” BUIO PER I BASTARDI PIZZOFALCONE” di MAURIZIO DE GIOVANNI- EINAUDI
30 Marzo 2014” VERITA’ IMPERFETTE ” – AA.VV.- ANTOLOGIA
1 Aprile 2014Tre giovani, due ragazzi e una ragazza, di estrazioni sociali assai diverse, vengono uccisi in tre zone della città, fulminati con un colpo sparato dalla stessa pistola.
Mentre i responsabili dei vari commissariati vogliono scaricare tutto sulla camorra, l’ispettore Giuseppe Loiacono è l’unico che non si ferma alle apparenze e pensa
a una soluzione differente. E’ appena stato trasferito a Napoli dalla questura di Agrigento perché un collaboratore di giustizia lo ha accusato di passare notizie alla
mafia. Nulla è stato provato, ma intanto lo hanno sbattuto a Napoli, mentre moglie e figlia sono state trasferite a Palermo, e lui ha così perso tutto, onorabilità e
famiglia, la moglie infatti lo ha lasciato e gli proibisce di parlare con la figlia.A Napoli ammuffisce su una sedia al commissariato, nessun incarico operativo.
Ma per lui sarà la bella e determinata Laura Piras, sostituto procuratore che si occupa dei tre omicidi, a volere la sua collaborazione, colpita dal suo spirito di
osservazione quando sono incontrati sulla scena del primo assassinio. E Loiacono, pur malvisto dai colleghi, saprà trovare il collegamento tra i tre omicidi. Un
dolore lancinante per una vita spezzata, un amore struggente e alimentato dai ricordi che solo nella vendetta cerca conforto…..
La storia de Il metodo del coccodrillo si svolge a Napoli, una Napoli caotica, cupa, dove tutti vanno di corsa e sembrano farsi gli affari loro. Ma un giorno…la morte
arriva sul binario tre alle otto e quattordici con sette minuti di ritardo. Questo è l’inizio della storia dove un serial killer agisce con fredda determinazione, passando
inosservato tra la folla, una morte dal volto anonimo, quasi un invisibile. I giornali ribattezzeranno il serial killer ” il Coccodrillo ” perché come questi piange quando
divora i propri figli, anche il nostro assassino lascia una lacrima sul luogo del delitto. E similmente al coccodrillo anche il misterioso omicida è una perfetta macchina
per uccidere, si apposta non facendosi notare, quando arriva la sua vittima colpisce e sparisce. Così sono morti tre giovani e la polizia brancola nel buio.
In questa Napoli lontana dagli stereotipi del sole e della pizza, una Napoli buia e fredda si fronteggiano due uomini, due solitari, entrambi però risoluti nel procedere,
il poliziotto e il killer, il bene e il male.
Maurizio De Giovanni dopo Ricciardi, il commissario che agiva nella Napoli degli anni ’30, ci presenta un nuovo personaggio, l’ispettore Loiacono, che è stato trasferi-
to nel continente dopo un sospetto non provato di collusione con la mafia, e che comunque si è vista la vita rovinata, abbandonato anche da moglie e figlia che sono
rimaste in Sicilia e malvisto dai colleghi. L’unica sua attività in servizio è giocare a scopa con il computer….Ma improvvisamente eccolo richiamato in prima linea
per catturare questo imprendibile serial killer. De Giovanni ha una scrittura senza fronzoli, che mira sempre al cuore dell’evento,non soffoca mai la storia per fare
sfoggio di stile, del resto il poliziesco per riuscire deve portare all’attenzione del lettore gli avvenimenti in unisono con il loro svolgimento.
Loiacono, a differenza del commissario Ricciradi, non ascolta i fantasmi, non ha visioni,lui è dotato di un buon intuito e lo impiega per cercare di capire i fatti.
Co-protagonista , di quella che poi sarà una serie già arrivata al terzo romanzo, è Napoli, una città che è vista in maniera diversa dal solito, una Napoli dura, dove
regnano ipocrisia e indifferenza, dove anche i giovani appaiono cinici e arrivisti.
Il romanzo si basa su due protagonisti principali, ma poi si inseriscono anche gli altri, le vittime, i genitori delle vittime, gli investigatori. E l’autore da spazio a tutti,
a volte li fa parlare in prima persona,ma è come se lo facesse sempre, ognuno infatti sembra raccontare la storia con la propria voce.
De Giovanni ha c ostruito con molta cura questo nuovo poliziotto dagli occhi stretti quasi “da cinese “, un omaggio a uno dei suoi idoli, Ed McBain con l’investigatore
Carella dell’87° distretto.
Ma Loiacono è un investigatore in disgrazia, soltanto il sostituto procuratore Laura Piras resta colpita dai suoi ragionamenti che escludono esecuzioni da parte della
camorra, e sarà lei a imporre la sua presenza nel proseguio delle indagini ufficiali che non stanno approdando a niente mentre si susseguono gli omicidi. Che poi tra
la giudice e il poliziotto possa maturare anche una simpatia personale vi rimadiamo ai prossimi capitoli…Ma tornando a noi si arriverà a un finale abbastanza oroginale
grazie alla collaborazione tra i due, ma il finale sarà amaro come lo è del resto tutto il romanzo. Questo vuole anche gettare un monito sull’importanza delle relazioni
tra genitori e figli, troppo spesso sacrificate nell’indifferenza di questa società poco attenta ai sentimenti.
De Giovanni in questa storia parla molto di figli, di amore, in particolare dell’amore di un genitore verso i propri figli. E quale può essere la reazione di un padre, di una
madre difronte alla perdita di uno di loro ?
Lo stesso Loiacono soffre perché è da mesi che non solo non vede la figlia ma non può neanche parlarle, e grande è il suo dolore. Figuriamoci gli altri genitori che troviamo
nel corso di questa storia a cui i figli sono morti, o suicidi o assassinati. Quale può essere il loro comportamento si domanda De Giovanni ?
L’abilità di De Gennaro, forte anche della sua posizione di genitore, sta nel trovare un legame tra i vari delitti, un legame apparentemente inesistente. E non interessa
tanto il collegamento ” storico” tra le tre figure, quanto il dolore, il senso di colpa che non è necessariamente il loro, ma anche la concezione di un amore talmente
forte da scatenare la furia omicida.
De Giovanni ci fa partecipare con lo scorrere dei fatti alle sensazioni che vivono i tanti personaggi. Tormentata è la figura di Loiacono che vive in una sorta di limbo,
apparentemente senza pensieri o con le loro piccole voglie le tre vittime ignare che il loro tempo sta per scadere. Tutti sembrano buoni, poi la scena cambia, irrompe
con quel treno del mattino il killer, che ci coinvolge con le sue struggenti lettere d’amore, una figura volutamente dimessa nei panni del genio del male, ma che poi
acquista un peso maggiore, anche morale,se seguiamo il suo punto di vista. E conosceremo anche i genitori delle tre vittime, anche essi con il loro dolore, ma anche
con il fardello di essere stati strumenti di un qualcosa le cui conseguenze saranno assai pesanti. E in questa prospettiva ben aveva visto Loiacono.
Il bene, il male si dice spesso che i confini sono molto labili. Per non creare malintesi diciamo che la vendetta è ” male” , tanto più che le giovani vittime personalmente
non erano certo colpevoli. Però questa vicenda sembra volerci dire che il confine tra il bene e il male è poi meno netto di quel che sembra. E questo spiega anche un
finale che non da risposte assolute, né presenta veri vincitori, troppo alto è il prezzo pagato.
GIUSEPPE PREVITI