” L’ISPETTORE MORSE E LE MORTI DI JERICHO” DI COLIN DEXTER- SELLERIO EDITORE
28 Aprile 2015” SEI DONNE E UN LIBRO” di AUGUSTO DE ANGELIS – OSCAR MONDADORI
7 Maggio 2015Una nuova collana, I Gialli di Milano, esordisce con la prima avventura del commissario De Vincenzi, creato nel 1935 da Augusto De Angelis.
In una fredda notte milanese Giannetto Aurigi, un elegantone della società bene, appena uscito da La Scala va a trovare in Questura il suo vecchio compa
gno di collegio Carlo De Vincenzi, commissario capo della Squadra Mobile. Aurigi è molto inquieto, ma De Vincenzi non fa in tempo a chiedergli cosa lo
turbi perché deve uscire per recarsi sul luogo di un delitto. Ma il colmo è che il luogo del delitto è l’abitazione dello stesso Aurigi, dove è stato ammazzato
con un colpo di rivoltella un banchiere di pochi scrupoli a cui l’Aurigi doveva restituire una grossa somma di denaro persa in Borsa. Le deduzioni più immediate sarebbero troppo facili e certo De Vincenzi non è uomo da fermarsi alle prime apparenze.
Il romanzo Il banchiere assassinato di Augusto De Angelis segna l’esordio di un nuovo poliziotto, il commissario De Vincenzi, un uomo ancora giovane,
intelligente, sensibile, di grande cultura, accanito lettore, appassionato di psicologia, insomma, visto i tempi in cui è stato scritto, uno dei primi “Maigret
all’italiana”.
Augusto De Angelis è stato sicuramente il maggior autore di gialli italiani nel periodo del ventennio, un genere in cui lui credeva e che ha contribuito a
rendere ancora più popolare e credibile. Questa storia si svolge in una Milano coperta di nebbia, e come sfugge la visibilità nelle strade sfugge anche la
morale della città. Il romanzo predilige comunque gli interni, la casa di Giannetto Aurigi, gli uffici della Questura di Milano. Troviamo un gruppo composito di personaggi, da nobili decaduti a ragazze pronte a difendere i loro amori, dai proletari e individui senza scrupoli, forti del loro denaro. La
storia ruota intorno all’assassinio del banchiere Garlini e a un triangolo sentimentale che vede coinvolti il nobile in bolletta(ma non è il solo…)Giannetto
Aurigi, la sua fidanzata e un giovane bello ma povero di cui la ragazza si è perduramente innamorata. Si occupa delle indagini Carlo De Vincenzi, un uomo
retto e molto umano, dotato di un talento innato e di un grande acume.
De Angelis ha molti punti di riferimento, ad esempio le scene nella spoglia ambientazione della Questura fanno pensare a Simenon, mentre l’apparizione
dell’investigatore privato Harrington fa togliere all’autore più di un sassolino, a partire dalle “cellule grigie” di questo personaggio visto in maniera un po’
burlesca rispetto all’immagine consueta degli investigatori privati di quel tempo. Il tutto viene narrato puntando molto sui dialoghi, con una prosa accattivante e mai pedante al servizio di una storia molto umana e molto credibile.
Il romanzo è costruito con un impianto che richiama molto il teatro sia per come è raccontato sia per l’ambientazione. Giusto spazio viene lasciato all’indagine e alla ricostruzione poliziesca, che resta abbastanza valida, anche nelle conclusioni.
De Angelis era ostile al regime, comunque nelle ultime pagine ritroviamo Giannetto Aurigi in procinto di partire per ‘Abissinia, e la partenza dell’amico
fa commuovere De Vincenzi, ma non per l’ideale politico, ma piuttosto perché sente che sta perdendo un amico.
Un romanzo di buon livello, ben ritrovato Augusto De Angelis!