AURORA NEL BUIO – DI BARBARA BARALDI—GIUNTI
13 Luglio 2017“DALL’ALTRA PARTE” ( 26 STORIE INQUIETE) DI MORENO BURATTINI- CUT UP
21 Agosto 2017Un giovane che in un’osteria di campagna cerca chi gli racconti delle storie;un uomo ormai adulto che non ha mai dimenticato la casa dell’infanzia tra
i boschi dovuta precipotasamente abbandonare nel periodo natalizio di tanti anni prima per certe vicessitudini finanziarie della famiglia; un moribondo
che gode ad ascoltare quello che dicono i parenti attorno al letto, ma lui vuole solo “gustare ” in santa pace il momento del trapasso; Dante Alighieri che
si arrovella per trovare le parole giuste per ricordare gli infelici amori di Paolo e Francesca e di Ginevra e Lancillotto; un pensiero a Dino Campana rac-
contato quando vengono stampati i Canti Orfici; un irreprensibile funzionario di banca che diventa ricco grazie al bottino di una rapina andata a male
per i banditi; una eredità di una zia mai conosciuta che porta un giovane a scoprire la campagna toscana; un vecchio mercante che vende la felicità ai
margini del deserto; Firenze sta per cambiare con il vecchio centro che sta per essere abbattuto, ma c’è già chi lo rimpiange.
Tante storie, storie ore remote, ora fantastiche, ora attuali,,che si rincorrono lungo le pagine di questa avventura letteraria e che ti conquistano per la natu-
ralezza dei suoi personaggi.
Il bosco di streghe di Marco Vichi è composto da una serie di racconti (19 per la precisione) ora fantastici,ora drammatici, ora delicati, ora amari, ora di-
vertenti, tuttri collegati a quel che può governare l’animo umano nelle sue infinite molteplicità. E certamente vista la mutabilità di elementi e sensazioni anche
il registro narrativo vi si adegua.
Del resto basta soffermarsi sul primo racconto di questa antologia per raccogliere l’essenza della raccolta.
“Era una domenica di novembre, una domenica triste, non mi va nemmeno di ricordare come mai……”. Un uomo girovaga per i colli toscani e capita in
un piccolo borgo, poche case, entra in una piccola osteria. Resta colpito da un uomo vecchio che siede a un tavolo, il fiasco davanti, un cappello “dall’aria
metà contadina e metà risorgimentale”, occupa una sedia davanti a lui, bevono vino rosso, poi il nuovo venuto chiede al vecchio che gli racconti “ una
storia qualunque che fosse degna di essere ascoltata”.
Come non rimanere colpiti ( io direi anche estasiati), una storia con ambienti e personaggi scolpiti in maniera forte, che ci ha ricordato un ‘altra taverna,
quello di un passo in alta montagna dove si muoveva il Brigante(altro ottimo romanzo di Vichi). In quella storia il male era quindi ben individuato nel
protagonista, qui invece il narratore, un ex-boscaiolo, racconta la storia di due uomini che si assomigliano come due gocce d’acqua. Uno è ricchissimo ma
taciturno e assai scontroso, l’altro un matto, puzzolente, malmesso, ma a modo suo giudizioso come certi matti che matti non sono…..
Vichi sembra voler dire che ognuno può trovare una sua morale, lui non…assegna compiti e men che mai vuol trinciare giudizi.
Semmai si può pensare alla nostalgia delle antiche novelle e favole che i nonni raccontavano a voce ai propri nipoti . Vichi vuole, crede, spera che certe
usanze di un tempo, ormai sepolte nell’era dei cellulari e degli Ipad, si possano salvare, tramite la narrazione, e questi racconti dovrebbetro appunto
servire a questa esigenza.
Belle storie rese ancora più tali dal modulo narrativo che muta spesso, dall’osteria riparo di una notte di tempesta con il fuoco che arde, gli avventori che
bevono e la salciccia che sfrigola sulla brace, al bosco gelato, fitto di alberi e vegetazione, che il ragazzo di prima e poi l’uomo di oggi percorrono con ansia,
paura, ma anche con la speranza di ritrovare l’eterna….illusione.
Vichi racconta il passato visto o come un ricordo personale o come una rivisitazione di atmosfere, pensieri, sensazioni. Un connotato abbastasnza comune
ci sembra l’amarezza che traspare in tante pagine, perché il ricordo non può essere solo nostalgia ma è anche il rimpianto per certe cose che non si ripe-
teranno, cancellate ormai dal tempo, ma non per questo da consegnare a un oblio perpetuo.
Molti i riferimenti letterari, Dante, Cechov, Campana, con spesso storie d’amore finite tragicamente.
Nè mancano i bozzetti dedicati al mondo di oggi, ad esempio due amanti che al risveglio scoprono al risveglio ascoltando i risultati elettorali di essere di
fede politica differente e così il loro amore naufragherà tra insulti e recriminazioni.
Ultima annotazione per un’altra protagonista non tanto occulta ovvero la campagna toscana.
Ma alla fine da annotazioni a annotazioni si potrebbe dire che questa raccolta scaturisce dall’animo del suo narratore, dalle sue esperienze ,dai suoi
ricordi, dalla sua voglia di giocare con le parole, con i ricordi, con gli amori, con quella terra a cui si sente profondamente attaccato.
E tanto per dire un altro possibile titolo….. “Vicheide” !
GIUSEPPE PREVITI