” THE BUTLER- UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA” di LEE DANIELS
11 Gennaio 2014” NEBRASKA” DI ALEXANDER PAYNE
22 Gennaio 2014Cast: Fabrizio Gifuni Valeria Bruni Tedeschi Fabrizio Bentivoglio Valeria Golino Luigi Lo Cascio Matilde Gioli Guglielmo Pinelli Giovanni Anzaldo Piero Pierobon Bebo Storti
Su una cosa sembrano tutti d’accordo con questo film Paolo Virzì ha mutato le sue abituali prospettive, non più la “commedia” ma una struttura narrativa più solida e arti-
colata. Usa come base un romanzo di Stephen Amidon, Il capitale umano (conservando il titolo anche per la sua pellicola), trasportandone l’ambientazione dal Connecticut
alla Brianza), non è che il regista approdi al dramma ma affina e rende più graffiante il suo linguaggio. Ci fa vedere come è cambiata questa Italia, la collocazione regionale
ci sembra principalmente un dettaglio, il senso del film è in quel filo di ironia con cui in una maniera a volte anche crudele si vive : famiglie che si intravedono, ragazzi senza
orari, un vuoto morale accentuato da un’atmosfera fredda che è nell’anima oltre che nell’aria, e allora ecco il ….rifugio nell’alcol, nella droga, nelle autoferite per i giovani,
in sogni di impossibile grandezza per i genitori. Difronte a noi i ricchi ma anche coloro che sognano di divenirlo, i maghi della finanza che ti promettono guadagni mirabolanti
e invece ti succhiano tutto, capitale anima. E poi ci sono coloro che codificano quanto valga la tua morte, il c.d. “capitale umano”, cioè il risarcimento che spetta agli eredi
dopo il decesso.
Virzì osserva questo luogo, con gli sceneggiatori Francesco Bruni e Francesco Piccolo traspone il romanzo “americano” in romanzo “italiano”. E ne ricava un grande film
costruito come un congegno che funziona alla perfezione, un po’ commedia, un po’ thriller, certo un racconto di fatti visti e interpretati in maniere diverse. Al suo servizio
e al servizio della bontà del film un gruppo formidabile di attori. Il regista conferma la sua capacità di ottenere il meglio dagli stessi, difficile fare classificazioni, l’opera è
corale, e ognuno da il meglio di sé.
Giovanni Bernaschi è un finanziere d’assalto, grandi macchine, aereo privato, megavilla a due piani con piscina riscaldata, campo da tennis annesso. La moglie è un ex
attrice, ancora una bella donna, e poi c’è un figlio che frequenta una scuola privata, e che come regalo ha avuto un …suv. Fabrizio Gifuni interpreta il torvo speculatore
con gelida personalità, elegante nei toni ma quando occorre violento, volgare, sferzante ma anche consapevole di una via tracciata che non permette ritorni. E d’altronde
lui ha puntato sulla rovina dell’Italia, un’Italia sempre più bisognosa e che quindi deve ricorrere forzatamente a procurarsi denaro costi quel che costi.
Valeria Bruni Tedeschi è la moglie, fragile, distaccata da tutto, ma che in un ritrovato scatto di sensualità trova riscatto alla sua passività e che poi forse arriverà a capire
il mondo…
In questo singolare universo familiare piomba il Dino Ossola, uno straordinario Fabrizio Bentivoglio, immobiliarista in crisi che, sfruttando il fatto che la figlia è fidanzata
con il Bernaschi, entra alla villa, parla con i ricchi, gioca a tennis con loro.Non ha soldi ma non esita a farsi prestare dalla banca 7oo mila euro per entrare nel fondo
Bernaschi Lui ha una compagna, una psicologa, la bravissima Valeria Golino, uno dei personaggi più saggi e …normali di questa storia.
Già, la storia o meglio le storie, perché quel che è accaduto e accadrà è osservato da punti di vista diversi.
Tutto inizia quando l’Ossola accompagna la figlia alla villa Bernaschilmente entro in rapporto con il finanziere, fa un pò il buffone di corte, una recitazione improntata
al bauscia alla Nicheli, che si assoggetta a fare il buffone di corte pur di farsi accettare. Ma quasi subito le prospettive cambiano, da quest’atmosfera anche troppo ridanciana
si passerà alla costatazione che la vita non regala niente….
C’è una cena di gala alla vigilia di Natale, una festa scolastica dove avrebbe dovuto essere glorificato il Barneschi junior (Massimiliano Pinelli ), per l’esattezza il film inizia
con un fatto: un cameriere che aveva servito a quella cena sta rientrando in bicicletta quando viene travolto da un auto sulla strada della villa e per la polizia l’investitore, che
si è dato alla fuga, è il giovane Bernaschi. Lo difende però la giovane fidanzata, Serena (Matilde Gioli ) che lo scagiona difronte al commissario di polizia (Bebo Sorti).
Ma la situazione si intreccia con altri eventi e stati d’animo. Carla Barneschi è insoddisfatta della propria vita e pensa di dare un senso alla sua esistenza promuovendo
il restauro di un teatro, ovviamente con i soldi del marito, a cui cerca di far capire come sia necessario un teatro in una cittadina arida e senza valori come la loro, ma
lui la gela rispondendole ” E’ grave, amore ?”. E cercherà di trovare conforto fra le braccia di un antipatico intellettuale, il futuro direttore del teatro (Luigi Lo Cascio) con
una scena d’amore surreale dinanzi a un film di Carmelo Bene.
Ma tutto questo frana quando il marito vede squagliarsi il suo impero, niente teatro per lei, niente ascesa economica per Ossola, l’unica che si ribella è la giovane Serena
che si lega a uno strano giovane ,Luca (Giovanni Anzaldo ) e che per lui è disposta a tutto.
Una materia vasta che Virzì racconta da tre punti di vista, c’è il giallo dell’incidente, e anche questo verrà risolto, ma principalmente l’indagine riguarda un mondo di
false illusioni, di sogni irrealizzabili, di gente che riuscirà sempre a galleggiare. Feroce è anche lo scontro generazionale, nessuna pietà per i padri che non trasmettono
alcun valore, ricchi o meno, vedi Barneschi, vedi Ossola, vedi lo zio di Luca, tutta gente che ha come unico ideale il denaro infischiandosene degli altri, mogli,,figli e
anche conoscenti.
Scorre il film con le stesse scene, ma viste prima prima nell’ottica di Dino, poi della signora Bernaschi, infine di Serena. Pochi i personaggi positivi, in questo grande affresco
immaginato per l’America e portato da Virzì in Brianza, forse le donne riescono alla fin fine ad adattarsi alla vita, gli uomini vogliono troppo ma credono che sia solo una
questione di soldi, e i figli in tutto questo sono le vere vittime.
Il capital umano ci descrive questo quadro con grande forza e nessuna concessione alla retorica, vedi la patetica scena di amore tra le bella signora e il professorino, o
lo sfogo dello squallido zio di Luca che sogna di fare soldi (non importa come….)per fuggire a Formentera, Virzì ci fa capire quanto ci sia bisogno di moralità e ci lascia
anche perplessi su chi in questo gruppo di personaggi si sia poi salvato.
Il cinema italiano prima di dedicarsi ai cine-panettoni era maestro nell’arte della commedia amara, basterebbe ricordare tanti film di Alberto Sordi, di Dino Rosi, di
Mario Monicelli. Virzì e’ un grande affabulatore di un’Italia minima con personaggi minimi nella loro normalità ma ora sembra essersi accorto che questi personaggi
non meritano più il suo amore, o meglio non esistono più personaggi da amare. Arrampicatori, speculatori, nevrotici, viziati , meschinelli, tutti squallidi e uomini e
donne, questo è il panorama su cui opera il regista e chiaramente come si fanno ad amare tali individui ? Probabilmente il primo che si è posto questo quesito è lo stesso
Virzì, va detto che non è che si atteggi a moralista o a Tartufo, semplicemente ci dice che gli italiani di oggi sono questi, almeno nell’alta borghesia. E infatti i personaggi
che tratta meglio sono la psicologa, e la coppia Serena-Luca.Funziona anche questo impianto che pur vede la stessa scena ripetersi più volte confrontandone gli effetti
su un Paese che non gli piace con queste due famiglie prese a squallido modello.
Un’Italia poco raffinata e simboleggiante qualcosa che non piace. Quello che piace è sicuramente il film, tra i più interessanti e seguiti di questi ultimi periodi.
GIUSEPPE PREVITI