” NON E’ TEMPO DI MORIRE ” DI LEONARDO GORI- TEA
16 Giugno 2016” UN CAMPER PER IL MORTO ” DI MARCO VANNINI- STAMPEDITORE
28 Giugno 2016Siamo in un novembre piovoso, alle prime luci dell’alba la questura di Valdenza è stata allertata da una
telefonata anonima che annuncia la presenza di un cadavere ai confini di un bosco fuori città. Tra i primi
a giungere sul posto sarà il commissario Casabona che per problemi con la moglie si è trasferito negli alloggi
della questura. Sotto un vecchio ponte è stato rinvenuto il cadavere di una giovane donna, qualcuno ha cercato
di bruciare il corpo , molti gli indizi. Troppi e troppo evidenti, qualcosa non convince il nostro poliziotto. Poco
dopo il caso sembra addirittura risolto, il possibile colpevole è ritrovato annegato nella sua auto in fondo a un
lago.
Le vittime sono una giovane entraineuse straniera, e un pornoattore abbastanza famoso nella zona. Ma la
storia riserverà altri risvolti molto più torbidi e ambigui.
Sulla scorta delle intercettazioni Casabona capisce che dietro questi fatti ci sono delle verità scomode che nes-
suno vuole vengano alla luce, e lui stesso è soggetto a molte pressioni perché chiuda il caso. Ma lui e i suoi
uomini andranna avanti sino in fondo, il che li porterà a dover mettere le mani in un vero verminaio. Il tutto
ruota intorno a un centro di assistenza per minori, dove purtroppo personaggi, anche potenti, soddisfano i
loro istinti più turpi.
Una indagine amara, un amaro che si appiccica addosso e che porta a dubitare di tutto e di tutti e da questo
clima di sospetti infamanti non ne uscirà indenne neppure il nostro commissario.
“Ho il potere di deporre la mia anima e il potere di riprenderla” è una affermazione attribuita a Nostro Signore
Gesù Cristo. E’ riportata in un breve testo composto tra il II e il IV secolo d.C. Gesù veniva identificato con la
Fenice, l’uccello mitologico che va a morire ogni 500 anni, arde completamente per poi rinascere dalle stesse
ceneri è un riferimento cristiano simbolico sul ritrovamento e la resurrezione. In sintesi la possibilità del riscatto dal peccato attraverso la catarsi e il pentimento. Un mito quello dell’araba fenice diffuso in tutte le
culture e che può anche rappresentare tutte le cadute e le rinascite che l’uomo compie nella sua vita e che
vuole superare per tornare a essere più forte di prima. Questo procedimento vede applicare a se stessi Il metodo della Fenice.
” Il metodo della Fenice” è anche il titolo che Antonio Fusco ha dato alla terza indagine del commissario Tom-
maso Casabona, una storia complicata dove due apparentemente semplici decessi, con una donna assassinata
e il suo presunto assassino finito in fondo a un lago, non lo lasciano convinto e cos’, a dispetto di tutti, prosegue
nella sua inchiesta, pur rendendosi conto che il clima di abiezione morale che produce la storia finisce per
contaminare lui stesso.
Al centro della storia c’è un sedicente Messia, che dirige una comunità per minori abbandonati, e che quando
si incontrano gli lancia uno strano messaggio: ” Il senso della verità è negli occhi di chi ci osserva, commissario
…Ma la vista si può ingannare….La verità non è mai quella che appare e non è per tutti “.
E per Casabona questa indagine diventerà anche una indagine all’interno di se steso perché possono avvenire
dei fatti che producono anche forti emozioni, ma il tutto va ricondotto a come l’uomo lo vede con i suoi occhi,
ma i nostri occhi possono anche sbagliare e il commissario, almeno per quanto riguarda la sua vita privata, ca-
pirà di aver sbagliato tutto, specie nel rapporto con la moglie Francesca e la famiglia.
Tommaso Casabona ormai è un personaggio seriale, lo abbiamo conosciuto in Ogni giorno ha il suo male quando ci rivela perché era diventato un poliziotto. Da piccolo era rimasto colpito da una scena, quella di
un delitto avvenuto in strada con la polizia che delimita con dei nastri la scena del crimine, e solo gli addetti
al caso possono superare quei limiti, gli altri devono restare al di qua . Ecco lui aveva, semplicemente scelto
di essere tra quelli che passano oltre il nastro…
Ne La Pietà dell’Acqua Casabona è in vacanza con la moglie quando deve rientrare d’urgenza per un delitto e
qui, al di là della nuova indagine, c’è la verifica di quanto sia difficile per un poliziotto avere una famiglia, con
orari irregolari, ferie di difficile fruizione, allontanamento progressivo dalla vita di coppia.
Evidenziamo questi motivi, apparentemente minori, perché sono quelli che danno più forza all’opera dello
scrittore, lui da addetto ai lavori( fa il poliziotto nella vita) sa bene elaborare le sue storie, ma è con il dilemma
tra il poliziotto e l’uomo privato che arriva a tracciare un profondo solco di umanità.
Durante un colloquio con il figlio Casabona capisce. che lui poliziotto tutto d’un pezzo, lui che sa risolvere tutti
i casi più intricati, lui che sa catturare i più pericolosi delinquenti, lui che ha saputo rimetter nella giusta direzione il figlio ribelle e tossico, lui è lo stesso che non sa più cosa fare per riallacciare il rapporto con la moglie, che addirittura ha sospettato di cose infamanti. E lo chiede al figlio che ormai è diventato un uomo.
” Devi tornare a casa. Devi parlare con lei e cercare di capire. Forse è arrivato il momento che tu riveda l’ordi-
me delle tue priorità.”
Non vogliamo togliere naturalmente al lettore il piacere di scoprire cosa accadrà, ma questo romanzo di Fusco
ci è piaciuto proprio per l’umanità che emana il personaggio. I personaggi seriali acquistano spessore e forza
proprio quando vanno oltre la dimensione dell’ “uomo di carta”, per assumere quella di ” uomo vero, reale” e
per essere tale importante che agisca in modo naturale, lo dobbiamo sentire uno di noi.
Fusco con questo terzo romanzo ha superato sicuramente la fase più difficile del suo lavoro di scrittore, cioè
la creazione di un personaggìo vero, con la sua identità e personalità, con i suoi dubbi e i suoi errori, ora il
lettore sa chi è Tommaso Casabona e lo aspetterà per nuove avventure.
Ma intanto l’aver preso coscienza che l’uomo può essere impotente rispetto alle conseguenze della comprensione delle proprie azioni ci pare un risultato notevole.
GIUSEPPE PREVITI