“LA FINE E’IL MIO INIZIO”di JO BAIER CON BRUNO GANZ,ELIO GERMANO
5 Aprile 2011Nel mentre il film “Il gioellino”di Andrea Molaioli sta compiendo il suo giro nelle sale cinematografiche la vicenda Parmalat è tornata prepotentemente alla ribalta della cronaca con l’assalto della finanza francese alla casa parmense, evidentemente ancora appetibile.
Questo film non è altro che la “storia”di una famiglia, di una industria, ma anche di come si diventa dei truffatori.
Ovviamente il protagonista(Remo Girone)non si chiama Calisto Tanzi ne il suo direttore finanziario(Toni Servillo)si chiama Fausto
Tonna, così come l’azienda prende il nome di Leda e il fil è stato girato a Torino e non Parma.
Andrea Molaioli costruisce una vicenda che rifugge ai colpi di scena, tutto è molto più sommesso, anche se la deriva appare inarrestabile.
La vicenda viene affontata non partendo dal processo penale o dalle nefaste conseguenze sui risparmiatori, ma piuttosto cercando di evidenziare le origini, le avvisaglie di quanto poi ha distrutto questa azienda che era considerata “un gioiellino”. Ed ecco allora che si fanno
vedere gli uffici, i vari dirigenti, le riunioni, gli incontri con le banche, ma quello che colpisce è quell’aurea che sembra pervadere l’in-
dustriale Amanzio Rastelli, intorno al quale tutti si genuflettono.
Come nella realtà nessuno si preoccupò delle conseguenze che si sarebbero abbattute sui risparmiatori, questo manca anche nel film che
invece punta su quel percorso assolutamente libero da ogni scrupolo morale che percorrono i nostri protagonisti. E così li vediamo precipitare sempre più nell’imbroglio e nella più profonda abiezione, facendo leva anche sulla facile illusione che lo Stato non può abbandonare a se stessa un’azienda di tali dimensioni.
La pellicola si fa molta forza della grande interpretazione di Girone e Servillo che entrano con una spontaneità assoluta nei panni di Tanzi e Tonna, non ricorrono a imitazioni o mascherature grottesche. Girone ha sempre un’espressione dolente, non si sa fin dove si renda conto del male che sta commettendo, però poi ha uno scatto di toni, non vuole rinunciare. Servillo ci fornisce un altro personaggio della sua galleria di “sgradevoli”, rigido nel volere andare avanti a tutti i costi, lui è “aziendalista”a tutti i costi,nessun scrupolo morale lo vessa.
Molto italiani questi caratteri, del resto è l’Italia di Tangentopoli,delle cricche, dei furbetti, e ben sta con loro la spregiudicata nipote Laura(una bravissima Sarah Felberbaum), triste simbolo delle nuove leve, laurea,master, ma nessun senso morale, disinvolta,cinica, sino a finire
a letto con il ragioniere Tonna.
Il racconto prosegue verso il suo drammatico epilogo, arresti,fughe, suicidi, nessuna forma di pietà o di interesse per chi sta perdendo tutto.Molaioli lascia eventualmente allo spettatore di tirare le conclusioni, è sembrato che volesse più fare un quadro della provincia italiana
con tutte le sue ambiguità e le sua malsanità.
GIUSEPPE PREVITI