The Iron Lady di Phillida LLoyd
1 Febbraio 2012“QUASI AMICI”DI OLIVIER NACKACHE,ERIC TOLEDANO- CON FRANCOIS CLUZET,OMAR SY,ANNE LE NY,AUDREY FLEUROT,CLOTILDE MELLOT
29 Febbraio 2012Cast:Asa Butterfield Chloe Grace Moretz Ben Kingsley Sacha Baron Cohen Jude Law
Tra i film che si contenderanno gli Oscar ne spiccano due che sono autentici omaggi al cinema e a come si faceva. Di The Artists abbiamo già parlato, ora è il turno di Hugo Cabret. Un ‘opera che tocca le corde più emotive dello spettatore, ancora un film sul cinema altamente autoreferenziale, girato in una chiave che certo sa di nostalgia,pur se finisce per prevalere,al di là del lieto fine,un sentimento dolente perchè quell’atmosfrera magica e circense che accompagna il cinema ai suoi albori è scomparsa nel tempo, e bravissimo è Scorsese nel farcela rivivere ricorrendo agli straordinari artifizi elettronici del 3d.
Alla fine di questa storia non si può che concordare sul fatto che cinema e vita non possono che coesistere ,l’una non può fare a meno dell’altro e viceversa.La vita deve andare oltre la routine quotidiana e per questo ha bisogno di sogno e fantasia e il cinema è sogn o e fantasia.Ma anche il cinema abbisogna di vita, di partecipazione no0n solo di chi lo fa ma anche di gente che vi assista.
Negli ultimi decenni il cinema ha trovato concorrenti formidabili e pericolosi, televisione,computer,dvd e chi ne ha più ne metta.La gente finisce per stare in casa e non frequentare le sale cinematografiche, non c’è più il piacere del gvrande schermo da dividere con la collettività, va di moda starsene in casa davanti ai piccoli schermi.Tutto questo per tornare al nostro film
ha voluto dire perdere il gusto delle magie. E’chiaro che il cinema,come tutti i rami dello scibile, negli annio ha conosciuto una evoluizione costante dal muto al sonoro, dal bianco e nero al colore, dal cinemascope sino all’odierno 3d tramite il quale Martin Scorsese ci fa vedere come era suggestivo e bello il cinema di una volta.
L’idea del regista è che un assunto del genere per realizzarsi abbiso0gna di un incontro generazionale tra giovani e vecchi.
Ne nasce una favola deliziosa dove il protagonista è un ragazzino,Hugo(uno straordinario Asa Butterfield ) che è rimasto orfano di un padre orologiaio che gli ha insegnato il mestiere e inculcato il dono di riparare meccanismi scassati.Il ragazzo vive solo nella Gare di Montparnasse di Parigi,siamo negli anni Trenta,perchè alla prematura morte del padre(Jude Law)
viene accolto dall0 zio ubriacone che cura la manutenzione degli orologi della stazione,vivendo nei sottotetti della stessa
stazione. Sparisce anche l0 zio,il ragazzo rimane solo, si arrangia come può e deve stare attento a non farsi prendere da un in-
flessibile ispettore(Sacha Baron Cohen)che manda tutti i bambini soli in orfanotrofio.
Ma nella stazione vive come proprietario di un negozietto di giocattoli meccanici che lui stesso costruisce un anziano signore,Georges Méliès(un commovente e ispirato Ben Kingsley) che scopriremo essere con i fratelli Lumière uno dei padri del cinema.Non sarà semplice realizzare l’approccio tra questi due personaggi appartenenti a generazioni diverse.Hugo vuole a tutti i costi portare avanti un lavoro non concluso dal padre:rimettere in funzione un automa-giocattolo di metallo,un piccolo robot capace di animarsi e di scrivere.Ma la vera eredità del padre morto in un incendio è di aver trasmesso al figlio non soltanto la passione per i meccanism i da aggiustare,ma anche l’idea che tutte le persone hanno una loro funzione nel mondo,un loro posto. Ecco,Hugo e nonno Georgees sembrano non averlo.Hugo è un ragazzino merasviglioso ma in balia del mondo,il vecchio Georges,padre fondatore del cinema,illusionista,inventore di effetti speciali, un tempo asssai osannato e conosciuto,poi via via dimenticato(anzi addirittura creduto morto).Quest’uomo ridotto a vendere piccoli…sogni è ormai lui stesso un meccanismo da aggiustare, ormai una sorta di automa,svuotato di ogni voglias e interesse.
E’ evidente che le motivazioni del film sono da una parte la sfida del singolo per trovare il suo ruolo nella comunità e dall’altra l’amore per il cinemna non fine a se stesso ma come chiave per co0mprendere la realtà.
A questo punto va citato il ruolo sempre più importante che nella storia assume la “nipote adottiva” di nonno Georges,Isabelle(Chloe Grace Moretz), che acquista l’amicizia del giovane Hugo, rivelandosi però una grande divoratrice di libri mentre non segue,per imperativodel nonno,il cinema.Così lei cita David Copperfied e Jean Valejean, lui la porta a vedere
Harold Lloyd,le cita attori famosi. I due ci dimostrano che la funzione dei film è quella di farci sognare e di farci dimenticare i dolori.Ma grazie al piccolo “aggiustatore”si verifica anche un altro miracolo, non solo con l’aiuto di Isabelle ridarà vita all’automa,ma di pari passo ridarà volontà di vivere a Méliès.Tutto in un’atmosfera da favola,impermeata di fantasia,illusioni,magie, solo chi sogna può credere in questo.
Se il film è ricco di citazioni letterarie e cinefile che Scorsese ci offre in gran quantità,però sembra anche volerci dire che occorre avvicinarsi alla visione con anima pura,innocente,aperta a sognare, e questa visione ideale è poi quella dei due ragazzi che si tuffano nel passato,leggono libri,cercano reperti,lascoltano ricordi, hanno insomna l’ansia di scoprire e fantasticare. Quindi bando ai pregiudizi alle amarezze che impediscono a nonno Georges di gustare il cinema, occorre
essere scevri da ogni remora come fannoi i due adolescenti.Il cinema, l’automa, l’animo umano sono in fondo dei meccanismi che debb0no funzionare a menadito, questo è il messaggio del film più interessante.
Scorsese con la realizzazione in 3d crea una sorta di favola dove anche l’incredibile appare possibile.Per gustare questo film occorre anche allo spettatore gustarlo con occhio “ingenuo”credendo al suo aspetto “mirac0loso”,alle sue meraviglie. Un film di nostalgie,ma non solo le nostalgie di Scorsese, ma la nostalgia dell’innocenza, del candore,della favola. Un film che può piacere anche ai bambini,per loro nostalgia è una parola…difficile,ma candore e fantasia ne hanno a io0sa…
Scorsese si è ispirato al romanzo “La straordinaria invenzione di Hugo Cabret”di Br5ian Selznick,a lui il merito di aver infuso nella pellicola la passione e il candore di chi crede ancora alle favole.
GIUSEPPE PREVITI