” LA TORRE D’AVORIO ” DI RONALD HARWOOD – regia di LUCA ZINGARETTI
10 Novembre 2013” VARIAZIONI ENIGMATICHE” di ERIC-EMANUEL SCHMITT
7 Marzo 2014Cast: Filippo Timi Umberto Petranca Alexandre Styker Marina Rocco Elena Lietti Lucia Mascino Roberto Laureri Matteo De Blasio Fulvio Accogli
Filippo Timi è scrittore di successo, attore di cinema e televisione in continua ascesa. Quanto al teatro sta sviluppando nel tempo un suo percorso che riguarda
la messa in scena di testi classici, rivisitati con un humour assai dissacrante. Affronta ora il Don Giovanni, un testo dove a una innegabile carica erotica, è o non
è uno dei più grandi seduttori della storia ?- si unisce anche la consapevolezza che se ognuno ha un destino tracciato ci si può arrivare assecondando i propri
istinti e le proprie voluttà. Ma non c’è scampo all’appuntamento con la morte, neppure all’umanità più godereccia, il conto va sempre pagato. Ma la vita finisce
per essere una farsa, anche il troppo amare finisce per sconfinare nella solitudine, Don Giovanni/Timi trova nel tradimento continuo l’amore assoluto, ma lui
alla fin fine passa tra le varie voglie e non si ferma mai….
Filippo Timi allestisce uno spettacolo composto da molti generi, dal dramma alla farsa, dal grottesco al cabaret, ma poi si ricorre a tanti altri mezzi, anche moderni,
dalla musica al cinema, da youtube a twitter, dal melodramma all’opera alla commedia musicale. Ne nasce uno spettacolo che è una mescolanza di vari generi, pop,
allegro, dissacrante, irriverente, ricco di doppi sensi, a volte anche troppo ridondante, insomma tanti segnali, d’altra la vita oggi è un po’ così, piena di tutto e di
niente. A questa realizzazione deve corrispondere un gruppo capace di rendere il tutto in tre ore di spettacolo, in primis un Filippo Timi che si conferma un grande
istrione, generoso, autoironico , ma a seguire un gruppo di bravissimi attori che si agitano freneticamente in un continuo susseguirsi di quadri che segnano le varie
fasi della vicenda.
Anche la scena è magnificente, si rifà a Michelangiolo,abbondano i filmati, si ricorre spesso all’espediente del microfono che segue con una lunga giraffa gli attori.
Trionf0 del kitsch nei costumi e lode agli attori che li portano con molto sprezzo del ridicolo….
Timi allestisce questo spettacolo domandosi come sarebbe oggi questo grande seduttore, considerando che oggi la seduzione non ha più niente di intellettuale ma è
fortemente improntata al richiamo sessuale. In una scenografia che, proseguendo nei paragoni, ci ricorda l’Arancia meccanica di Kubrik, noi vediamo questo eterno
seduttore alle prese con un universo femminile assai insaziabile, e anche molto aggressivo. Una considerazione affatto peregrina quella che testimonia anche il cambia-
mento nei rapporti tra uomo e donna, e naturalmente un riferimento anche alla vita che passa e alla morte che si avvicina.
Ma poi è vero amore o solo desiderio ?L’attrazione fra Don Giovanni e le sue donne spesso si scatena in uno scontro fisico, che poi non è sempre appagante, ecco allora
un uomo che si barcamena tra una conquista e l’altra, quasi dovesse agire perché il suo destino è quello…Lui si ritiene un gran signore, non vuole abbassarsi alle cose
che la vita comporta, ed ecco che sfrutta il buon Leporello. Anche se poi si intuisce che lui si è creato una maschera, un personaggio che vive al di fuori della vita normale
e non per nulla desidererebbe scambiarsi con il servo. E addirittura ricorrerà a una serenata per non perdere il suo fedele e insostituibile Leporello…
Abbastanza profondo il Don Giovanni di Timi, assai umano che disserta sulla banalità dell’esistenza, sull’assurdità di considerare tutto peccato, sulla accentuata bibotterai
della religione. Alla fine sembra che ci voglia dire che la vita è un peso, e lui per sfuggirgli si dedica alle conquiste femminili.
Si ride spesso, però certe figure, certi doppi, come Don Giovanni e Leporello o Donna Anna e Don Ottavio, danno a pensare e allora il comico è una chiave che fa intravedere
il peso dell’esistenza, la difficoltà di vivere.
Ma poiché il personaggio è pur sempre un grande amatore ecco che lo spettacolo sfocia spesso nel…pecoreccio, toccatine, strizzatine, nudi a profusioine, maschili e
femminili, battutacce, però va aggiunto che non si scade mai nel volgare.
Importanti i personaggi femminili: Zerlina (una bravissima Elena Lietti ) è l’ingenua popolana dal forte dialetto romanesco (omaggio quindi anche la teatro dialettale),
una contadina semplice e dai gusti volubili, ma meno oca di quel che appare a prima vista. E poi Marina Rocco e Lucia Mascino, in personaggi forti e ben caratterizzati.
IL senso morale di Don Giovanni è quello che è e quindi per lui quel che conta è il sapore dell’avventura, significati più profondi li lascia agli altri, anche se il
dominio assoluto di Zerlina e di Donna Elvira fanno pensare al dominio che le donne avranno nel tempo sugli uomini.
Ma altri temi vengono sfiorati, dall’omosessualità alla pedofilia, del resto Don Giovanni tenta di sedurre Zerlina che è poco più di una ragazzin a.Alla fine resta l’immagine
sì di un seduttore come il copione comanda ma fondamentalmente un pagliaccio che si è barcamenato nella vita negando anche l’evidenza pur di soddisfare il proprio
ego, e non per nulla la prima scena lo inquadra morente mentre ascolta le struggenti note del Ridi Pagliaccio.
Una tramacomica e amara insieme,una vita che finisce ma che proprio allora sembra acquisire nuova luce , insomma cessando di vivere si esiste di più, solo scomparendo
finalmente si appare…
E mentre Don Giovanni si avvia all’inferno scortato da un diavolo in uniforma nazista, resta l’impressione di un grosso spettacolo bello nell’allestimento, certamente
a volte ripetitivo, troppo lungo, originale sino a un certo punto, ricordiamoci Carmelo Bene,ma che comunque da una grossa lezione di teatro e che colpisce anche
per certe riflessioni applicabili anche alla società in cui viviamo.
GIUSEPPE PREVITI