“18MILA GIORNI-IL PITONE”DI ANDREA BAJANI
16 Marzo 2011“UN MARITO IDEALE”DI OSCAR WILDE
21 Marzo 2011Prosegue con grande successo la stagione teatrale de “Il catalogo”di Jean-Claude Carrière, in sena per la regia di Valerio Binasco e l’interpretazione di Ennio Fantastichini e Isabella Ferrari. Il catalogo lo aveva lanciato Don Giovanni, era quello delle belle da lui amate diceva Leporello nel mozartiano “Don Giovanni”.L’avvocato Jean-Jacques, scapolo, meticoloso e donnaiolo tiene anche lui un inventario delle donne conquistate, siamo già a centotrentacinque, e questo gli dà l’illusione di esistere.Ma entra nella sua vita Suzanne, una ragazza, che con una scusa si installa nel suo monolocale. Piano piano diventa lei la padrona,lui se ne innamora dopo aver vanamente tentato di disfarsene. Da una situazione sconfinante nell’assurdo si arriva alla resa dei due ,simili a due naufraghi che non vedono salvataggio.L’arrivo della ragazza è la cartina di tornasole che fa scattare l’insicurezza dell’uomo che arriva però a vedere i fallimenti della propria esistenza e a prendere decisioni che mai prima avrebbe avuto il coraggio di prendere.
L’incontro tra un uomo e una donna non è certo una novità nella narrazione, qui si incontrano uno scapolone e una ragazza apparentemente picchiatella. Chiaramente in
questi testi a due molto è affidato alla bravura dei protagonisti, in Francia,dove andò in scena nel 1968,il successo lo decretarono i due grandi interpreti,Fanny Ardant e Bernard Gireaudeau. Da noi conosce qualche allestimento in tutti questi anni, ma niente di epocale. Ora viene ripreso da uno degli uomini più interessanti della nostra scena, Valerio Binasco attratto da questo Carrière, sceneggiatore e commediografo tra i più celebri di Francia, che nel cinema ha collaborato con Bunuel e in teatro con Peter Brook. Questo Catalogo è una commedia divertente e delicata che gioca con l’impossibile e l’assurdo e sembra voglia spazzare ogni pretesa di “realtà normale”. Se
il tema centrale è l’impossibile incontro tra un uomo e una donna, in un continuo dialogare ma che non li porterà ad amarsi, rimanendo entrambi prigionieri dei loro rovelli. Personaggi fondamentalmente soli, molto distanti, solo un equivoco, solo il caso può fare incontrarli nella casa di lui. E lei in questa casa ci entra e gliela porterà via, ma sarà come se gli rubasse l’intimità. Lui ha le sue avventure ma per viverle deve vivere fuori di casa. E lei che ci è capitata per caso finirà per rubargli non solo
la casa ,ma anche l’intimità, oltretutto trovando il taccuino delle conquiste. Lui è certamente una brava persona, con la sua vita normale, e questo segreto nel celare le sue donne. Lei è difficilmente catalogabile, non vuole vivere secondo “il normale”, sembra quasi una creatura al di fuori del mondo.
Una commedia del genere gioca molto sugli attori, qui ne troviamo due magnifici, normalmente li vediamo al cinema, è una gioia trovarli sul palcoscenico.Ennio >Fantastichini ci mostra un uomo nevrotico, solitario,tutto sommato al di sopra delle sue notti avventurose.Un simpatico farabutto per le donne, un simpatico scavezzacollo per noi uomini, con quel suo catalogo,odioso per l’uso a cui serve, ma a
pensarci bene non è altro che un diario da adolescente, da sognatore dove segnare solo quello che nella vita non c’è,è fuori della normalità. Isabella Ferrari sembra una ventenne nel ruolo di Suzanne, una ragazza graziosa,un pò petulante, certo svagata.
La porta in scena con un vago accento straniero che la rende ancora più misteriosa: chi è, da dove viene, quale è il suo segreto? Entra in quella casa con i suoi abitini hippy molto datati, vi si installa, legge il catalogo,fa da mangiare, diventa per lui indispensabile. Ma in questa atmosfera da teatro dell’assurdo la Ferrari è meravigliosa in questa altalena tra l’essere la possibile amante e la possibile profittatrice.E lui ,Fantastichini,stupendo,nel mostrarsi sempre più intimidito,smarrito, prono a lei, ma anche innamorato a tal punto da proporre di chiudersi per sempre in quella stanzetta.Ma nulla accadrà, anche perchè l’amore è qualcosa di astratto, di non fissabile, e l’impossibilità di amare rende alla fine questa
commedia meno leggera di quel che sembri, c’è ben poco di leggero nella solitudine delle vite sconfitte.
GIUSEPPE PREVITI