delle storie di uomini e donne dai tempi della seconda guerra mondiale ai giorni nostri, fatti e personaggi in buona parte reali, legati alla vita della stessa autrice. Più in particolare ci soffermiamo sulla sorte di Silvio ai tempi delle Fosse Ardeatine, ma anche alle peripezie, a volte finite in tragedia, a volte stemperate nei ricordi , a volte affrontate con il sorriso.§
Il romanzo narra la storia di due famiglie,i Dubois e gli Zedda Serra,considerando due diverse epoche, il 1943-44 e il 2015-16. Dei Dubois conosceremo da ragazzi Felice,Bella e
Demy, che noi ritroveremo malata e sofferente nel 2015 quando vanno a trovarla le nipoti. Lei racconta dei tempi di guerra quando con il fratello e la sorella hanno percorso la
Sardegna in lungo e largo.
Gli Zedda sono una famiglia numerosa e anche qui ci troviamo prima nella Cagliari semidistrutta dai bombardamenti e poi in un paesino dove matura l’amore tra Felice e la figlia di Generosa. Generosa aveva un fratello Silvio Serra che aveva militato nel GAP di Roma e partecipato alla resistenza contro i tedeschi, ma della sua sorte non si avranno
notizie certe, sembra che sia riparato al Nord e ucciso combattendo con i partigiani.
E proprio su di lui e su quel momento storico farà la tesi di laurea il pronipote Kevin, con grandi aspettative della famiglia che sia chiarito una volta per tutte il ruolo e la sorte
di Silvio.
Marisa Salabelle ha scritto questo libro e perché spinta dall’idea di voler ricordare la figura del padre(Felice nel libro) ma anche di ricordare uno dei tanti “eroi sconosciuti”
del conflitto quel lontano parente Silvio Serra, di cui dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine non si è saputo niente di certo.
Ma è anche l’occasione per costruire un affresco ora tragico ora abbastanza ironico e sdrammatizzante sulla fine della quando le sorti volgono al peggio per i nazifascisti. E così
attraverso ricerche, fotografie, articoli, ricordi personali dei tanti che avevano vissuto quegli anni l’autrice ricostruisce, o meglio, costruisce una storia “minima” se rapportata
ai protagonisti ma “massima” perché è la chiave per entrare in un’epoca dove alla grande tragedia di fondo si accompagnava la vita di tutti i giorni, vissuta attraverso le storie dei
protagonisti.
E la godibilità della lettura sta proprio nella leggerezza in cui tutto viene narrato, non mancano certo gli aspetti più drammatici, ma tutto filtrato con un filo d’ironia.E d’altra parte molto azzeccato appare il fatto che buona parte dei racconti che “intrecciano” le varie vicende sono narrati da zia Demy, un po’svanitella, ma anche con l’impressione che un po’ è e un po’ ci fa, certo tra i personaggi più forti del romanzo.
E veniamo al titolo, con questi “ingranaggi”,in termine tecnico meccanismi che in meccanica uniscono vari oggetti, qui invece ci riportano a vari “ricordi”, certo di famiglia, ma
che ci fanno respirare l’atmosfera ora del romanzo storico,-ricordiamoci che la storia è nel vissuto di chi vive- ora del romanzo d’avventura o d’azione, ora del mistery, ora del
diario di un gruppo di ragazzi che si affacciano alla vita. E a proposito di Storia entrano nel racconto con un proprio ruoli anche personaggi celebri come Enrico Berlinguer e
Francesco Cossiga.
Un romanzo-verità in buona parte che acquista valore di testimonianza ma che ha anche il respiro della verità “romanzata”.
GIUSEPPE PREVITI