IN MEMORIA DI GRAZIANO BRASCHI
14 Ottobre 2015UN LIBRO PER LE FESTE
24 Dicembre 2015Friedrick Dùrrenmatt era nato il 5 gennaio 1921 per morire il 14 dicembre 1990. La sua infanzia era stata travagliata da malattie e le brutte conseguenze di
un investimento subito da una moto. Crebbe quindi molto solitario, il che gli pernise di dedicarsi alla lettura, al disegno, all’astronomia. Frequntò l’Università, dove seguì letteratura, storia dell’arte filosofia. Ebbe anche una certa infatuazione per Hitler, ma più per ripicca verso i familiari che per intima
convinzione, e per il resto fu sempre uno spirito abbastanza libero e dissacrante.
Ha sempre aversato la riunificazioione tedesca, riteneva che non si sarebbe verificata, eppure era un buon conoscitore della politica.Difese Israele, negli
anni apprezzò Giappone e Germania che avevano saputo superare i traumi della guerra perduta, fece il tifo per Gorbaciov anche se questi smantellando
l’impero sovietico aveva seminato il panico in tutto il mondo.
Molto attaccato al suo Paese, la Svizzera, ne criticava un certo immobilismo, lo comsiderava un paese troppo tranquillo, dove non accadeva mai niente.
In generale diceva che si viveva male, che l’uomo non sapeva vivere, lui si sfogava con un eccesso di grottesco, amava molto la caricatura. Nella sua casa
di Neuchatel aveva affrescato il w.c, con una sorta di parodia della Cappella Sistina, soleva dire ” Le toilettes hanno in sé qualcosa di competitivo”.
Possedeva una biblioteca fornitissima con oltre quattromila volumi. Prediligeva i gialli. della lettetatura italiana amava Eco, la Morante, Svevo.
Amava talmente il poliziesco che cominciò a scriverne lui stesso. Il primo pubblicato fu Il giudice e il suo boia, anni ’50, la storia di un duello molto intel-
lettuale tra un poliziotto agli sgoccioli della vita, il commissario Barlach e un genio del male, Gastmann, che vuole dimostrare che il delitto perfetto è possi-
bile.
Il romanzo giallo nasce nell’Ottocento, e lo si riteneva una dimostrazione dell’ordine che doveva regnare nel mondo, mentre il Novecento con tutte le sue
turbolenze ha molto inficiato questo assunto, la razionalità è sovente venuta meno, si è poi più pensato alle motivazion i degli atti che agli atti in sè.
Lo stesso Durenmatt pubblicò un titolo abbastanza profetico Il requiem del romanzo giallo ( in verità era il sottotitolo de La promessa). In lui l’idea
dominante era che non era affatto semplice arrivare alla verità attraverso una indagine e che comunque non bastava scoprire chi era il colpevole per
affermare che quella era la verità.E anche alla giustizia ci si arrivava solo ricorrendo all’…ingiustizia. Durenmatt pensava che il giallo fosse il trionfo
della razionalità, della giustizia, dell’ordine e quindi questa evoluzione dei tempi non gli poteva che essere fatale.
Siamo nel 1957 quando Durenmatt dichiara che ci deve essere una svolta nella scrittura delle storie criminali, il giallo non muore, per carità,ma comincia
a virar decisemente verso il noir. Del resto un altro grande maestro della letteratura gialla, Georges Simenon, proprio piùo meno in quegli anni vede che
il giallo classico è ormai al capoilinea, siamo nel 1957, non smetterà di scrivere di Maigret, ma i tempi stanno cambiando, il tono favolistico-moraleggiante
non ha più ragione di esistere.
E ricordiamo che nel 1957, stesso anno de La promessa, Carlo Emilio Gadda manda alle stampe Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, un romanzo
tra il giallo e il noir, ma essenzialmente un romanzo senza il finale, e per molti studiosi Gadda ha lasciato volutamente la sua opera senza finale.
Ripetiamo, Durrnmatt non ha mai ripudiato il giallo, come del resto i suoi illustri epigoni, solamente hanno preso atto che i tempi in cui vivono richiedono
qualcosa di diverso, sicuramente questo vale per lo svizzero e il francese, per Gadda occorrerebbe un approfondimento ben maggiore di queste note, oltre
tutto lui ha scritto un eccellente giallo o noir che sia, ma è l’unico suo contributo al genere.
La vita di Friedrich Durrenmatt prosegue, si affermerà sempre più come scrittore., e quindi il suo apporto al poliziesco verrà progressivamente meno, anche
se non solo non lo mai rinnegato ma gli è rimasto affezionato, e sempre nei suoi romanzi o nei suoi drammi si ritrovano tanti elementi e incastri mutuati
dai polizieschi, a cui del resto può essere connaturato l’altro tema della sua scrittura, la giustizia.
Un altro elemento della sua personalità fu certamente la pittura, fu un discreto pittore, conferì alle sue opere spesso un tono beffardo, apocalittico. Aveva
appreso molto bene la lezione espressionista di Goetsz e Dix. Vogliamo ricordare, anche perché ci sembra un completamento di quanto si diceva prima, un
suo quadro L’ultima assmblea federale della Banca Centrale, dove una grande serata mondana di grandi bamchieri si conclude in un suicidio collettivo.
Comunque alla fine Durrenmatt scelse alla pittura la letteratura. OLtre che romanzi e racconti scrisse anche drammi teatrali.memorabile la sua venuta in
Italia per assistere alla rappresentazione de La visita della vecchia signora allestita da Giorgio Strehler per il Piccolo Teatro di Milano . Non gli piacque
per nulla la realizzazione, troppo sacrificata a una idelogia marxista, ma disse ” anche quando Strehler sbaglia è sempre un grande teatro”.
Nella stessa occasione visitò anche Feltrinelli, lo considerò un uomo poco pratico, troppo sognatore, e che alla fine sacrificò la vita per dimostrare che
poteva fare qualsiasi cosa. Insomma un personaggio che sarebbe stato bene nella gallerie di quelli di Durrenmatt.
Era un gran chicchierone, grande appassionato di calcio, si definiva ateo ma ha sempre pensato, anche nei suoi scritti, alla religione.
GIUSEPPE PREVITI