” OPERAZIONE RISCHIATUTTO” DI RICCARDO BESOLA ANDREA FERRARI FRANCESCO GALLONE – FRATELLI FRILLI EDITORI
11 Aprile 2014“L’AMARO DELLA IMMORTALITA’- Le metamorfosi dell’immortalità ” DI MASSIMO TALLONE- FRATELLI FRILLI EDITORE
18 Aprile 2014Cast: Ralph Fiennes, Tony Revolori, Jude Law, F.Murray Abraham, Saoirse Ronan, Tilda Swinton, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Mathieu Amaric,
Lea Seydoux, Edward Norton, Tom Wilkinson, Harvey Keitel, Bob Balaban, Jason Schwartzman, Florian Lukas.
Un racconto fatto di tanti episodi, simili a scatole che si incastrano l’una nell’altra, una sorta di favola, ora molto reale nei fatti che avvengono, ora sospesa tra
nubi di fantasia, atmosfere oniriche, il tutto diviso in tre diverse situazioni che però finiscono per confluire in unico comune denominatore, Gustave H, leggendario
maitre d’hotel di un lussuoso albergo mitteleuropeo.
” Grand Budapest Hotel ” è l’ultimo grande film dell’eclettico e visionario Wes Anderson che ci porta appunto a seguire la storia di un gruppo di personaggi nell’Europa
che va dagli anni Trenta agli anni Ottanta.La storia inizia nel 1985 quando una ragazza rende omaggio a una statua, quella dedicata a ” L’autore “. Ma la storia ci riporta
indietro di un ventina di anni, 1968, un grande albergo termale assai decaduto, siamo in un Paese dell’Est, l’austerità è tipica di un Paese comunista, anche il personale
non da l’idea di ….dannarsi, scarsi i clienti. Tra questi un giovane scrittore che in un salone semivuoto viene invitato a cena da un anziano signore che poi scopriremo
…..e qui altro salto indietro nel tempo, fine anni ’30. Siamo nel periodo del massimo splendore per il Grand Budapest Hotel, e facciamo la conoscenza con il capo-concierge
Monsieur Gustave H ( un portentoso Ralph Fiennes ).Lui praticamente ha in mano i segreti di tutto l’hotel, vizi e virtù della clientela, anzi più eccentrici sono e più
lui sa entrare in sintonia con loro. Entra a prestare servizio un giovane indiano, Zero Moustafa (Tony Revolon), di mansione “garzoncello”, ma che praticamente diven-
terà l’ombra di Monsieur Gustave, pur trovando il tempo di amoreggiare con una giovane pasticcera (Saoirse Ronan).
Tra l clienti che….apprezzano Monsieur H c’è la capricciosa ed elegantissima Madame D ( Tilda Swinton, sottopostasi a cinque ore di trucco al giorno per impersonare
una signora anziana di più di trent’anni della sua età reale)che gli vuol lasciare in eredità un prezioso dipinto. La donna muore improvvisamente, e il figlio ( Adrien Brody
nella inedita parte del cattivo) vuole eliminare l’intruso dall’eredità e lo accusa di aver assassinato la madre. Gustave finirà in prigione e dovrà lottare a fondo per
evadere e smascherare il colpevole, il tutto con l’aiuto del fedele Moustafa e della sua ragazza. Avranno varie peripizie, il Paese è sempre sull’orlo della guerra, girarlo
non è facile, anche se Monsieur Gustave può contare sull’atteggiamento benevolo del capo della polizia (un compassato Edward Norton ), quando non basterà
potrà contare sui legami che è riuscito a tessere in carcere, e , in una delle situazioni più divertenti della pellicola, si rivolgerà alla congregazione dei capi-concierge
che si dimostrerà efficientissima nel tirarlo fuori dai guai.
Un film che ci porta lontano con una serie di grandi visioni, un intrecciarsi di situazioni appassionanti, un misto di avventure, amori, sensazioni, il tutto impreziosito
dalla splendida partecipazione di tanti grandi attori che conferiscono classe e potenza a quei tanti piccoli cammei dove la fanno da protagonisti. Un film assolutamente
corale, anche se le figure centrali sono Gustave e Zero, un rapporto singolare che non è di sola dipendenza, anche se il carattere acquiescente del ragazzo favorisce la
loro intesa. Monsieur H è un tipo assai deciso, protettivo, irascibile, è un tipo tosto anche se molto cinico. E la sua influenza sarà decisiva sul ragazzo, gli insegna l’amore
per le donne, per la letteratura, il rispetto per gli altri e per la disciplina sul lavoro.Però lo educa anche al rifiuto di ogni sopercheria, di ogni prepotenza.
Una pellicola notevole, di difficile etichettatura questo Grand Budapest Hotel girato das Wes Anderson assai bravo nel costruire questa sorta di affresco del periodo
europeo tra le due Grandi Guerre, ricco di riferimenti al cinema europeo anni Trenta/Quaranta, sia letterari, vedi il dichiarato riferimento con lo scrittore Stefan Zweig,
che non è relativo a una sin gola opera ma un po’ a tutte quelle scritte per avere una visione di fondo di questa società.
Per Anderson si tratta dell’ottavo film, ma come sempre non è facile definire questo modo di fare il cinema, qui si incrociano toni fiabeschi e toni snob, toni raffinati ma
anche parodistici del cinema di avventura, del cinema horror, della commedia sofisticata, della spy story, il tutto nella rutilante atmosfera di un lussuoso grand hotel che
sembra una casa dei sogni.
Un crocevia nella Mittel-Europa anni 30, tra Germania, Austria e Polonia, paesi che poi verranno devastati dalla guerra, Anderson crea un paese ipotetico, Zubrowka,
che in realtà è la città tedesca di Gorlitz. Si mescolano quindi storie di paesi diversi per geografia, cultura, colori, ma si mischiano anche i personaggi più disparati
cui fa da sottile fil rouge il concierge playboy che fa impazzire le vecchie signore. Si ride, ci si diverte, si segue volentieri questo divertimento di gran classe, ma si assiste
anche a una grande lezione non soltanto di cinema ma anche di vita, sogni e incubi, sentimenti e realtà al nostro confronto.
Un Grand Hotel destinato come sempre all’incrociarsi di tanti destini, da una parte il mondo dell’albergo con le sue gerarchie, dall’altra una famiglia….satanica, e poi
tanti personaggi che forse è riduttivo chiamare comprimari, anche perché interpretati da uno stuolo di grandi attori. Già altra nota singolare, sono sempre più numerosi
gli attori ch accettano di recitare con questo regista, anche per per parti assai ridotte, e senza pretendere nulla più del dovuto. Potenza di questo Anderson…
Il regista gioca su questo amore per Zweig, scrittore che lasciò l’Austria nel 1934 dopo che i nazisti avevano messo al rogo in suoi libri, si ricorda di Ernst Lubitsch e le
sue commedie, e così ecco creata la repubblica da operetta di Zubrowka, la cittadina termale dal nome Nebelsbad, il grand Hotel Budapest, i soldati con la ZZ sulle divise,
i carcerati che scavano il tunnel con i cucchiaini che arrivano nelle prelibate paste della Mendl’s.
Ma Anderson non dimentica mai la realtà, lui non è scollegato dal tempo reale, ecco che quella specie di torta zuccherosa che è il Grand Hotel diventa poi un luogo di
massimo grigiore nell’era sovietica. Il tutto raccontato da un anziano signore che ha fatto fortuna ma non è altri che il giovane “garzoncello” protetto da Gustave mentre
lo scrittore anziano ricorda come avvenne che potè scrivere il suo libro più famoso.E anche cinematograficamete parlando il film è girato con moduli diversi, a seconda
delle epoche a cui si riferisce la storia raccontata.
Impeccabile nella divisa color prugna e farfallino, capelli con la riga da un lato, un filo di brillantina ecco Ralph Fiennes/Gustave, il concierge adorato dalle vecchie
signore cui non fa mancare i propri servizi…. Ma Gustava saprà anche trasformasi in galeotto, in uomo d’azione, non perdendo mai flemma e buon senso.
Tra gli autori americani Wes Anderson è sicuramente tra i più solari, ma anche assai meticoloso nelle sue ricostruzioni, a mezzo via tra il dramma e l’ironia, con intrecci
imprevedibili, storie e voci si accavallano, sovente si inseriscono apparentemente fuori del contesto generale, ma poi a rivedere il percorso sono meno occasionali
di quel che possa sembrare.
Qui la scatola a incastro di cui parlavamo all’inizio di queste note funziona apparentemente scollegata dal resto, ma non è così: una ragazza legge un libro di uno scrittore
che è stata la gloria nazionale di Zubrowska, l’autore ricorda quando anni prima per curarsi approdò a un albergo decaduto, appunto il Gran d Budapest Hotel, e qui conobbe
il vecchio Zero, proprietario dell’hotel, che gli racconta una storia……la nostra storia.
Vedete che è tutto molto meno casuale di quel che si voglia far apparire, e che serve poi a Anderson per narrarci una storia ricca di personaggi, accuse, tradimenti, fughe,
uccisioni, pericoli, ma anche amori, sogni, amicizie. Personaggi da operetta, anche nel come viene impostata la recitazione, con i ritmi e le frenesie della commedia all’eu-
ropea, ma anche il tema dell’amore tra padre e figlio, non importa che lo siano veramente o no.
Ritmi molto leggeri, colori scintillanti, oggi il cinema a colori non impressiona più nessuno, ma ricordatevi i primi esperimenti a colori, con l’alternarsi delle tonalità, rosso,
rosa, bianco è tutto un susseguirsi di tonalità. Insomma una vera mescolanza di generi, di toni, di colori, di interpretazioni, con una storia che oscilla tra il paradossale
e il drammatico, tra le suggestioni e la meraviglia. E così si avvicendano cattivi in nero da film dell’horror (William Dafoe ), o da quadri alla Grosz ( vedi le sorelle di Brody)
una vecchia maliarda da fare invidia alla Gloria Swanson (Madame D) e di contro due teneri innamorati che amoreggiano sotto i tetti, oppure quei gendarmi che fanno
ridere anche quando fanno la faccia truce. Ma, attenzione, nessuna confusione di ruoli e intenti, ben sì una favola gioiosa e stimolante per chi vuole andare oltre l’apparenza.
Con Anderson anche le assurdità non sono più tali, altro che mago delle eccentricità, qui c’è una vera festa della creazione fervida di un grande uomo di cinema.
Un film delizioso, pieno di garbo, dove l’immagine del superfluo è resa con una tale magicità, che più nulla appare superfluo, e tutti ci immergiamo in questo mondo convinti
che esista davvero.
E d’altra parte è la storia del nostro Novecento, resa con molta leggerezza, con un tocco lieve qua e la, operetta., commedia, avventura, fantasia, ci si può ritrovare il
gusto del feuilleton, e perché no, anche della commedia musicale, il trionfo dell’effimero,ma quale effimero !!!
Tutto realizzato con grande cura e senza farsi mancare….niente, certamente il pezzo forte è nel formidabile cast, ai tanti citati da aggiungere i vari Bill Murray, Hervey Keitel,
Owen Wilson, Bob Balaban. Jeff Goldblum, Mathiew Amalric. Ciascuno con la sua parte, ciascuno che porta la sua….tessera a questo grande puzzle che è “Grand Budapest Hotel”.
Che dire di più ? Ancora una volta Wes Anderson ha fatto centro.
GIUSEPPE PREVITI