” L’IRA FUNESTA” di PAOLO ROVERSI -RIZZOLI
26 Maggio 2014” IL PORTO DELLE NEBBIE ” DI PIERRE MAC ORLAN- ADELPHI
28 Maggio 2014Il cinema vuol dire…è un dizionario di tante voci, di tanti modi di essere e anche di tante manie del cinema, ci viene raccontato da Maurizio Porro. Questi insiene
a un altro critico, Giuseppe Turroni, aveva scritto un glossario Il cinema vuol dire….che era una sorta di glossario su certi aspetti del cinema classico in un momento
in cui stava però notandosi un grande fermento di idee innovative, basti rammentare la nascita della nouvelle vague.
Porro dice che alla fin fine si limitarono a fare una lista di luoghi comuni, e che gli è sembrato giunto il momento, in una situazione cinematografica abbastanza piatta
e monocorde, di riprendere il tema e di aggiornarlo. Oggi c’è troppa tecnica, si è dato troppo spazio alla “fiction”, si è impoverita l’ispirazione, ma comunque esiste
molto materiale per mescolare cinema e ironia, raccogliere battute, nostalgie, ricordi del mondo del cinema.
IL cinema vuol dire…lo possiamo considerare un qualcosa che va oltre il significato letterario, non ha tempi né spazi prefissati, può essere considerato una super
raccolta di ovvietà e di luoghi comuni, ma comunque è pur sempre una storia del cinema e anche il ribadire una realtà, forse effimera, ma che comunque è importan-
te nello scandire del tempo.
UN libro che attinge a ieri, parla di oggi e fa immaginare il domani. Così ci ritroviamo la parte uscita nel 1979, che parlava di cinema classico e di attori cult.Nella
seconda parte raccoglie voci scritte sul cinema e di ieri e di oggi, mentre la terza forse è la più curiosa, tanti titoli di film immaginari con i nomi di autori e attori(veri)
ma con una forte dose di verosimiglianza. Una sorta di storia del cinema inventata, un omaggio alla realtà e finzione del cinema, una concessione alle nostre passioni.
Negli anni settanta grande spazio veniva dato alla saggistica, ovviamente anche nel cinema. Uscirono due libri notevoli, Il cinema vuol dire… di Maurizio Porro e
Giuseppe Turroni, e La cineteca di Babele, degli stessi insieme a Sandro Rezoagli e Miro Silvera. Era una raccolta di film immaginari, a volte simili al vero, a volte
creati per far ridere o fare satira, una storia del per larga parte inventata. Il cinema vuol dire… era un dizionario alla Flaubert sui luoghi comuni “cinematografici”.
E a questi si aggiungevano una serie di battute altrettanto ovvie e scontate.
Era un’operazione tutt’altro che peregrina, che metteva in risalto l’uso comune dell’eccentrico, dell’eccessivo, del ridicolo, dell’esasperato. Torna adesso in libreria
grazie a Mauruzio Porro una nuova edizione di Il cinema vuol dire…, edizione aggiornata agli anni più vicini alla nostra epoca. Quindi il libro è la naturale prose-
cuzione del precedente, anche con aggiornamenti e aggiunte, e sicuramente può essere considerato come un indicatore delle tendenze cinematografiche di allore
ma anche di oggi. Allora si era voluto sfidare anche il gusto imperante, il conformismo della critica, specie di sinistra e portando alla ribalta titoli ingiustamente
dimenticati o trascurati del passato e del presente. Il guaio di quei tempi fu che poi tutto si risolse in un gusto di massa altrettanto deprecabile.
Oggi la situazione appare diversa, trash, rivalutazione di film della c.d.serie B sulla scia del grande Quentin Tarantino. Vorrà pur dire qualcosa che per molti il cinema
italiano è composto da western e gialli alla Dario Argento. Ma potremmo anche aggiungere il filone delle commedie sexy anni ‘7o con Renzo Montagnani, Carmen
Villani, la Fenueh o in tempi più vicini i ” cinepanettoni” di De Laurentis.
Porro in questo nuovo clima di assuefazione culturale , oltre tutto assai provinciale, prova nella terza parte aggiunta all’opera ad essere più graffiante, evidenziando
il clima del cinema italiano e del sottobosco televisivo, argutamente ci dice che dal cinema dei ” telefoni bianchi” siamo passati a quello dei ” telefonini bianchi”.
In conclusione esiste ancora la trasgressione al giorno d’oggi ? Sembra di no, ma Porro ha se non altro il merito oltre che di divertirci anche di confrontarci con
il nuovo gusto cinematografico, ammesso che esista…..
GIUSEPPE PREVITI