” LA BELLA SCONOSCIUTA” DI GIANNI FARINETTI- MARSILIO
6 Marzo 2020” L’ULTIMO RESPIRO DELLA NOTTE” DI FERDINANDO PASTORI- EC(EDIZIONI CLANDESTINE)- 12-2-2020
12 Marzo 2020Uno dei fatti che hanno sconvolto l’Italia è avvenuto il 2 novembre 1975. Quella mattina venne ritrovato nella zona dell’Idroscalo di Ostia il corpo martoriato di Pier Paolo Pasolini.Un giovane praticante di “Paese Sera”, Marco Corvino, tra l’altro grande ammiratore della vittima,resta molto colpito dalla notizia, e vorrebbe pubblicare una inchiesta
sul giornale, ma lui è giovane, alle prime armi,nessuno se lo fila,. Marco è un ragazzo tenace, non si da per vinto, e così svolge una sorta di inchiesta personale e non autorizzata
dal giornale, che lo porterà a ripercorrere la vicenda, evidenziandone tutti i lati oscuri e altresì tutte le manchevolezze e le incongruenze della versione ufficiale. Verrà a contatto
con ambienti equivoci e spesso pericolosi rischiando in prima persona, incontrerà grandi personaggi del foro e del giornalismo, entrando comunque in un meccanismo dove
niente è come appare. Nuove ombre, nuovi misteri che celano “fosche verità”.
Una storia vera con una sentenza che l’ha chiusa ufficialmente, sono passati circva 45 anni, i suoi protagonisti non cui sono più, Pier Paolo fu icciso in quella lontana notte del 2
novembre 1975, il suo assassino è morto di tumore il 20luglio 2017, dopo aver fornito svariate versioni del fatto, ora dichiarandosi innocente, ora colpevole.
Pier Pasolini è stato uno dei grandi protagonisti dell’Italia anni ’70. e dei suoi segreti. Poeta,scrittore, regista cinematografico, edfitorialista assai impegnato, omosessuale.
Giuseppe Pelosi, alias Pino la Rana, andato a giudizio per l’assassinio di Pasiolini e condannato. Nessuna ha mai creduto che sia stato l’unico esecutore di quel delitto, o comunque l’unico colpevole.Ma tant’è, così fu deciso.
Un’Italia piena di lati oscuri che lo scrittore aveva cercato di dipanare, ma senza molto successo, così come ora stava provando quel giovane giornalista, Marco Corvino, che va in cerca di una verità che nessuno vuole che trapeli.
Il Giallo Pasolini di Massimo Lugli, giornalista, scrittore, come recita il sottotitolo è “IL romanzo di un delitto italiano”, quello appunto di un intellettuale scomodo e per le sue
inclinazioni sessuali e per le verità che scriveva e pubblicava sulla situazione politica e morale italiana.
Ambientato negli anni settanta, anni difficili, dove ancora si parla con orgoglio di comunismo, il giovane protagonista, di famiglia molto agiata, rivela convinto di essere un gio-
vane comunista con la tessera del partito, che all’università preferisce il praticantato a Paese sera, quotidiano dichiaratamente di sinistra. Sono momenti di grande tensione con
i giovani fascisti, e dalle pagine del libro abbiamo notizia di sconti tra le due fazioni, ma circola nell’aria un qualcosa che sembra voler sedurre la sinistra e portarla al potere.
Al centro di tutto ancora una volta Roma, una Roma cattiva, armata, feroce nelle nuove leve della malavita.Un potere politico che resta sullo sfondo, tanti ragazzi di borgata
che non hanno hanno scrupoli e sono molto violenti. Alcuni faranno carriera , ma tutti resteranno più o neo vittime di una realtà politica ormai destinata al disfacimento, ma
comunque ancora ben salda nella sua apparente normalità.
Pier Paolo Pasolini era l’alfiere di una parte del Paese certamente genuina e attorno a lui si stagliavano le figure dei ragazzi di strada, in massima parte certamente dei delinquenti ma a modo loro più reali e veri di quel mondo che li circondava nella loro vita violenta. E lui riusciva a trovare il coraggio di denunciare un mondo che superiore non era, ma non solo, lui annunciava quale era la verità, quale era la calunnia, quali erano le giuste aspettative.
Ed ecco la fortuna del giovane giornalista che crede in quello che fa, vuole raccontare la verità, ha del coraggio aumentato dall’incoscienza della gioventù, in più lui ha i suoi miti, Pasolini appunto, la Fallaci(bellissimo quel capitolo dedicato a un fugace ma significativo incontro tra loro>),la Polizia( e qui basterebbe il ritratto del capo della “Politica”alla
questura di Roma). Ma in guiro si nota troppa rabbia, troppa violenza, troppa voglia di arrivare al potere, e infatti si stringono sempre più i patti con il potere, non c’è posto per i puri di cuore.E Roma diventa sempre più preda della malavita.
L’anno 1975 sarà un anno funesto,pieno di scontri,di sangue, di polemiche, le città finiranno insanguinate.E naturalmente tra le vittime Pasolini, pur se si farà di tutto di farlo passare come una lezione a un invertito.
Passeranno alla storia come i c.d. “Anni di piombo<” con le stragi di stato, tanti capitoli studiati e ristudiati ma mai veramente capiti e meno che mai risolti. Tanti giornalisti, e ci
mettiamo naturalmente anche Nereo Lugli, si sono battuti contro questo terrore, anche perché c’era più fiducia in giro verso chi voleva a seguire anni migliori.>
Un giornalismo coraggioso, che voleva perseguire degli ideali o almeno vi sperava, questo si racconta in questa sorta di inchiesta “personale” che il coraggioso Marco cerca di portare avanti, lui che nelle pagine di questa storia è ancora un praticante e che per passare giornalista forse dovrà abdicare ai suoi sogni…>
Una bella storia se lo può essere la storia di un uomo ucciso due volte, in primis abbandonato ai suoi giustizieri e poi ucciso un’altra volta perché la verità non doveva essere rive-
lata.
Un romanzo che anche per come è raccontato, Marco si esprime in prima persona,con un linguaggio diretto, reale, che non disdegna le espressioni gerguali e che molto il collo->
quio.
Il nostro protagonista Marco Corvino è sempre al centro di tutto,noi quasi avvertiamo che è come si esprimesse per immagini,, e quindi passano dinanzi a noi la sua
vita,le sue relazioni amorose, il suo amore per lo sport, il suo candore nell’affrontare situazioni anche più grandi di lui-
Grazie a Massimo Lugli per aver affrontato una delle più brutte storie del nostro Paese, un delitto “italiano” di cui mai si conosceranno i colpevoli. Una storia “sbagliata” per un
romanzo noir ch appassiona e fa riflettere.
GIUSEPPE PREVITI
Sì