” MASTRO TITTA E L’ACCUSA DEL SANGUE” DI NICOLA VERDE- FRATELLI FRILLI EDITORE- 14.05.20211
14 Maggio 2021“UNA GIORNATA DI NEBBIA A MILANO” di ENRICO VANZINA- HARPERCOLLINS- 19.05.2021
19 Maggio 2021Un tempo, un maragià, poco più che un adolescente, raggiunge l’Europa pieno di sogni e di curiosità come tutti i giovani di qualsiasi latitudine,. Era pieno di entusiasmo e di
aspettative, a Londra rese omaggio alla Regina Vittoria, poi venne a Firenze di cui voleva godere la bellezza. Ma purtroppo un destino crudele lo portò via in pochi giorni.
Firenze, che era ancora la capitale d’Italia, fu particolarmente accogliente e poi “aperta”nei suoi confronti, accordando alla giovane vittima un funerale “indù”. E così in una notte
veramente speciale ” L’Arno diventò Gange”. E nel luogo dove lo sfortunato principe fu arso oggi troviamo la statua dell’indiano. E parte proprio da qui l’impegno del nostro autore di ricercare il senso di una vita e di fare parlare una pietra, Tutto questo tramite un singolare viaggio tra Oriente e Occidente, lanciando anche un ponte di parole tra le due culture, ricordando poeti, esploratori, curiosi. studiosi, storici,personaggi eccentrici, ed è particolarmente significativo che ci si può sentire tutti uguali pur nelle diversità, e
che comunque ci fa apprezzare la bellezza della vita.
Paolo Ciampi ci fa sapere che aveva not S Sato per caso una figura di pietra che stava appena a lato, come un personaggio tra noi. Sì, l’Indiano delle Cascine ! Ma in effetti chi
lo conosce ? Ed ecco che, considerando che probabilmente oggi non lo conoscono in tanti, Ciampi decide di scrivere un libro, Il Maragià di Firenze, che è appunto la storia
di questo “uomo di pietra”.
La leggenda vuole che in una notte freddissima l’Arno si trasformò in Gange. Una notte in cui Firenze, allora ancora capitale del Regno d’Italia, si trasformò in fata benefica,
autorizzando, nella sua periferia più lontana, un vero e proprio funerale indù. La Nazione del giorno dopo parlò dell’abbruciamento del maragià Rajaram Chuttraputti di
Kolhapur, che essendo arrivato in Italia ,provenendo dall’Inghilterra e dall’Austria, era alloggiato al Grand Hotel di piazza Ognissanri, dove morì improvvisamente senza che
ne venissero identificati i motivi.
Paolo Ciampi resta colpito da questa storia e dalla sorte di questo giovane personaggio, finendo per trovarsi di fronte a un qualcosa di misterioso, come del resto lo si sarà chiesto ogni fiorentino capitato nel punto più estremo delle Cascine, la dove appunto sorge il monumento che ricorda il giovane principe, a cui del resto è dedicata quella zona§
“all’Indiano”.
Firenze stava per perdere il rango di capitale d’Italia. Nel settembre del 1870 c’era stata la breccia di Porta Pia e ormai stava maturando il tempo di Roma capitale.Ma proprio nel
mese di novembre capita questo singolare evento che, ammesso che ve ne fosse bisogno, rinnoverà i fasti della città in tutto il mondo.Per Ciampi scatta una sorta di premonizione, anche di ossessione per questo singolare personaggio,e per quanto concerne i legami tra Firenze e l’India. E per fare questo l’autore dovrà fare tante ricerche, non
sempre facili, dipanandosi tra studi, scritti, musiche, film, partendo dal De Gubernatis per arrivare sino a Metha.
Ma Ciampi ci tiene a dire che non vuole fare opera di nozionismo, ma semplicemente raccontare questa breve vita, attratto anche da quel senso di “risulta” che riemerge sempre dopo un crollo, un naufragio,una disgrazia.
In verità ben poco si sa e ben poco è restato del giovanissimo Rajarama, di cui ci è pervenuto qualcosa in poche pagine di un diario pubblicato da una importante casa editrice
inglese, pubblicazione ritrovata dal nostro autore. Si possono notare le frasi di meraviglia e di stupore di questo ragazzo che sta scoprendo un nuovo mondo. Frasi brevi,qualche
appunto, nomi di luoghi e persone che ha visto, tipico di chi tiene un diario di viaggio e quindi non ha tanto tempo da perdere, secondo il manuale del perfetto viaggiatore, osservare, vedere, viaggiare, informarsi e di tutto tenere memoria con brevi appunti. Del giovane maragià colpisce , oltre che la fine prematura, questo epilogo che addirittura rese possibile un rito pubblico concluso con una creamazione, tutte cose non previste dalle leggi del tempo. Ma il sindaco dell’epoca, Ubaldo Peruzzi, mostrò, così come la città
tutta, un grande rispetto verso la figura dello sfortunato giovane e della cultura e della civiltà che rappresentava, I fiorentini tutti.autorità e popolo, paretciparono alla cezimonia,
e lo si volle poi ricordare con quel monumento di pietra, con ben quattro iscrizioni in lingua diversa. Firenze “città del dialogo”, forse nasce proprio qui.
Paolo Ciampi racconta e si racconta in prima persona, del resto questo è un duplice viaggio, all’interno di due persone, quel ragazzo venuto da lontano, e all’interno di se stesso, con le sue giornate, le sue attività, le sue curiosità, e quello che all’inizio può sembrare solo una curiosità poi diventa un impegno a scoprire un altro se stesso o un altro di noi,pur appartenente a ere e costumi diversi. L’autore ci appassiona con una scrittura bella e avvincente, molti i personaggi che incrociamo, spesso appena annotati ma si sa è un
…diario di viaggio. E’ un libro storico, è un diario, è’ una ricerca, sempre più convinta, come del resto deve essere quando si scandagliano i misteri della vita.
E per noi appassionati di gialli una sorta di “cold case” con un giovane maragià tutto da scoprire….
GIUSEPPE PREVITI