SEMPRE NUOVI COMPITI PER GLI SCRITTORI DI GIALLI
20 Luglio 2011“L’ARTE DI SCRIVERE” E GEORGES SIMENON
20 Agosto 2011Il rapporto tra lo scrittore di romanzi gialli e il protagonista delle storie da lui create non è certamente dei più semplici. Un rapporto di amore-odio, di dipendenza, di rigetto,molti autori hanno amato i propri eroi,altri li hanno subiti se non respinti come fece Sir Arthur Conan Doyle con il suo Sherlock Holmes.
Uno dei problemi principali dei creatori di storie criminose è di stare al passo con i tempi, ma non solo questo. Ricorda Giancarlo De Cataldo in un interssante excursus su Repubblica è che “ogni creatore di crime story si è posto il problema:come fa un eroe a sconfiggere il tempo che passsa?”
Già,è un bel problema, gli autori per forza naturale invecchiano, ma i loro protagonisti?Il tempo passa per tutti ma non per i nostri eroi di carta,che debbono sempre apparire intatti alle scorie degli anni che si susseguono. E’ chiaro che più questo personaggio ha acquisito forza e indipendenza, più il problema non lo tocca: il commissario Maigret. Poirot,il commissario Montalbano e tanti altri ancora vivono di luce propria, il loro nome va quasi oltre quello di chi li ha creati,
ma certamente in generale il problema sussiste.
L’ispettore Rebus è andato in pensione,il commissario Wallander ha oroblemi di Alzheimer,di Kay Scarpetta si è persa traccia. Anche i nostri eroi invecchiano, alcuni escono di scena sostituiti da nuove leve di detectives. Ma la maggior parte resiste,pur dovendo fare i conti con gli anni che passano. Il fatt0 è che essi stessi finiscono per seguire il lungo persorso della letteratura poliziesca, sostanzialmente creata per combattere il male, indipendentemente dal periodo in cui è stato scritto.Una Miss Marple che risolve i suoi casi nella brugliera inglese sorseggiando il the, Nero Wolfe tra le sue orchidee,
Maigret pasteggiando birra e fumando la pipa, Montalbano divagando tra cibo e inquietitudini esistenziali, beh possiamo
salutarli nel nostro immaginario e anche farli rivivere come la prima volta chre li abbiamo conosciuti. Questo perchè non hanno bisogno di rinnovarsi,di cambiare, sì il tempo intorno a loro cambia, ma questo è compito del loro creatore,Maigret è immutabilmente uguale, ma non direte che il poliziotto degli anni Trenta e quello degli anni sessanta non abbiano avvertito il mutamento di epoca,lui è sempre lo stesso,ma il contorno muta con il tempo che passa.
Il conflitto tra chi rappresenta il Bene e che pratica il Male non conosce soste nè tempo, il lettore vi si immerge beato anche percè sa che la giustizia alla fine avrà partita vinta.
Cambiano certo nel tempo, Marlowe si sposa, Steve Carrell si sposa, ha figli, Sarti Antonio combatte non più ladri di polli ma terroristi o colleghi “”deviati”, insomma crescono e cambiano come cambiano i co-protagonisti e gli eventi di queste storie.
L’abilità dello scrittore sta nel tenere il passo con i mutamenti della società ma anche nel non fare appassire il suo eroe.Una parte importante in questa evoluzione, secondo De Cataldo,l’ha avuta Ed McCain e i protagonosti del suo 87°Distretto, tutti questi poliziotti ci hanno interessato e come tutori dell’ordine e per le loro vicende private,ore belle,ora brutte,come è del resto la storia della vita di ciascuno di noi. Ma intanto con McBain, ma non solo con lui in verità,si assiste alo fenomeno che il destino, la vita del detective diviene più importante della stessa sorte del caso su cui indaga.
E questi modelli del poliziotto seriale in tempi moderni hanno trovato un grosso riscontro nelle lunghe serie televisive
ormai popolarissime e proprio in virtù dei personaggi.
Nelle crimestory il lettore o lo spettatore aspetta sempre che il suo eroe trionfi, si spara, si lotta,si corre, tutti noi invecchiamo,possiamo godere anche di una splendida pensione,ma questo si concilia male con i protagonisti delle nostre letture.
Gli autori possono combattere questo invecchiamento in tante maniere, ambientando i racconti al passato, facendo magari raccontare al protagonista episodi della sua vita, addirittura farlo rivivere.
Molto dipenderà dal rapporto che ha legato autore ed eroe,un rapporto complesso, non sempre gradito dall’autore che si è sentito schiacciato dalla grande popolarità della sua creatura. Conan Doyle si riteneva un grande scrittore, non voleva passare alla storie come autore di polizieschi,e pensò bene di eliminare la sua creatura facendolo precipitare nella cascata di Reichenbch,ma mal gliene incolse, il popolo dei lettori insorse con una tale furia,che fu costrtetto a far tornare in vita
Sherlock Holmes.
Il fatto principale è che il pensionamento mal si addice ai nosti eroi, vederli invecchiare,subire degli acciacchi non lo possiamo accettare, la proiezione del nostro io in questi uomini o donne non lo accetta,li vogliamo “immobili”nel tempo,
sono nostri amici, naturalmente il primo loro amico deve essere l’autore che li ha inventati, renderli e conservarli talmente credibili negli anni è compito suo, e tutto sommato ci pare che per la massima parte ci siano riusciti.
GIUSEPPE PREVITI