” L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI BLOODY MARY ” DI PATRIZIA TORSINI- JOLLYROGER
24 Febbraio 2021” LE BESTIE GIOVANI” di DAVIDE LONGO- EINAUDI- 2- 3-2O21
2 Marzo 2021Corso Bramard quando lo conosciamo è un uomo silenzioso, choccato, sofferente almeno psicologicamente, fa il professore e si sfoga scalando le montagne che sovrastano Torino. Lui ha un passato assai tragico, è stato il più giovane commissario di polizia italiano, molto dotato, ma improvvisamente tutto precipita quando la moglie e la figlio-
letta di pochi mesi vengono rapite e poi uccise da un serial killer cui stava dando la caccia. Lascia la polizia, conduce una esistenza grama, solitaria, cerca di scaricarsi compiendo
in solitaria scalate assai difficili, quasi che il precipitare potrebbe risolvere le sue angosce. Ma il serial killer- che si fa chiamare Autunnale-vuole tenerlo in vita, da anni gli manda delle lettere rinnovando il triste ricordo di quei giorni. Ma sembra quasi rimanere in piedi una sfida tra i due, Succede che proprio in una di queste lettere Corso trova una traccia che gli da voglia di lottare, e con l’aiuto del commissario Arcadipane, che è stato il suo successore, e della giovane e sfrontata Isa, una poliziotta malvista dai colleghi,
riesce a far riaprire il caso. E non sarà facile arrivare a una soluziobe.
Una segnalazione come ne capitano tante a chi si occupa di scrittori e di letture ci permette di…rientrare nel mondo di Davide Longo, ora autore Einaudi, un passato Feltrinelli.
E così prima di arrivare al suo ultimo libro, “Una rabbia semplice” abbiamo voluto ripartire da zero, ovvero con Il caso Bramard, cui era seguito “Le bestie giovani”.
Dunque, un autore seriale, con due poliziotti protagonisti, Bramard e Arcadipane, lavorano a Torino. Siamo quindi al Nord, in Piemonte, gente dura, lavoratrice, chiusa, di poche parole, subito si resta presi da quest’atmosfera, fatta più che di parole, di sguardi, allusioni, rimpianti, sacrifici, dolori.
Nel 2014 Davide Longo scrisse Il caso Bramard, una serie con protagonista un ex-commissario di polizia, Corso Bramard, che ha lasciato il servizio, lui giovane e assai considerato., dopo la tragedia che lo aveva colpito. Mentre stava dando la caccia a un serial killer, rapitore e assassino di giovani donne, questi gli rapisce la moglie e la figlio-
letta e le uccide-
Ora Bramard fa il professore, ma un certo momento trova la forza e la volontà di reagire e di dedicarsi a un caso ormai vecchio di venti anni, grazie anche all’aiuto dell’amico
Arcadipane, colui che lo ha sostituito alla guida della Mobile di Torino, e di una giovane e non tanto ben vista poliziotta, Lisa, che ricorda molto la Lisabeth della saga di Stieg
Larsson( ricordiamo che il libro è di qualche anno fa9.
Partendo da un’esile traccia, Bramard,e soci riusciranno a risalire a alcuni uomini della Torino bene, una sorta di esteti che seguono un rituale macabro sui corpi delle loro vittime. Follia certo ma anche l’obbedienza ceca e assoluta ad antiche regole che vengono dalla letteratura giapponese.
Bramard, che conduce una vita solitaria, piena di incubi e di introspezioni,non ha però smarrito il suo istinto di investigatore e farà di tutto per arrivare alla verità.
Quel che colpisce in questo romanzo è la scrittura tanto raffinata quanto densa, incisiva, senza esagerazioni capace anche di descrivere e i posti di montagna e i personaggi
che vi vivono, tutti rudi, quasi scolpiti nella pietra di quei monti che Bramard scava per sentirsi ancora vivo….
Un personaggio singolare, quest9 ex-poliziotto, ora professore, che si è quasi autoescluso dalla vita, rifugiandosi tra i monti, unica—-evasione la scuola, ma la sua è una esi-
stenza di sofferenza, anche voluta, con l’auto-punizione di sfidare quella natura impervia che lo circonda, in una sorta di autoflagellazione per non aver saputo proteggere le
creature che gli erano più care. Insomma,quasi la ricerca del sacrificio di se stesso per chiudere il suo sofferto rapporto con la vita.
Succede però che il serial killer che non solo gli ha rovinato la vita ma ha anche continuato a perseguitarlo inviandogli delle lettere ogni anno finisce per commettere un errore
fornendogli una esile traccia, che Bramard, con l’appoggio di Arcadipane e Lisa, trasformerà in un indizio che farà riaprire il caso e che Corso metterà a frutto non avendo smar-
rito le sue capacità di investigatore.
Protagonista principale quindi Corso Bramard,con i suoi incubi, i suoi dolori, i suoi sogni,i suoi ricordi, la sua incomunicabilità, ma anche con la voglia di superare tutto questo,
pur se non è facile superare tutto quanto lo circonda, partendo dalla sua stessa situazione psicologica.
Altro co-protagonista del romanzo è l’ambiente, rappresentato da una montagna dura, arcigna,grigia, dove c’è la vecchia casa dove è tornato a vivere, sorta di rifugio ma anche
di rifiuto del mondo, una sensazione affatto mitigata dai pochi contatti umani con chi cerca di allievare la sua solitudine.
Longo non dimentica comunque il lato più “poliziottesco” della vicenda, l’indagine va avanti anche grazie a una giovane poliziotta, Lisa, che va anche intesa come un omaggio alla Lisabeth di Millenium.Molte le scene notturne, Bramard scala la montagna anche di notte, incontra uomini, animali, si immedesima con la natura e con chi vi vive, pur se
a seconda dell’umore gli appare ora tutto stimolante, ora freddo e scostante.
E così lui scala le montagne inciucchendosi di fatica, solo antidoto alla sua difficoltà a vivere. Qualche volta va al bar di Cesare, ma anche qui ,pur volendogli tutti bene, l’atmosfera è sempre pesante, E colpisce infatti quest’aria sempre disperata,dolorosa che si tira dietro, quest0 è un altro merito del romanzo che mai scade però nel pate-
tico o nell’ovvio. E si nota un’altra caratteristica, quest’aria di stantio, di degradato,di vecchio, di brutto, che poi è la “cifra”dominante sui tanti personaggi.
Non banali i vari personaggi che lo circondano, alcuni, una insegnante, il padrone del bar vogliono aiutarlo, così pure l’ex collega Arcadipane, anche Lisa, via via che lo conosce,
cercherà di aiutarlo.
Un giallo d’atmosfere, di sensazioni, di psicologie, lo studio dei caratteri sembra quasi interessare più della soluzione dell’enigma, anche se l’autore non si esime certa
dall’arrivare alla soluzione finale.
GIUSEPPE PREVITI