” BLING RING” di SOFIA COPPOLA
8 Ottobre 2013” VIA CASTELLANA BANDIERA” DI EMMA DANTE
18 Ottobre 2013Cast: Sandra Bullock George Clooney
In Gravity Alfonso Cuaron ci fa vedere un uomo e una donna sospesi nello spazio, distano circa seimila chilometri dalla terra, la dove sono loro ci viene ricordato che non
ci sono suoni, non c’è pressione, non c’è ossigeno.Un astronauta, Matt Kovalsky, alla sua ultima missione, sta per andare in pensione, e una dottoressa ,la ingegnere medico
Ryan Stone che galleggiano nello spazio, svolgono i loro compiti, parlano, specie l’uomo che è particolarmente ciarliero.Questo è l’inizio di questo film dell’autore messicano
Alfonso Cuaron che fa un uso veramente magistrale della macchina da presa. Certamente magistrale è l’uso degli effetti speciali, ma quel che colpisce è la forza poetica delle
immagini. Gli astronauti sono delle figurine nel profondo dell’universo tutto buio,poi si scatena una tempesta con spezzoni impazziti di atronavi sullo sfondo azzurro del
pianeta, che appare come un simbolo rassicurante di approdo. Immagini veramente eccezionali che raramente abbiamo visto in film di fantascienza.
Cuaron ha scritto il film insieme al fighlio Jonas, ci ha messo vari anni per realizzarlo, un po’ per la rinuncia degli attori a cui aveva pensato, un po’ per la complessità della
realizzazione, dandoci così un film definito da alcuni space opera, certamente è una pellicola che ha una sua espressività. L’inizio è veramente bello con un piano sequenza che
ci porta nello spazio facendo vivere in un’altra dimensione, percepire le sensazioni che vivono i due astronauti, pace, euforia, tensione, e poi la paura allo scatenarsi degli elemen-
ti, con quelle figurine che sullo sfondo vanno alla deriva, con le voci che vanno e vengono nell’auricolare ,scandendo l’avvicinarsi del pericolo e tenendo lo spettatore quasi avvin-
ghiato alla poltrona. Un film che sbalordisce al suo avvio, poi forse diventa troppo ripetitivo, ma si riscatta con un finale bellissimo che ci riporta quasi alle origini dell’umanità.
Gravity è essenzialmente una storia di solitudine e di lotta per sopravvivere compiuta da una donna, la dottoressa Stone, a cui presta le sembianze Sandra Bullock, in una prova
da Oscar, del resto è un film da one-man-show. La dottoressa si ritrova sola nello spazio ha perso il compagno Matt (uno splendido George Clooney. più che una spalla) che le ricorda
con la sua voce che sarebbe facile adagiarsi al dolce silenzio del nulla ma la sprona a reagire. E lei reagisce, riconquista la voglia di vivere, di battersi, di dimenticare le tragedie
della sua vita terrena e di cercare di rientrare nello spazio.
Quello di Cuaron è un cinema essenziale, pur nella spettacolarità dei mezzi impiegati, riportandoci indietro nel tempo ai tanti film di fantascienza famosi e no.Ma a parte la resa
spettacolare delle immagini, pur però sempre in una chiave che non tende mai a fare esaltare troppo la visualità rispetto ai concetti, appunto il senso del film è che occorre
prendere il mondo come viene, lasciarsi andare e non farsi sopraffare dal d0lore e dalle avversità, ma cercare di vivere, e significativa è l’ultima scena con Sandra/Ray saldamente
con i piedi piantati al suolo. E d’altra parte cosa si andrebbe a cercare nello spazio se non le premesse per una vita migliore in terra.
Un elogio particolare alla fotografia di Emmanuel Lubezki, è assai nitida, impreziosita da una grafica eccellente, il tutto nel segno di immagini che ci stupiscono sempre più.
GIUSEPPE PREVITI