Il treno della memoria – Racconti e pensieri sulla Shoah – Edizioni Atelier
28 Gennaio 2013“VOLEVO ESSERE BANKSY ” DI BRUNO IALUNA – MARCO DEL BUCCHIA EDITORE
29 Gennaio 2013Giulio Leoni è un notissimo scrittore che ha dato vita a una ciclo di gialli storici con protagonista Dante Alighieri investigatore ma è anche un appassionato studioso del Novecento. In
questa veste ha creato una serie di originalissimi thriller ambientati ai tempi del fascismo e delle Germania hitleriana mescolandovi mistery, fantastico, racconto storico e giallo d’azione.
Ultimo uscito di questa serie è Il cabaret del diavolo , ambientato ai tempi del ventennio fascista. Più che di una storia parlerei di una serie di storie, da un attentato apocalittico a un film
scritto e interpretato in maniera molto misteriosa , da una casa da gioco che sprofonda nelle acque a Venezia a una medium che vuole coinvolgere il vate D’Annunzio in una cospirazione internazionale. E ancora il movimento futurista di Marinetti al centro di un altro singolare episodio ove figurano lo stesso Marinetti, il grande Trilussa, Rasputin….
Tante incredibili vicende hanno come protagonista Cesare Marni, già ufficiale ai tempi della Grande Guerra, poi legionario fiumano, potenziale detective ma che ormai tornato alla vita privata vorrebbe fare l’architetto. Ricordiamo che Marni era già apparso in E Trentuno con la morte.
Stavolta le vicende si susseguono a ritmo sparso e al margine della credibilità, tra donne fatali e registi un po’ folli, tra wagon lits e alberghi compiacenti, tra camicie nere esaltate e assassini
per ragion di stato, tra fanatici, spie e chi ne ha più ne metta.
Otto episodi quelli costruiti da Giulio Leoni, filo conduttore questo Marni, con una serie di pennellate che ci portano ora nel giallo classico, ora nel racconto d’avventura, ora nel fantastico,
ora addirittura nella commedia dell’arte….
Storia e fantasia, realtà e invenzione, un “grande gioco” dove i tanti personaggi sono apparentemente come sembrano o ribaltando la situazione niente è come sembra….
Giulio Leoni con Il cabaret del diavolo è tornato quindi a parlare del ventennio con una cavalcata che si proietta verso una visione futurista ma anche con consolidate incur-
sioni in quell’Italia degli anni venti e trenta a mezza via tra una speranza più o meno ben riposta e un diffuso decadentismo.
Cesare Marni, uomo tutto sommato solido e concreto, si trova implicato in una serie di fatti quanto meno singolari. Il romanzo è composto da otto capitoli, uno per avvenimento, grande profusione di veggenti e di riferimenti all’oltretomba, ma naturalmente ci sono anche i personaggi che già respirano a pieni polmoni l’aria del nuovo regime. Marni tocca con mano la modernità che dovrebbe incarnare il futurismo, rappresentato con abili passaggi sul cibo, la recitazione, il travestimento. Ma operano anche spie e sicari, viene sventato u n attentato,
si progettano truffe, tedeschi, inglesi, russi scorazzano per il paese, mentre i funzionari del regime cercano di dare una visione marziale di una Italietta come sempre indifferente a
tutto.
Una casa da gioco e la sua tenutaria sono sommersi dalle acque della Laguna, si susseguono le sedute spiritiche, si fanno parlare i morti, Rasputin addirittura manda un messaggio a
Marinetti (forse voleva aderire al futurismo….), D’Annunzio in una seduta spiritica cerca il nome di chi l’ha tradito.
Insomma un insieme di fatti e di sensazioni in un Paese che si dice proteso verso la modernità, ma con tanto ciarpame a fare da freno. L’occultismo e lo spiritismo hanno un ruolo
importante nella storia di quei tempi e fa bene Leoni nelle pieghe del suo avvincente romanzo a far risaltare tutte queste cose.
Ma di Giulio Leoni vogliamo far risaltare anche la vena comica, un capitolo assai esilarante è quello riferito a una cena che riunisce piccoli gerarchi e abitanti di una piccola
cittadina laziale. C’è la descrizione di una cena a menù “futurista” con lumache, pasta scotta ai chiodi di garofano, panettone elettrico e tutto è condotto con molta ironia. Come
anche la descrizione del variétè di stampo futurista che si svolge nell’albergo romano che ospita Marni.
Leggendo questo romanzo, con il frenetico avvicendarsi di personaggi e di ambientazioni ci è venuto in mente il teatro alla Feydeau, gente che entra e che esce, gente che riveste
più ruoli, pur se poi si nota un sottile fil rouge che lega le varie situazioni. Avvengono tante cose, la carne al fuoco è tanta, l’autore è assai abile nel dare consistenza a situazioni
apparentemente inverosimili, tutto sotto la regia di quel Marni. In sostanza lui è il deus ex machina dei vari fatti, se vogliamo un investigatore più del pensiero che di azione.
In effetti risolverà ben poco da un punto di vista pratico ma sempre riuscirà a capire e a farci capire cosa effettivamente sia successo. Va pure sottolineato che erano anni difficili
pieni di trame oscure, di trattative segrete tra Stati apparentemente su fronti opposti. Merito di Il cabaret del diavolo è di scavare in un’epoca ricca di trasformazioni e sperimentazioni,
analizzandone le varie fasi, quindi ancora una volta possiamo dire che la chiave del giallo è usata per costruire l’affresco di un periodo.
Giulio Leoni per percorrere questo intervallo tra le due grandi guerre si affida all’architetto Marni, scegliendo cioè non il personaggio del classico investigatore al centro di storie gialle altrettanto classiche ma invece ricorrendo a una figura che si trova, spesso suo malgrado, al centro di storie di straordinaria follia. E questo ci porta a interessarsi via via di psicologia, spiritismo, pittura, futurismo, spionaggio, cinema e altro ancora. Ma è conseguente che si debbano affrontare questi argomenti perché sono tipici di quel mondo nuovo che si stava
manifestando nella prima parte del secolo scorso. Un mondo che la prima guerra mondiale ha già sconvolto e che ancor più verrà cambiato dalla seconda.
Protagonista assoluto delle varie storie, pur in un affresco corale di tanti personaggi ben caratterizzati. è questo Marni, un reduce di guerra che ha partecipato poi all’impresa di Fiume.
Tornato alla vita civile si sente a disagio, vorrebbe dedicarsi finalmente alla professione di architetto ma non trova lavoro, non vuole allinearsi al nuovo corso, finisce per sentirsi emarginato in una società sempre più blindata e politicizzata. La sua vita cambierà, quando casualmente, si imbatte nel ” cabaret del diavolo” dove si riuniscono i futuristi romani e tutti quanto vogliono sperimentare qualcosa di nuovo.
Una storia a tante facce, e con tante facce, lo stesso Leoni l’ha presentata anche come un ‘ “antologia” ribadendo che queste storie, al limite del credibile, possono anche
essere considerate l’una slegata dall’altra, tanti gironi infernali in cui il Marni riesce a muoversi senza scottarsi troppo….
GIUSEPPE PREVITI