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2 Luglio 2021Hugo Fischer è il miglior investigatore della Kriminalpolizei, e può anche sorprendere che lo si sia scomodato alla vigilia di Natale per andare ad Auschwitz,proprio in quei giorni, anno 1943. Dovrà scoprire chi ha assassinato Sigmund Braun, un medico tra i più stretti collaboratori di Josef Mengele,detto il “Dottor Morte”, e tristemente famoso
per i suoi esperimenti sui bambini, e in particolare sui gemelli.
Quando Fischer arriva nel tristo complesso nevica, l’atmosfera è quanto mai spettrale, lo stesso Fischer ha i suoi scheletri nell’armadio, tanto da essere diventato un morfino-
mane per alleviare i suoi dolori.
A Berlino ben poco si sa e ben poco gli è stato detto di quel che avviene ad Auschwitz, e per lui capitare in mezzo a tanti orrori non è certo l’atmosfera che pensava di trovare.
E così dovrà impegnarsi a fondo per risolvere questa brutta faccenda, ne va del suo onore e della sua carriera,e forse anche della sua vita. Molti i personaggi che animano la scena, molti medici, infermieri, gendarmi, ufficiali e sullo sfondo il popolo delle “Ombre”, un’umanità variegata, con molti comunque disposti a ribellarsi. Conosciamo Gioele
,un bambino ebreo, entrato nelle grazie di Mengele. Ed è stato proprio Gioele a trovare il cadavere del dottor Braun e a fissare tutto, immagini e sensazioni, su fogli di carta
in cui riporta tutto quanto è accaduto. E sarà una ricostruzione perfetta del delitto a cui Fisher si dovrà riferire nelle sue indagini.
Fuori nevica,, tra i singoli è una lotta continua, in una situazione sempre più drammatica, ma in tutto questo nasce una amicizia inaspettata tra il bambino e il dottore in un
assoluto contrasto con la crudezza e la violenza di quel posto.
Un libro choccante, certamente per le atmosfere che rievoca e i fatti che racconta, fatti che fanno parte della Storia con la S maiuscola.
Si parla di Auschwitz, “l’inferno in terra” dove tante creature si sono dissolte come la cenere dei loro corpi.Ma anche in questo orrore non poteva mancare la speranza di
uomini che si sono battuti per tenere viva la fiammella della stessa. E si vuole anche rispondere a quegli interrogativi che ci perseguitano da sempre.”Perchè si è potuto veri-
ficare un tale orrore,oltre tutto cinicamente ma anche scientificamente preparato ?”
Orianna Ramunno, al suo esordio di scrittrice, ci consegna con Il bambino che disegnava le ombre un romanzo ricco di sensibilità e di pietà, da leggere e meditare.
Hugo Fischer è un criminologo assai famoso, pur se il suo fisico è prostrato da una malattia che lo debilita sempre più di più, rendendolo oltre tutto schiavo della morfina.
Ma lui è anche angustiato da una sorta di “insoddisfazione morale” per non essersi mai saputo ribellare al regime che opprime il Paese. Adesso viene mandato ad Auschwitz
, è il 23 dicembre 1943, perché si vuole fare luce sull’uccisione di un ufficiale medico, un pediatra che lavorava con Mengele, l’ “angelo della morte”.
Il cadavere di Braun, apparentemente soffocato dal morso di una mela, era stato trovato da un piccolo ebreo, Gioele,intelligentissimo e bravissimo nel disegno, protetto proprio
da Mengele, che in lui vede una intelligenza fuori della norma. E certamente assai superiore a quella del fratello gemello, una tipologia questa della differenza tra fratelli gemelli
su cui il Dottor Morte studiava assai.
Gioele con i suoi disegni, era infatti un eccellente disegnatore, ha saputo ricostruire la scena del delitto, la posizione del cadavere, le macchie di sangue,la mela morsicata.
Tutto questo Fischer lo apprezza, dai disegni si fa un’idea del delitto, anche perchè la scena dello stesso era stata subito ripulita. Fischer si affeziona al bambino, che a sua volta vede in lui una specie di “salvatore”,ma nel frattempo il criminologo dovrà immergersi nel fango del campo di sterminio, una sorta di “inferno terrestre”.
Eppure ai termini di questo romanzo si puo’anche dire che la speranza può essere ancora possibile.
Un romanzo ” sofferto” e lo si scopre via via che si si immerge nella lettura, ben costruito, con tanti personaggi. Molti i volti demoniaci, molti i sospetti, infatti erano molti quelli che potevano voler la morte del dottor Braun, dalla moglie umiliata e tradita all’amante, una infermiera crudele e senza alcuna remora, dal suo sostituto che ne vuole il posto ai
colleghi invidiosi, alla pediatra ebrea di cui si è approfittato e chi ha chi lo vuole vendicare, e altri ancora.Ma in concreto è questo ruolo che sicuramente incombe su costoro,
certamente non si puo’parlare di vincitori e vinti, qui non ci sono certo vincitori!_
La Ramunno ha lavorato molto sui suoi personaggi, ma principalmente ha voluto ricorrere all’artificio della indagine poliziesca, per poter parlare sì di una singola morte ma
inserendola nel contesto di migliaia di morti da raccontare.
E magari ricordando che pur in questo clima di orrore poteva nascere una qualche speranza.
Il tutto tra l’indifferenza del popolo tedesco, che si ravvisava in tutto il paese, ma che si ripeteva pari pari nel campo di sterminio tra chi vi viveva. E si fa l’esempio delle figlie
degli ufficiali tedeschi, che quando il cielo grigio di Auschwitz era colpito da un odore dolciastro di bruciato queste bambine solevano dire “oggi grigliano la carne” con una in-
differenza assoluta.
E intanto proseguivano senza sosta le morti, anche i bambini dovevano subire tutto questo, vittime di “esperimenti”crudeli, a cui poi seguiva la morte. A capo di tutto questo
Mengele che lavorava al folle progetto della costruzione di una “razza superiore”.
Un giallo storico che ci porta quindi ai tempi dell’Olocausto nel famigerato campo di Auschwitz. Una accurata ricostruzione, una storia narrata in maniera semplice e sempre
convincente,scritta in maniera rapida e sempre “credibile”, e che sempre più avvince il lettore.
GIUSEPPE PREVITI